Il personaggio

martedì 28 Novembre, 2023

Crisi di giunta, l’allarme di Lorenzo Dellai: «Stiamo perdendo l’Autonomia»

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L'ex governatore preoccupato dallo stallo politico: «È una crisi inedita. Il Trentino viene ridotto a propaggine della politica nazionale»

Il Trentino come «propaggine» della politica nazionale, lo stato di «perenne» campagna elettorale, la distribuzione delle deleghe regolata esclusivamente «dai rapporti di potere» e, infine, la «disillusione» dei trentini. «Siamo diventati come tutte le altre Regioni italiane a statuto ordinario», così Lorenzo Dellai, già presidente della Provincia dal 1999 al 2012, commenta la crisi di giunta, tra Lega e Fratelli d’Italia. L’ex governatore margheritino è stato uno degli ideatori di Campobase, il partito che ha espresso il candidato presidente del centrosinistra alle scorse elezioni provinciali, ma ora parla da «osservatore», «al di là di ogni faziosità politica». «In linea generale — dice — sono sicuramente desolato nel vedere questa commedia, ma non sono affatto stupito».
Non è stupito?
«Era del tutto evidente la logica intorno alla quale si è composta la coalizione di centrodestra. Era evidente che c’era un collante fragile dal punto di vista progettuale e politico. C’era un collante esclusivamente elettorale. Non sono stupito, ma sono desolato, anche per la nostra Autonomia. La lotta di potere ha sempre fatto parte della politica, ma oggettivamente non si era mai arrivati a questo punto. Non mi attendo, comunque, nulla di clamoroso».
In che senso?
«Troveranno un accordo, così come è avvenuto prima delle elezioni sul candidato presidente. Il problema non è tanto che stanno litigando e hanno perso un mese di legislatura. La vera questione è che rischiamo di perdere cinque anni».
Nella trattativa sulla giunta provinciale stanno giocando un ruolo non banale i rappresentanti nazionali, in particolare di Fratelli d’Italia. Si tratta di un’ingerenza pericolosa per l’Autonomia oppure fa parte dell’ordine delle cose, è sempre stato così?
«Trento non è un’isola, vive a contatto con le dinamiche nazionali, ma eravamo abituati a rapportarci con esse come comunità autonoma, e non come propaggine della politica nazionale. La verità è che siamo diventati esattamente come tutte le altre Regioni italiane, che subiscono gli effetti di trattative, scontri, mediazioni e compromessi che riguardano lo scenario nazionale e poi a cascata si riflettono sui territori. A livello nazionale Lega e FdI stanno discutendo delle prossime campagne elettorali e ahimè anche le vicende del Trentino fanno parte di questa trattativa nazionale. Questo fatto è già molto discutibile per le Regioni ordinarie, ma diventa incomprensibile per un territorio che dovrebbe essere orgoglioso di poter esercitare l’Autonomia sul piano politico, non solo giuridico».
Cosa denota la diatriba sulla vicepresidenza?
«Che siamo in una perenne campagna elettorale. Si litiga sulla vicepresidenza, non perché quel ruolo abbia una particolare valenza dal punto di vista operativo, ma perché nel momento in cui Fugatti decidesse di candidarsi alle prossime elezioni politiche, il vicepresidente in carica svolge le funzioni di presidente e quindi si proietta alle prossime elezioni provinciali con una rendita di posizione. Abbiamo votato un mese fa e già si pensa a impostare la prossima campagna elettorale. Un altro motivo di preoccupazione arriva dalla ripartizione delle deleghe».
Perché?
«Beh, sembra che i rapporti di potere tra partiti contino di più delle logiche di un buon governo. Faccio solo un esempio, quello del comparto sociale. Se c’è un settore del quale l’Autonomia è chiamata ad avere un disegno organico e originale è quello del sociale. Come si fa a suddividere il sociale in quattro-cinque assessorati? Come si fa a fare una politica sociale organica se un assessore si occupa di disabilità, un altro di famiglia e lavoro, un altro ancora di anziani e un altro di politiche abitative. Ma c’è una cosa che mi preoccupa più di tutte».
Qual è?
«I trentini non si scandalizzano più di tutto quel che accade. Sono sempre più disillusi, scettici. C’è una situazione di mugugno, ma in fin dei conti si dà per scontato che siamo in una fase di declino. Questo è l’aspetto più drammatico. L’offerta politica condiziona al ribasso la domanda rispetto alla politica e rispetto all’Autonomia. Sì dà per scontato che non è il tempo delle visioni di lungo periodo, invece questo è il tempo delle grandi visioni».
Qual è il suo auspicio?
«Che dentro alla comunità, anche al di là delle dinamiche politiche, inizino a nascere nuove consapevolezze su questo. Non basterà il lavoro egregio che farà l’opposizione».
Inizialmente, almeno nei primi giorni, la crisi di giunta ha richiamato alla mente le dimissioni di Roberto Pinter all’inizio del suo secondo mandato. Ci sono analogie?
«No, in quel caso c’è stato un punto di vista diverso sull’attribuzione di una delega e non ci sono state crisi di rapporti personali».