L'editoriale
lunedì 30 Gennaio, 2023
di Lorenzo Ciola
La capacità di cambiare le cose, anche quelle che ci sembrano enormi e distanti, dipende da noi prima che dalle scelte altrui. A volte questa semplice verità tendiamo a nascondercela perché magari altri potrebbero essere in grado di risolvere una situazione prima di essere costretti noi stessi ad investire tempo ed energie in prima persona. Che sia per pigrizia o per sfiducia nelle proprie capacità poco cambia: spesso rinunciando a piccoli gesti si perde la possibilità di innescare un grande cambiamento. O almeno, lo “scatto” non è sempre immediato, allungando i tempi per la soluzione dei problemi. Parlando di ambiente, una dimostrazione pratica viene dall’erogazione dell’acqua, con la provincia di Trento capace di assorbire dalle reti risorse idriche come nessuna altra provincia italiana, a parte Aosta.
Gli ultimi dati resi disponibili dicono infatti che quanto ad acqua erogata il Trentino non si fa troppi riguardi nello sfruttare quanto immesso nelle reti di distribuzione comunali. Sarà perché in ogni contesto si possono ammirare fiumi, laghi, torrenti e ancora qualche (ormai raro) lembo di ghiacciaio che forse in tanti ignorano la situazione, avendo una percezione di ricchezza di risorse. La realtà dice però che da noi si registra un’erogazione di acqua pari a 341 litri pro capite ogni giorno, un numero sicuramente consistente. Aosta, appunto, arriva a 438 litri, ma non si tratta del valore da prendere ad esempio. Piuttosto, va considerato che realtà del Nord Italia come Biella e Pordenone “consumano” rispettivamente 157 e 160 litri per abitante, meno della metà di quanto erogato nella nostra provincia. Pistoia non supera invece i 146 litri pro capite. E’ vero che da noi l’utilizzo di risorse idriche consente l’attivazione di una serie di attività economiche che magari altrove non ci sono. Però è anche facile percepire come serva uno sforzo comune per preservare una ricchezza che abbiamo capito essere particolarmente importante negli ultimi anni, soprattutto quando nei mesi estivi ci siamo trovati a fare i conti con qualche difficoltà nella messa a disposizione del fabbisogno necessario all’agricoltura o, in altre occasioni, ci è stato richiesto un contributo da regioni confinanti che in questo campo hanno minore fortuna di noi.
La salvaguardia dell’acqua è qualcosa che può davvero cominciare dal comportamento dei singoli e delle famiglie e, visti questi numeri, è facile pensare che la chiusura di un rubinetto tutte le volte in cui l’acqua non è strettamente necessaria, potrebbe portare alla lunga un primo miglioramento della situazione. Nelle scuole ci sono insegnanti sensibili che spiegano ai più giovani come il lavaggio di corpo e indumenti potrebbe essere meno impattante per l’ambiente o comunque comportare un drastico contenimento degli sprechi. Allo stesso modo, anche alcuni impianti di irrigazione domestica possono essere completati con sistemi di gestione ormai a basso costo che evitano di sprecare inutilmente. Ognuno, penso, potrebbe pensare a come risparmiare almeno un litro d’acqua solo valutando le proprie azioni quotidiane prime di delegare ad altri qualunque tipo di soluzione. Dalla doccia fatta senza un getto continuo alla rinuncia a cercare l’acqua fresca tenendo aperto il rubinetto per minuti la casistica è molto varia. Il succo di tutto questo è che tutti, dai bambini agli adulti, possono contribuire a dare sollievo ad un ambiente sempre più spesso posto sotto stress dalle cattive abitudini degli uomini
E’ anche vero, comunque, che gli enti pubblici potrebbero muoversi per limitare al massimo gli sprechi. Proprio su questo giornale, due settimane fa, è stato evidenziato come il 31,9 per cento dell’acqua immessa nelle strutture di distribuzione vada dispersa a causa di una rete acquedottistica inefficiente. In questo caso, tante altre province italiane fanno molto peggio, però non si tratta di una consolazione. Soprattutto perché i semplici cittadini e le imprese hanno cominciato a capire che la scarsità di risorse idriche può diventare un costo importante sia in famiglia, sia nella gestione aziendale. Non che sia facile trovare i 600 milioni di risorse stimate necessarie per sistemare le cose, ma nel lungo periodo questa cifra rischia di essere più contenuta rispetto al reperimento di acqua aggiuntiva per altre vie. Velocizzare la riparazione delle perdite negli acquedotti e rendere efficienti i sistemi per la distribuzione dell’acqua sfruttando la tecnologia è quindi un investimento che non può essere rinviato a lungo.
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