Fauna

lunedì 6 Febbraio, 2023

Vietare la caccia con il piombo, il Parco Adamello Brenta avvia uno studio

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In esame la richiesta lanciata dagli ambientalisti

L’aquila reale intossicata dal piombo di origine venatoria e ricoverata nei giorni scorsi alla clinica veterinaria di Mezzolombardo «Animal Care» è deceduta alla fine. Nonostante le cure specifiche prestate dallo staff del veterinario Roberto Guadagnini, a causa di elevati livelli di piombo non c’è stato scampo. Il suo volo è stato interrotto per sempre come quello di quasi due milioni di uccelli, che ogni anno, in Europa — secondo una stima fornita di recente in un convegno al Muse — sono uccisi dal saturnismo, ossia dagli effetti dell’intossicazione da piombo.

«Divieto generalizzato»
La lotta degli ambientalisti e del mondo della scienza contro il piombo nei proiettili ha prodotto un primo passo: dal 15 febbraio le munizioni al piombo saranno vietate nelle zone umide di tutta Europa. Sono due invece gli ambiti di discussione in Trentino. Innanzitutto per il Piano faunistico provinciale è aperta la fase di presentazione di osservazioni da parte della società civile e degli interessati. Le associazioni ambientaliste e animaliste confidano che si arrivi a un divieto generalizzato o, quanto meno, a una drastica riduzione dell’uso del piombo. «Leggeremo con attenzione l’aggiornamento del Piano e anche su questo tema, speriamo di trovarvi elementi positivi — dice il delegato della Lipu, Sergio Merz — Meno piombo si usa, meglio sarà, per tutti, per la fauna e per la salute umana». Dal punto di vista di Ivana Sandri, presidente di Enpa, «la morte dell’aquila reale intossicata rende l’ambiente Trentino e tutti noi più poveri. La biodiversità si basa su equilibri delicati e fragili: spezzarli significa dimostrare disprezzo per la vita stessa. Sarebbe ora che i cacciatori, da amanti della natura quali sostengono di essere, decidessero per primi di mettere finalmente al bando le munizioni con il piombo».

Il Parco naturale si attiva
C’è poi la richiesta, avanzata a novembre al Parco naturale Adamello-Brenta dalla commissione biodiversità dell’ente, di vietare le munizioni al piombo nel territorio dell’area protetta trentina. «Abbiamo recepito la richiesta — dice il presidente del Parco Walter Ferrazza (per altro cacciatore, dunque conoscitore a 360 gradi della questione) — Abbiamo già attivato una parte di ricerca scientifica e un incarico professionale, per una parte di comunicazione in merito. Decideremo su base scientifica».
Il presidente dell’Associazione cacciatori trentini, Stefano Ravelli, apre alle richieste. «Personalmente uso da tempo i proiettili senza piombo, e ritengo che vi sia nel mondo venatorio una parte importante disposta a questo cambiamento. Le munizioni alternative, efficaci e con prezzo sostenibile, ormai sono disponibili sul mercato».

La petizione
Intanto sono arrivate a 28.700 le firme raccolte dalla petizione «Stop al piombo sulle Alpi. Basta rapaci intossicati!», che chiede il divieto generalizzato delle munizioni al piombo nell’arco alpino. È stata lanciata nel 2020. Fra le promotrici c’è una veterinaria, che si occupa anche di avifauna selvatica. Hanno aderito oltre 40 associazioni ambientaliste italiane e delle Alpi (fra cui Cipra Italia, Vulture conservation foundation, Legambiente, Lipu, Wwf e Bird life Svizzera), musei, centri di recupero della fauna selvatica e di ricerca scientifica, ma anche l’associazione dei produttori apistici di Sondrio.
È larga la condivisione della richiesta di fermare il «massacro inutile», come lo chiamano ambientalisti e ricercatori, perché si tratta di un effetto indesiderato della caccia, anche su specie a rischio, rare, protette. «Con il saturnismo la caccia uccide due volte — spiega Simona Danielli, portavoce della petizione, designer di professione, attivista per i rapaci per passione — A subirne le conseguenze sono specie per cui la comunità internazionale, quindi noi tutti, investe ingenti risorse per la protezione e la conservazione. Non è un controsenso? È questione di volontà politica che, per compiacere una minoranza venatoria refrattaria al cambiamento, penalizza fauna e ambiente, che sono patrimonio di tutti». Hanno aderito personalmente alla petizione anche figure importanti dell’ambientalismo «storico», come Anna Giordano e Francesco Petretti.

Il parere dell’ornitologo
L’ornitologo Enrico Bassi, esperto di rapaci, ha raccolto molti dati sui danni da saturnismo, che ha presentato in vari convegni. «Nonostante siano state analizzate oltre 300 carcasse di grandi rapaci, che forniscono evidenze inoppugnabili dell’estrema gravità del problema, soprattutto sulle Alpi e Prealpi italiane, dove si registra il 60% di rapaci contaminati da piombo di origine venatoria — spiega Bassi — molte amministrazioni pubbliche, anziché intervenire per risolvere il problema, come invece stanno tentando di fare la provincia di Sondrio e le regioni Valle d’Aosta e Piemonte, negano o minimizzano oppure aspettano che decida l’Europa al loro posto, che quest’anno metterà al voto il bando totale delle munizioni di piombo». La conclusione è amara: «Spiace constatare questa non volontà di procedere perché le amministrazioni pubbliche sanno già da diversi anni che il problema è facilmente risolvibile, con piena soddisfazione della fauna e dei cacciatori. Oltre a una mole incredibile di dati che certificano la pericolosità del piombo nei confronti di specie comuni ma anche rarissime come gli avvoltoi, il mercato da oltre 10 anni vende munizioni atossiche efficaci a prezzi comparabili per la caccia agli ungulati e si è attrezzato ormai anche per le munizioni spezzate».