Vicenda kafkiana
domenica 12 Febbraio, 2023
di Alberto Folgheraiter
Cani e Gatti. I primi a chiedere, tramite i loro conduttori, di essere utilizzati per quello che sanno fare: cercare persone sepolte da valanghe, tra le macerie o scomparse nel territorio. E le immagini del devastante terremoto di Siria e Turchia sono un urlo planetario. I secondi, depositari della burocrazia provinciale (il presidente Fu-gatti e la dirigente Gatti) a dire che no, i “volontari cinofili del soccorso”, in sigla Vocis, non hanno diritto a essere iscritti nell’elenco provinciale del volontariato di protezione civile.
Tutto va ricondotto alla legge provinciale n. 9 del 1 luglio 2011. Tra i requisiti richiesti per l’iscrizione all’apposito registro serve una dichiarazione «che attesti la partecipazione dell’organizzazione, previa attivazione delle competenti autorità (protezione civile), nei due anni antecedenti l’anno di presentazione della domanda, ad attività e interventi di protezione civile di interesse provinciale e locale».
Ma per essere chiamati a partecipare a tali interventi si deve essere iscritti al registro dei «volontari cinofili del soccorso». E se non lo sei nessuno ti chiama. Anzi, se ti azzardi a dire: ci sono, diventi un abusivo. Se non fosse una faccenda seria farebbe ridere: il classico gatto che si morde la coda.
I volontari di Vocis effettuano esercitazioni con i loro cani da catastrofe da ben 13 anni. Non chiedono denaro, non pretendono medaglie, domandano solo di poter dare una mano in caso di calamità.
Ci hanno provato con una prima richiesta di iscrizione «al servizio prevenzione rischi della PAT» in data 29 dicembre 2021. Subito respinta, il 13 gennaio 2022, per «la mancanza del requisito della previa attivazione da parte della competente autorità di protezione civile», quando, nell’emergenza Covid, i volontari di Vocis si erano prestati a svolgere servizio in diversi centri vaccinali della provincia.
Il 24 gennaio 2022, l’avvocata Maria Luisa Negri, presidente di Vocis, replica al dirigente provinciale Stefano Fait che aveva rigettato la domanda di iscrizione. Nella delibera di Giunta del 7 marzo 2014, scrive, «non è assolutamente specificato che l’autorità (chiamata ad attivare le unità cinofile) debba essere di protezione civile». Inoltre: «Da più di dieci anni la nostra associazione non ha potuto partecipare ad interventi di soccorso cinofilo nella provincia di Trento in quanto la condizione necessaria era l’iscrizione all’albo, ma l’iscrizione all’albo non era possibile in quanto Vocis non aveva potuto effettuare interventi».
In verità qualche chiamata l’hanno avuta, ma a metà strada comandanti dei Vigili del Fuoco che avevano richiesto il servizio dei volontari di Vocis erano stati indotti da qualcuno a dire: «Scusate, ci dispiace, ma non ci servite più».
Questo atteggiamento, sottolinea l’avvocata Negri, ha causato «nel corso degli anni un grave danno al territorio della nostra provincia, depauperandolo di risorse preziose, prodotto di impegno formativo durato anni e di sincero spirito di volontariato. Con ciò mettendo potenzialmente a rischio la vita dei dispersi per il ritardo che poteva scaturirne assieme ad una minore efficacia delle ricerche».
Di più e peggio, denuncia la presidente di Vocis: «Attualmente le nostre unità cinofile, operative con esame nazionale Enci/Ucis non possono partecipare come soci Vocis nemmeno agli interventi in altre regioni italiane in quanto Ucis, la nostra associazione di appartenenza a livello nazionale, non può convocarci nella colonna mobile perché Vocis non è iscritta nell’elenco provinciale delle associazioni di protezione civile».
Per tale ragione, i volontari di Vocis non possono nemmeno accedere ai corsi di formazione proposti dalla Protezione civile della Provincia autonoma di Trento.
Per cercare una soluzione, il 21 giugno 2022 il «Coordinamento unità cinofile da Soccorso», formato da tre associazioni di volontariato (Trentino Rescue Dogs, Vocis e Unità Soccorso Tecnico-sanitario trentino) aveva scritto una lettera al presidente della Provincia, Fugatti, all’ingegner Raffaele De Col, dirigente della Protezione Civile e alla dottoressa Gatti, capo di gabinetto della presidenza. Chiedevano un incontro ma la missiva è rimasta lettera morta. Il 7 novembre, altra lettera senza risposta.
Del resto, che le unità cinofile diano fastidio a qualcuno non è da oggi. Ben prima che Fugatti andasse ad occupare lo scranno di presidente della Provincia, altri titolari pro tempore della protezione civile avevano detto chiaro e tondo che la Provincia sa fare da sé senza bisogno di altri fuori dalla «Scuola provinciale cani da ricerca e catastrofe».
Giorgia Martinelli, cancelliere al Tribunale di Rovereto, è la presidente di UST, Unità di soccorso tecnico, assieme a TRD, Trentino Rescue Dogs (presidente: Tiziana Castellaz), a differenza di Vocis iscritte nella sezione C dell’apposito elenco della Protezione civile.
Perché non vi vogliono tra i piedi?
«È una domanda che ci facciamo tutti i giorni. Non rubiamo niente a nessuno, noi veniamo anche senza alcun rimborso se è quello che frena. Siamo davvero volontari nel senso puro. Forse facciamo ombra a qualcuno che di volontario ha soltanto il nome».
Ma voi non siete iscritti tra i volontari della Protezione civile?
«Paradossalmente ci chiamano fuori regione e qui in Trentino non esistiamo. E tutto questo porta i nostri associati a un generale senso di sfiducia. Qualcuno, vista inutile la nostra disponibilità, le fatiche, l’addestramento dei cani, nel corso degli anni ha abbandonato il gruppo».
L’amarezza è generalizzata. Maria Serena Tait, una delle volontarie di Vocis rileva che “Trento si propone come capitale europea del volontariato 2024 e poi chi vuole farlo per davvero non riesce nemmeno ad avere una risposta dalla Provincia alle reiterate richieste di spiegazione”.
In questa vicenda kafkiana siamo al Comma 22 formulato nel romanzo “Catch 22” di Joseph Heller: «Solo un pazzo può essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è un pazzo».