Archivio T

martedì 14 Febbraio, 2023

Don Camillo e l’affondo a San De Gasperi

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L’articolo del 1948 scritto da Guareschi contro lo statista trentino in cui contestava l’Autonomia. Oggi riecheggia con la riforma Calderoli

Era nemico giurato dei «compagni» e di De Gasperi (di cui non riconobbe l’odore di santità e con cui duellò aspramente sulla carta dei giornali e con le carte bollate dei tribunali), Giovanni Guareschi (Fontanelle di Roccabianca, Parma, 1908–Cervia 1968) mitico autore di Don Camillo. Sul Candido – arrembante settimanale dell’editore milanese Rizzoli, nato sulle ceneri di Bertoldo – l’8 febbraio 1948, in piena campagna elettorale per le prime elezioni politiche dell’Italia repubblicana, Guareschi se la prendeva anche con il De Gasperi autonomista. «Eccellenza: quando l’estate scorsa, allarmato da una cronaca del giornale Alto Adige, e dalla Sua nota affermazione di essere “un trentino prestato all’Italia per servizi di ordine generale”, io scrissi l’articolo “Come un borghese qualunque” avevo perfettamente ragione. Lei poneva le basi per giustificare la creazione di uno stato nello Stato. Ammettiamo, se Le fa piacere, la necessità di “creare un ponte fra l’Italia e l’Austria”. Non possiamo però ammettere che si debba recidere il ponte fra l’Italia e l’Italia. Guardiamo lo statuto per la regione Trento-Bolzano: questa non è autonomia, è separatismo. Sicilia, Sardegna, Aosta, Alto Adige-Trentino: già quattro repubblichette nella repubblica. E la storia è appena cominciata». Già, e se fosse arrivato fino alle autonomie provinciali del 1972, e se avesse letto dell’autonomia differenziata del Calderoli 2023, che cosa mai avrebbe scritto il Giovannino? Probabilmente, avrebbe ribadito che era tutta colpa di Sant’Alcide, «trentino prestato all’Italia». Parola di don Camillo.

Paolo Ghezzi, giornalista e scrittore, propone ogni martedì «Archivio T». Un testo corsaro che ripercorre una foto del passato cercando possibili legami con il presente