Politica

giovedì 16 Febbraio, 2023

Pd candidati segretari a confronto. Divisi sulle primarie, d’accordo sulle priorità

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Alessandro Betta e Alessandro Dal Ri sono stati protagonisti di un dibattito a Rovereto. «Salario minimo, scuola e sanità» i temi da cui ripartire

La parola d’ordine è riallacciare il filo interrotto, quel filo che la sinistra ha smarrito, facendosi superare dalla destra su temi tipicamente del Pd: lavoro e scuola soprattutto. Ieri al centro civico del Brione si sono presentati i due aspiranti alla segreteria provinciale del Pd provinciale, Alessandro Betta e Alessandro Dal Ri. È parso evidente che nello schieramento c’è un po’ di smarrimento, le schiere sono sfilacciate, manca l’unità e sono aumentati gli scontri personali. «Qui dobbiamo lavorare, dobbiamo assolutamente compattarci», ha detto Dal Ri. «Il partito e i consiglieri provinciali – gli ha fatto eco Betta – non sono due entità diverse: devono lavorare insieme».
Certo, ricostruire un partito alle porte di elezioni tanto importanti non sarà facile. Ma come vanno affrontate le prossime elezioni? Con una coalizione ampia e con un nome forte? Sulla coalizione, l’accento cade inevitabilmente sul Patt. Per Betta la partita è già persa, nel senso che vede il Patt già allineato con la destra. Dal Ri suggerisce comunque di sedersi al tavolo con il segretario autonomista Marchiori e in ogni caso, entrambi i candidati, sono convinti che i principi autonomistici si possono trovare anche altrove. Per quanto riguarda il nome da scegliere a guida della coalizione, per Betta la soluzione è quella delle primarie. «Credo sia giusto – dice – che il candidato si presenti al giudizio della coalizione». Dal ri invece non si sbilancia: il nome si fa sul tavolo della coalizione. Un identikit? Deve essere un personaggio che raccolga la stima di tutto il territorio e non solo di un centro urbano. «Andrà tutto molto male se scegliamo un personaggio di sola rappresentanza. Le primarie? Se la coalizione non troverà la persona ideale, potrebbe essere una soluzione, ma non quella prioritaria».
Altro punto forte è quello delle disuguaglianze. A partire dal lavoro: il ritorno davanti alle fabbriche, la battaglia sul salario minimo, la contrattazione sindacale. Ma anche la formazione, le scuole, la sanità: bisogna mettere a terra queste questioni, si è detto, avere il coraggio di trovare delle soluzioni e metterle in pratica. Serve un linguaggio semplice e concreto per farsi capire.
Gli interventi del pubblico hanno confermato un certo scollamento tra la base e i vertici del partito. Numerose le richieste di avere una maggiore comunicazione, maggiore presenza sul territorio, maggiore stimolo per i giovani che vogliono avvicinarsi alla politica. Uno scollamento che sta forse proprio alla base dello sbandamento del partito che non ritrova più i valori autentici e storici della sinistra. Dal pubblico è stato anche centrato il tema dei giovani e del mondo della scuola, un ambito – è stato detto – che non si può lasciare nelle mani della destra. «Il Pd – è stato detto – è lontano dalle politiche scolastiche. Bisogna anche uscire dall’autoreferenzialità della classe dirigente e dare effettive opportunità di partecipazione». In effetti, una delle principali rivendicazioni da parte degli iscritti presenti ieri sera nella sala del Brione.
«Si è sentito troppo poco questa sera – dice Corrado Corradini, tra i fondatori del Pd – la parola pace e anche la parola sinistra. Sono termini essenziali per un Pd che non ha ancora deciso esattamente da che parte stare, con i leader della sinistra che parlano di “vincere le guerre” e di stare con la Nato. Alle elezioni questi temi sono determinanti per buona parte degli elettori di sinistra. D’ora in avanti deciderò in base a queste risposte».