Mobilità green
venerdì 17 Febbraio, 2023
di Margherita Montanari
Il Trentino è ancora al primo miglio della transizione verso la mobilità elettrica. Sia per parco veicoli ibridi e «full electric» che per infrastrutture di ricarica, i numeri sono lontani dai target fissati dalla Provincia nel «Peap 2021-2030». Non bastano gli incentivi per convincere i trentini ad acquistare auto a batteria, visto che, ad oggi, quelle immatricolate sono meno di 6.000 (e costituiscono appena il 10% delle vendite delle concessionarie). Uno dei motivi è che intorno manca una rete di rifornimento capillare e capace di garantire tempi rapidi di ricarica. Roma, però, spinge in questa direzione. In Trentino, infatti, arriveranno quasi 300 colonnine di ricarica elettrica, nelle superstrade e nei centri urbani, entro il 2025, grazie a un pacchetto da 2,8 milioni sbloccato dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) che stanzia i fondi del Pnrr (Missione M2 «Rivoluzione Verde e Transizione ecologica»).
I due decreti in questione sono stati licenziati dal Mase il 12 gennaio. E a breve partirà la piattaforma a cui le società che si occupano di infrastrutture di ricarica elettrica dovranno iscriversi per aggiudicarsi i contratti per la realizzazione delle colonnine. Contributi a fondo perduto che copriranno il 40% dei costi di realizzazione delle stazioni. Una sorta di incentivo assegnato a patto che le imprese addette ai lavori si impegnino a costruire gli stalli di ricarica entro 12 mesi dall’avvio del cantiere e a garantire, per 5 anni dall’entrata in esercizio delle colonnine, l’accesso al pubblico. In Italia, alla fine del triennio, saranno complessivamente installati circa 21.255 nuovi punti di ricarica. In Trentino, sono previste 120 colonnine lungo le superstrade e 156 nei centri urbani. Stazioni di ricarica rapida (175 kW), e a ricarica lenta (90 kW). Per circa 280 stazioni punti di ricarica, la somma destinata al territorio provinciale vale 2,8 milioni, diluiti nell’arco dei tre anni. Un milione nel 2023, uno nel 2024 e un’ultima tranche da 800 mila euro nel 2025.
Prima con il Piano Provinciale per la Mobilità elettrica (Ppme) del 2017 e in seguito con il Piano Energetico Ambientale Provinciale 2021-2030 (Peap), la Provincia di Trento si è posta l’obiettivo di promuovere un sistema di mobilità sostenibile per la riduzione delle emissioni di CO2. Tra i pilastri, ha indicato proprio la diffusione della mobilità elettrica. Da sviluppare attraverso una pianificazione della localizzazione dei punti di ricarica e un’incentivazione economica per l’acquisto di veicoli elettrici. In altre parole, ha stabilito che per abbandonare i mezzi a combustione servono colonnine elettriche (e non solo a bassa potenza) e prezzi più «democratici» per i veicoli a batteria.
Al 2025, il traguardo sarebbe stato il raggiungimento di 10.710 veicoli elettrici e ibridi circolanti. Al 2030, di 54.000 veicoli. A due anni dal primo obiettivo, i numeri dell’elettrificazione appaiono ben più bassi: si è arrivati a poco più della metà del target fissato (5.479 nel 2020, verosimilmente 6.000 unità oggi) e appena a un decimo del percorso verso il traguardo, fissato agli esordi del prossimo decennio. Un tema tutt’ora aperto è quello dei costi: ancora troppo inaccessibili quelli per acquistare un’auto elettrica. Per andare incontro a cittadini e imprese trentini, l’ecobonus nazionale è stato combinato a incentivi o contributi provinciali. Dal 2018, la Provincia ha stanziato per la diffusione delle auto elettriche 6.352.854 euro. Ma le vendite non sono decollate come sperato.
«Siamo ancora lontani dall’obiettivo che ci siamo posti e da quello che sta assegnando l’Europa, pur trovandoci ai vertici delle classifiche nazionali – nota l’assessore all’ambiente Mario Tonina – Il fatto che la mobilità elettrica non sia decollata ci dice che il solo l’incentivo economico non è sufficiente, visto che, grazie agli aiuti che abbiamo predisposto, una persona in Trentino arriva ad accumulare fino a 10.000 euro di contributi all’acquisto dell’auto elettrica. Serve attivare un cambiamento nel modo di pensare dei cittadini: deve passare il messaggio che la mobilità elettrica è la direzione. E serve anche ingrandire l’infrastruttura di ricarica. Su questo, abbiamo avuto modo di ragionarne insieme alla Cooperazione e a Dolomiti Energia. La possibilità di rifornimento, e veloce, non è ancora ovunque garantita. Accelerare significa favorire i cittadini trentini, i turisti e chi si reca per lavoro sul nostro territorio».
Per la diffusione delle colonnine di ricarica, Piazza Dante ha messo a terra un finanziamento di appena 168.814 euro (dato al 2021). Ma la transizione verso una mobilità elettrica la fa soprattutto l’organizzazione dei punti di ricarica. Quella esistente si articola in stazioni di rifornimento private – tra alberghi, condomini e imprese — e pubbliche, lungo la rete stradale e autostradale, in centri urbani e parcheggi. In termini di colonnine elettriche, il Trentino non è ancora pronto a sostenere una transizione totale verso la più «green» mobilità elettrica. Nel 2030, le stime di Piazza Dante suggerirebbero la presenza di 2.513 colonnine in Trentino (707 infrastrutture di ricarica accelerata ad accesso pubblico e 238 ad accesso pubblico veloce e ultraveloce). All’ultima rilevazione disponibile, nel 2020, erano 1.047, tra spot pubblici e privati (questi ultimi sono stati stimati in 376 unità). Quelle a libero accesso sono invece 676, di cui solo 31 veloci e super veloci. Sono queste che garantiscono l’accesso alla mobilità elettrica a molti più gli utenti. E sono proprio queste che i decreti ministeriali intendono rimpolpare.
Al momento la distribuzione disomogenea sul territorio ostacola il compimento di una conversione del parco auto. Un potenziale acquirente di vettura elettrica, oggi, deve mettere in conto la possibilità di non vedersi ovunque garantito il diritto di ricaricare l’auto (e ancor di più di poterlo fare in tempi celeri). L’Unione Europea si sta muovendo per fissare al 2035 il termine ultimo per l’immatricolazione di veicoli a benzina e diesel. La strategia della Provincia, a questo punto, dovrebbe ricalibrarsi sulla base delle scadenze comunitarie. «Può essere che il 2035 sia troppo vicino, ma l’importante è essere partiti. Se acceleriamo su incentivi, investimenti in punti di ricarica (e quelli annunciati dal ministero sono già molto positivi) il Trentino può riuscire nella sfida», conclude Tonina.
il festival
di Redazione
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