Sanità

martedì 21 Febbraio, 2023

La fuga degli infermieri dal Trentino: in 200 hanno deciso di lavorare all’estero

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La presenza di infermieri in Trentino - spiega Nursing Up - è inferiore alla media delle altre nazioni, ne abbiamo 7,5 per mille abitanti, a fronte dei nove presenti mediamente nei Paesi europei, con punte di dodici in quelli più evoluti e che dovrebbero essere presi a modello
Infermieri Trentino

Da un lato i giovani infermieri che, se vedono un’opportunità all’estero, la colgono al balzo. Dall’altro la seconda fuga, interna alla sanità trentina, dagli ospedali di valle. Gli ultimi dati che arrivano dal collegio professionale degli infermiere peggiorano il quadro, già a tinte fosche della sanità trentina. Sono in duecento gli infermieri iscritti all’albo trentino che hanno scelto di lavorare all’estero. I dati sono stati resi pubblici dal sindacato Nursing Up in una data simbolica, quella del 20 febbraio, giorno dedicato agli operatori sanitari.
«Questo accade — spiega il segretario Cesare Hoffer — perché nei paesi scelti per esercitare la professione, come ad esempio Germania e Regno Unito, la figura professionale dell’infermiere è maggiormente considerata e gode di una retribuzione maggiore». Sempre Nursing Up nota come «la presenza poi di infermieri in Trentino è inferiore alla media delle altre nazioni, ne abbiamo 7,5 per mille abitanti, a fronte dei nove presenti mediamente nei Paesi europei, con punte di dodici in quelli più evoluti e che dovrebbero essere presi a modello».
L’allarme che riguarda la sanità provinciale non è, però, omogeneo: «La mancanza vera e propria — prosegue Hoffer — riguarda gli ospedali di valle. Gli infermieri che lavorano nei centri più piccoli sono solo quelli legati a quel posto magari per ragioni di nascita. Chi arriva da lontano fa di tutto per ottenere quanto prima un trasferimento, per motivi economici e sociali. Tra questi, il costo elevato della vita e l’avere un partner che non riesce a trovare lavoro: per questo motivo è importante sostenere l’intero nucleo familiare del lavoratore». L’età media degli infermieri che lavorano negli ospedali di valle supera i cinquant’anni, il che solleva il problema legato al turn over. E ospedali come quelli di Cavalese, Cles e Tione potrebbero aver una maggiore necessità di queste figure, data la scelta dei vertici di Apss di aumentare i posti letto di terapia intensiva: un singolo operatore può seguire al massimo quattro persone.
Il tema è stato affrontato anche dall’assessora alla Salute Stefania Segnana, presente ieri all’iniziativa, organizzata dai sindacati e dalle Acli, per ricordare l’impegno dei sanitari durante la pandemia di Covid: «Questa pandemia — ha detto — ha fatto capire a tutti l’importanza del mondo della sanità e di tutti i professionisti sanitari, che con la loro dedizione, professionalità e sensibilità sono stati accanto ai pazienti per non farli sentire soli, e anche alle loro famiglie, quando non potevano entrare nelle strutture». E per quanto riguarda la difficoltà nel reperire personale ha aggiunto: «Il problema c’è, ma è una sfida che dobbiamo affrontare insieme, per rendere attrattive le professioni sanitarie e far capire ai giovani la bellezza di svolgere questo lavoro. Alle istituzioni il compito di far crescere le professionalità di chi lavora nella sanità e far comprendere a tutti la loro importanza». Rilanciata la proposta di raccogliere testimonianza di quanti hanno vissuto l’emergenza in prima linea, con la regia del museo storico di Trento.