Il reportage
mercoledì 22 Febbraio, 2023
di Tommaso Di Giannantonio
Il viaggio inizia alla Torre 2. Giusto il tempo di varcare la porta d’ingresso e quella sensazione di costante emergenza si manifesta plasticamente. Vicino alle cassette delle lettere è crollata una parte del soffitto. «Da tre anni è così: non è mai stato sistemato», chiosa Beatrice Bernardi, referente della palazzina. La stessa tiene in mano un foglio: è l’elenco degli appartamenti sfitti. «Solo in questa torre ce ne sono 5». Arriva intanto un’altra inquilina, di rientro dal lavoro. Ha il volto preoccupato: «Mi hanno detto che devo pagare 1.300 euro di spese condominiali al mese da gennaio a giugno», dice Angela Maria Fernandez. «Il rischio che esploda una crisi sociale è alto», rimarcano Daniel Agostini e Francesca De Maio dell’Usb, che ci accompagnano durante la mattinata al quartiere di Madonna Bianca, tra le palazzine popolari di Itea, la società di edilizia abitativa della Provincia di Trento.
«Alloggi ristrutturati ma sfitti»
La questione della casa è stata rilanciata nei giorni scorsi dal sindaco di Trento, Franco Ianeselli: «C’è una parte della città che soffre fortemente, quando ci sono alloggi sfitti di proprietà pubblica». La risposta della presidente di Itea, Francesca Gerosa, è stata immediata: «Trento pensi a ristrutturare i propri alloggi chiusi».
Il problema è appunto quello dei circa mille appartamenti popolari vuoti, mentre fuori ci sono circa tremila persone che attendono un alloggio. «Nella Torre 2 — spiega Bernardi — ci sono 5 appartamenti sfitti: uno al terzo piano ristrutturato da 3 anni, uno al quarto, uno al sesto ristrutturato da 15 anni, uno all’undicesimo già ristrutturato e uno al tredicesimo da ristrutturare. Nella Torre 1, invece, ci sono 12 appartamenti vuoti: improvvisamente ne stanno ristrutturando 5 da una settimana». Gli alloggi sfitti si riconoscono perché i balconi sono coperti da una rete anti-piccioni.
«Spese condominiali esplose»
Chi è invece dentro gli alloggi deve fare i conti con l’incremento delle spese condominiali, collegato al caro bollette. I più colpiti sono gli inquilini che abitano nelle palazzine gestite da amministratori condominiali esterni, quindi non direttamente da Itea. È il caso della Torre 2, dove vive Angela Maria Fernandez, madre di 2 bimbi ancora minorenni. «Da gennaio a giugno dovrò pagare 1.300 euro di spese condominiali al mese. Come faccio? Pur lavorando la mia busta paga è comunque di 1.300 euro. Perché devo pagare così tanto? Non ho mica una piscina da riscaldare dentro casa». Il paradosso è evidente. «Una famiglia abita qui perché ha un reddito basso: come si può pensare che possano pagare cifre del genere? — fa notare il sindacalista Agostini — Non è tanto l’importo in sé ma è il rapporto sproporzionato tra reddito e spese che rischia di far esplodere una crisi sociale».
«Continue emergenze»
I problemi si sovrappongono entrando nelle palazzine, soprattutto nelle torri più datate. «Queste sono quelle che hanno più bisogno di manutenzione — osserva la referente degli inquilini della Torre 2 — All’ingresso è crollato il soffitto, ma è da 3 anni che attendiamo la riparazione. Il tetto è imbarcato e le cantine si allagano ogni volta che piove. Ci sono continue emergenze».
«Superbonus, la giunta si attivi»
In totale, in materia di Superbonus 110%, Itea ha deliberato interventi per la riqualificazione di 825 alloggi di sua proprietà in 71 edifici per un valore complessivo di 156 milioni, di cui 87 quota Itea. Ora «il blocco della cessione dei crediti alle società pubbliche potrebbe portare ad una brusca frenata. Per le famiglie che abitano in quegli appartamenti, ormai vecchi, per niente isolati, sarebbe una vera e propria iattura», lancia l’allarme Manuela Faggioni della segreteria Cgil e a capo del Sunia, il sindacato degli inquilini di via Muredei. «È necessario che fin da subito la giunta provinciale approfondisca la questione e sia pronta a stanziare le risorse necessarie con il prossimo assestamento di bilancio. A pagare non possono essere sempre i più poveri».