Il caso

mercoledì 22 Febbraio, 2023

Trento, una legge in Provincia per fermare l’inceneritore

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Avviato l’iter di discussione del ddl proposto da sei consiglieri di minoranza. Ma l’assessore Mario Tonina ribadisce: «Anche aumentando la differenziata, l’impianto resta necessario»

Migliorare entro il 2025 la qualità della differenziata e portare la produzione di rifiuti urbani per abitante equivalente a 350 chilogrammi l’anno. È quanto propone il disegno di legge 134 d’iniziativa dei consiglieri provinciali di minoranza Lucia Coppola (Europa verde), Paolo Zanella (Futura), Michele Dallapiccola (CasaAutonomia.eu), Alex Marini (M5s), Filippo Degasperi (Onda), Alessio Manica (Pd). Il ddl (composto da 12 articoli) è stato presentato ancora il 24 marzo 2022, ma è arrivato in Terza commissione solo ieri, proprio nel bel mezzo del dibattito provinciale sulla necessità o meno di realizzare un impianto per chiudere il ciclo dei rifiuti. E proprio contrastare l’inceneritore è l’obiettivo principale del ddl. «Questa legge – recita l’articolo 1 – promuove la strategia rifiuti zero di gestione dei rifiuti considerati risorse da riutilizzare come materie prime secondarie escludendone l’incenerimento, strutturando un sistema di raccolta che aumenti la quantità di materiale differenziabile e ottimizzi la qualità del materiale da riciclare, diminuendo contestualmente la quantità dei rifiuti prodotti».
Le proposte
In particolare, il ddl propone di portare entro il 2025 la raccolta differenziata al 90% (ora è al 78) promuovendo « l’uniformità dei metodi di raccolta dei rifiuti urbani in tutto il territorio provinciale e la gestione unica». Attualmente, infatti, un sistema omogeneo di raccolta rimane una chimera: il porta a porta non si è diffuso su tutto il territorio provinciale e il risultato si riflette nelle percentuali della raccolta differenziata (dal 64,4% dell’Alto Garda al 91% di Terre d’Adige). Per raggiungere il 90% di raccolta differenziata in tutto il Trentino, i consiglieri propongono di: promuove la raccolta porta a porta spinta; introdurre la tariffazione puntuale in tutti i Comuni; incentivare la riduzione progressiva della parte variabile della tariffa rifiuti imposta dai Comuni alle utenze domestiche e non domestiche; penalizzare le comunità il cui rifiuto indifferenziato secco è superiore al 5% della media provinciale; sostenere le attività produttive e commerciali svolte con minore impiego di imballaggi e con riutilizzo e recupero di beni superiore all’80%; installare sistemi complementari di eco-compattazione per migliorare la qualità di raccolta di imballaggi in plastica e in alluminio;
incentivare le attività di Crm e Crz; prevedere impianti di trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani mediante digestione anaerobica e di compostaggio di comunità.
Un osservatorio permanente
La legge propone inoltre di istituire un osservatorio provinciale composto da 11 membri nominati dalla Giunta, tra cui membri delle associazioni ambientaliste, associazioni di categoria, rappresentanti del settore rifiuti, della Provincia e del Consiglio delle autonomie locali. Secondo il ddl, l’osservatorio dovrebbe rimanere in carica quattro anni ed essere convocato almeno una volta l’anno, nonché tutte le volte in cui lo richiedano almeno sei dei suoi componenti.
La replica di Tonina
Pur non avendo espresso un parere sul ddl, il vicepresidente della Provincia nonché assessore all’Ambiente Mario Tonina ha ribadito la posizione della Giunta: «Siamo convinti che è importante lavorare per completare un percorso avviato fin dal 2000, che ci ha visti passare dal 15% al 78% di differenziata, per arrivare a percentuali ancora più alte. Ma, in base all’esperienza e alle ricerche di Fbk e università, non sembra ci siano le condizioni per ridurre ancora di molto il residuo. Ci sono 80 mila tonnellate che devono essere smaltite e con le discariche esaurite non c’è alternativa all’esportazione. Tredicimila vanno già a Bolzano, per le altre vanno trovate soluzioni». Tonina ha colto l’occasione anche per replicare alle proposte avanzate da 17 associazioni ambientaliste (Il T del 18 febbraio) che mirano a portare la differenziata a livelli tali da rendere inutile l’inceneritore: «Una riduzione del residuo a 15 mila tonnellate non è, secondo i calcoli fatti da Appa, realistica». «Eppure – è la replica degli ambientalisti – quel traguardo è fissato dalla stessa Appa in uno degli scenari proposti nel Rapporto ambientale dell’addendum». Il dibattito entrerà nel vivo giovedì, quando le associazioni incontreranno l’Appa proprio per confrontare gli scenari. Il vicepresidente Tonina non sembra però incline a cambiare idea: «Se non verrà realizzato l’inceneritore – ha ribadito in Terza commissione – l’unica via d’uscita è l’esportazione di 80 mila tonnellate di rifiuti con forti costi economici e ambientali. Voglio sottolineare che i miglioramenti tecnologici hanno permesso di ridurre al massimo, rispetto al passato, le emissioni di un inceneritore. La decisione sul tipo di impianto non è stata ancora presa, ma voglio assicurare che la scelta metterà al primo posto la sicurezza e la salute dei cittadini».