Al voto
giovedì 23 Febbraio, 2023
di Donatello Baldo
È una lunga storia quella delle primarie del Partito democratico. Anche in Trentino. Dopo quelle con oltre 4 milioni di votanti del 2005, quando Romano Prodi veniva incoronato leader della coalizione, furono quelle del 2007 a dare il via alla scelta del segretario attraverso il suffragio popolare di iscritti e non iscritti. Vinse Veltroni.
In Trentino, il primo segretario eletto con le primarie è stato Alberto Pacher: raccolse il 71,2% dei voti, contro Mattia Civico che si fermò al 38,8%. Ai gazebo allestiti sul territorio si riversarono quasi 13 mila elettori, il record per quanto riguarda i congressi locali slegati dal nazionale. Quello successivo aumentò l’affluenza, a quasi 20 mila elettori, ma era quello che nel 2009 incoronava Bersani e che contemporaneamente poneva al vertice del Pd trentino Michele Nicoletti. (Nel mezzo ci fu però la segreteria di Maurizio Agostini, che venne eletto come «traghettatore» dall’assemblea, quando la corrente di Gianni Kessler chiese a Pacher di dimettersi per l’incarico di vicepresidente della Provincia).
Tornando alla lunga serie di primarie, e dell’affluenza dei votanti, nel 2012 ci furono quelle per la scelta del premier: vinse Bersani, e in Trentino si recarono alle urne in 18 mila. E nel 2013 il congresso nazionale, il primo dell’«era Renzi», che lo vinse portando a votare 21 mila trentini: record assoluto. E l’anno dopo, slegato da quello nazionale, il congresso locale: dopo la reggenza di Italo Gilmozzi (dovette lasciare anche Nicoletti perché eletto deputato) fu la volta della segreteria di Giulia Robol, che si alleò con Vanni Scalfi per scalzare la più votata, Elisa Filippi. Al voto, in quella occasione, 7.717 elettori trentini. Eletta a marzo, Robol durò fino a luglio dell’anno successivo, costretta a dimettersi perché candidata a sindaco a Rovereto contro il collega di partito Andrea Miorandi. Interregno di Sergio Barbacovi, e congresso nel 2016: vinse Italo Gilmozzi contro Elisabetta Bozzarelli, con un’affluenza di solo 4.494 votanti. Il record negativo.
Eccoci alle ultime due «chiamate ai gazebo», nel 2017 per il congresso nazionale che incorona nuovamente Matteo Renzi — in Trentino porta a votare 10.245 elettori alle primarie — e nel 2019, dopo le dimissioni di Gilmozzi e la segreteria di transizione di Giuliano Muzio che dovrà gestire il dramma delle elezioni del 2018, il congresso locale e nazionale che incorona a Trento Lucia Maestri e a Roma Nicola Zingaretti. E sono 10.189 i votanti.
La domanda che si fanno ora i vertici del Pd è la seguente: «Quanti elettori arriveranno questa volta?». Il primo ad azzardare una previsione è Luca Zeni, coordinatore del comitato Bonaccini: «Si calcola che a livello nazionale la flessione sia del 30%», di un milione e mezzo di elettori delle ultime primarie. «Sul Trentino, quindi, potremmo dirci soddisfatti se raggiungessimo i 7.000 votanti». Dello stesso parere il candidato alla segreteria Alessandro Dal Ri: «Vedo un calo di partecipazione rispetto agli anni scorsi, e a livello nazionale c’è chi pensa si possa anche arrivare a meno di un milione di votanti». Ma in Trentino? «Se si tenessero i 10 mila elettori sarebbe il massimo, ma anch’io credo che l’obiettivo realistico possa essere quello dei 7.000».
Di diverso avviso la coordinatrice dei comitati Schlein, Caterina Moser: «Io ho visto invece un aumento della partecipazione, che secondo me proviene tutta da elettori che guardano con interesse alla candidatura di Elly Schlein». E così lo sfidante di Dal Ri al congresso locale, Alessandro Betta: «Settemila elettori? Un buon obiettivo, ma in ogni caso quando le persone vanno a votare è sempre un buon segnale in un periodo di astensionismo. Io — ammette — ho visto in queste settimane un grande entusiasmo, che spero si traduca in un voto».