politica estera
sabato 25 Febbraio, 2023
di Redazione
A un anno esatto dall’invasione russa dell’Ucraina l’attesa proposta della Cina per la pace è stata resa pubblica. Il documento, diffuso dal ministero degli Esteri cinese dopo la visita dell’inviato di Pechino Wang Yi a Vladimir Putin, contiene 12 punti e chiede un “cessate il fuoco”, colloqui di pace e la fine delle sanzioni contro la Russia. «Il dialogo e i negoziati sono l’unica soluzione possibile alla crisi ucraina», si legge nella proposta, che non offre dettagli sulla forma che dovrebbero assumere i colloqui, ma afferma che «la Cina continuerà a svolgere un ruolo costruttivo in questo senso». Altri punti chiedono protezione per i prigionieri di guerra, la cessazione degli attacchi ai civili, senza approfondire, di mantenere sicure le centrali nucleari e facilitare le esportazioni di grano. Il documento non contiene però una richiesta di ritiro dei russi, precondizione posta da Kiev. Le prime reazioni non fanno pensare a una svolta. «Qualsiasi “piano” che preveda solo un cessate il fuoco e, di conseguenza, una nuova linea di delimitazione e la continua occupazione del territorio di ucraino, non riguarda la pace, ma il congelamento della guerra, la sconfitta dell’Ucraina, le prossime fasi del genocidio di russo. La posizione dell’Ucraina è nota – il ritiro delle truppe russe ai confini del 1991», ha rimarcato Mykhailo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino ha poi smorzato i toni e annunciato di avere intenzione di incontrare l’omologo Xi Jinping, perchè «andrà a vantaggio dei nostri Paesi e della sicurezza nel mondo». La Cina «ha espresso la propria opinione. Ora vediamo dove portano concretamente questi passi», ha sottolineato, «l’integrità territoriale corrisponde ai nostri piani, e così la sicurezza nucleare. Su altre cose non siamo d’accordo, ma è un passo avanti». Molti dei 12 punti sono generici e senza proposte specifiche: per esempio, senza menzionare la Russia né l’Ucraina, si afferma che va sostenuta la sovranità di tutti i Paesi, ma non viene precisato cosa questo comporti per l’Ucraina e per i territori che le sono stati sottratti da quando la Russia ha annesso la Crimea nel 2014. Inoltre nel documento la Cina attribuisce la responsabilità delle sanzioni a quelli che definisce altri «Paesi rilevanti» e afferma che «dovrebbero smettere di abusare delle sanzioni unilaterali» e «fare la loro parte nella de-escalation della crisi ucraina». La reazione della Nato non si è fatta attendere. «La Cina non ha molta credibilità perché non è stata in grado di condannare l’invasione illegale dell’Ucraina», è stato il commento del segretario generale, Jens Stoltenberg, da Tallinn in compagnia di Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione Ue ha evidenziato che quello cinese «non è un piano di pace, ma sono principi», e che questi vanno visti «su uno sfondo specifico, ovvero il contesto in cui la Cina si è schierata firmando, ad esempio, un’amicizia illimitata» con la Russia subito prima dell’invasione russa in Ucraina.