Le indagini
giovedì 2 Marzo, 2023
di Benedetta Centin
Stava correndo a prendere la figlia tredicenne Massimo Beretta. Sapeva che la sua adorata bimba stava terminando la lezione di danza alla scuola, in città, e non poteva permettersi di farla aspettare. Che l’artigiano di Vigo Meano stesse procedendo a velocità sostenuta in quel tratto di via Bolzano che porta a Trento lo hanno riscontrato gli agenti di polizia locale di Trento che hanno effettuato i rilievi e che, su delega della Procura, stanno cercando di stabilire le esatte dinamiche del terribile schianto avvenuto martedì sera prima delle 21. Quando – è la ricostruzione fatta finora – la piccola utilitaria della vittima, una Fiat 600, che procedeva da Gardolo verso Trento, ha tamponato una Renault Twingo che stava sorpassando una Volkswagen Polo che si era appena immessa su via Bolzano dalla laterale via Noce. Un urto che, secondo quanto è stato possibile verificare al momento, avrebbe portato la 600 a finire contro il cordolo in cemento e a fare un mezzo giro su se stessa, impennandosi e arrestandosi in posizione perpendicolare rispetto alla carreggiata. Con il povero conducente – che non era assicurato alle cinture secondo i primi accertamenti – che è stato sbalzato all’esterno dell’abitacolo ed è finito sull’asfalto. Tra la sua auto, completamente devastata, e lo spartitraffico. Già privo di vita secondo i primi soccorritori, ucciso dagli importati traumi. Deceduto sul colpo. Ma questo dovrà accertarlo, o meglio eventualmente confermarlo, l’autopsia su Beretta che verrà eseguita sabato dalla dottoressa Federica Bortolotti. A disporre l’esame sul corpo il pubblico ministero di turno, Patrizia Foiera, che ha aperto un’inchiesta, iscrivendo sul registrato degli indagati gli altri due automobilisti coinvolti (che hanno avuto a loro volta un contatto laterale con le rispettive vetture). Si tratta di una ragazza di 21 anni residente nella stessa via, che era alla guida della Renault Twingo e che è rimasta sotto choc (ad assisterla l’avvocato Alesssandro Meregalli) e di un 59enne di Trento (difeso dall’avvocato Humera Khan), che due sera fa era alla guida di una Polo ed è finito al pronto soccorso per accertamenti, anche lui sconvolto. Ipotizzato per entrambi il reato di omicidio stradale in concorso. Un atto dovuto, quello dell’iscrizione sul registro degli indagati, per permettere loro di partecipare a tutti gli atti irripetibili. A partire appunto dall’autopsia. Ma a stretto giro la Procura potrebbe anche disporre una perizia cinematica, per dare un senso a quanto accaduto, per ricostruire tutte le sequenze del maledetto schianto, accertando anche le rispettive responsabilità.
Le indagini della polizia locale intanto stanno procedendo e quanto prima gli agenti del comandante Luca Sattin e del suo vice Alberto Adami faranno avere una dettagliata relazione sul tavolo del pubblico ministero di turno. Ci sono comunque ancora degli aspetti da vagliare per avere certezza di quanto successo in quel tratto di strada che collega la zona nord del capoluogo con Gardolo, a pochi metri da un semaforo. Gli agenti possono contare sulle testimonianze di alcuni cittadini e della pattuglia di finanzieri che per prima ha soccorso la vittima (senza però riuscire a far nulla per lei), e pure sulle immagini delle telecamere. Al momento su quelle dell’impianto di videosorveglianza comunale, che però ha registrato le drammatiche sequenze non a distanza ravvicinata. Elementi utili potrebbero comunque emergere anche dai video girati dagli occhi elettronici installati dai vicini negozi e attività. Immagini che verranno passate al setaccio dagli agenti nelle prossime ore.
E poi ci sono appunto i testimoni. «Ero affacciata alla finestra del bagno di casa, che guarda via Bolzano, quando ho visto la 600 volare e roteare e il conducente volare oltre il vetro. E’ stato terribile» ha raccontato una ragazza che martedì sera ha immediatamente chiamato il 112 per attivare i soccorsi e che è poi scesa in strada, dove sono convogliati poco dopo gli operatori. Proprio nel momento dello schianto una pattuglia della guardia di finanza era in transito lungo il rettilineo. Ma nel senso di marcia opposto. I militari hanno avvertito un botto e dallo specchietto retrovisore hanno visto «letteralmente l’auto atterrare». La corsa per aiutare il conducente però è valsa a poco. I gravi traumi non hanno dato chance di sopravvivenza a Beretta. La scena che aspettava pompieri, ambulanze e polizia locale era aberrante. La piccola vettura era incredibilmente squassata. La parte anteriore devastata. Il parabrezza completamente crepato. Nel bagagliaio il cane della vittima. L’adorato e fedele compagno dell’uomo. L’animale, dal manto bianco e nero, è rimasto a lungo, tremante, spaventato e ferito sul muso, in quel piccolo spazio fino a quando non è stato affidato al cinovigile che lo ha condotto in canile. Ieri pomeriggio i parenti dell’artigiano hanno riportato a casa il fido.
Ma non sarà più la stessa quotidianità per quella famiglia di Vigo Meano a cui tutta una comunità ora si stringe in un ideale abbraccio. Una famiglia costretta d’ora in poi a convivere con un grande e insopportabile dolore. Ad affrontare un importante lutto. Con tanti «se» e «ma» che attendono risposte su quell’ultima corsa verso la scuola di danza. A dimostrare ancora una volta il grande amore per la famiglia. Risposte che fornirà l’inchiesta della Procura di Trento, pronta a fare luce sul tragico incidente, a verificare le rispettive responsabilità.
L'inchiesta
di Tommaso Di Giannantonio
L'incidente a San Martino di Castrozza, il padovano di 7 anni è ancora ricoverato all’ospedale Santa Chiara di Trento. Il piccolo era sul mezzo in uso alla Polizia insieme all’amico del papà