Esteri

venerdì 3 Marzo, 2023

Per Lavrov «la guerra in Ucraina l’ha iniziata Kiev». E il pubblico ride

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Il ministro degli esteri russo è intervenuto a un forum in India. Mosca tira dritto sulla tesi dei «sabotatori»: «Utilizzano armi Nato»

I «sabotatori» che hanno commesso «l’attacco terroristico» a Bryansk «hanno utilizzato armi provenienti dalla Nato». Mosca torna alla carica sui fatti avvenuti giovedì nella regione russa al confine con l’Ucraina e incolpa nuovamente Kiev per la responsabilità dell’accaduto. Non solo, secondo il ministero degli Esteri russo sarebbero «gli Usa e l’Occidente» ad aiutare l’esercito ucraino «a determinare gli obiettivi e la direzione degli attacchi», oltre a « pompare sempre più armi» in Ucraina. L’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, parla di «mani sporche di sangue» da parte degli Usa mentre il presidente russo Vladimir Putin riunisce il Consiglio di sicurezza ponendo l’accento sulle «misure per la protezione antiterrorismo». Sul web intanto circola un video dove il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, viene interrotto dalle risate del pubblico nel corso del suo intervento ai Raisina Dialogue in India quando parla di una guerra che Mosca «sta cercando di fermare e che è stata lanciata contro di noi usando l’Ucraina».

Russia e Stati Uniti continuano a battibeccare anche sulla questione relativa al breve colloquio fra il segretario di Stato americano Anthony Blinken e lo stesso Lavrov a margine del G20 in India. La portavoce del ministro degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, smentisce che il capo della diplomazia americana abbiamo sollevato il tema della liberazione del cittadino americano Paul Whelan, detenuto in Russia, bollando la notizia come «una bugia». Intanto gli Usa annunciano un nuovo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina da 400 milioni di dollari. Al suo interno sono previste munizioni per i sistemi di difesa aerea Himars e Howitzer e munizioni per i mezzi da combattimento Bradley e altro equipaggiamento. Inoltre gli Stati Uniti impongono una serie di sanzioni e di restrizioni ai visti d’ingresso a cinque funzionari e a un consulente russi, coinvolti nell’incarcerazione Vladimir Kara-Murza, esponente dell’opposizione arrestato lo scorso aprile per avere criticato l’invasione dell’Ucraina.

Sul campo invece gli occhi restano puntati su Bakhmut, la località del Donbass, teatro di violenti combattimenti. Il capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, in un video su Telegram fa sapere che i suoi combattenti avrebbero circondato la città invitando il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a dare «la possibilità» agli abitanti e ai soldati di Kiev di lasciare la città. Dal lato ucraino arriva però una pronta smentita. «Il video di Prighozin è falso – dichiarano le forze armate ucraine – non è stato girato nemmeno alla periferia della città ed è solamente un tentativo degli occupanti di provocare il panico fra la popolazione». Secondo Kiev, infine, sarebbero circa 10mila i soldati russi e dei territori temporaneamente occupati dalle forze di Mosca che avrebbero contattato la linea telefonica del progetto «Hochu Zhit» (voglio vivere, ndr) messo a punto dalle autorità di Kiev per chi ha intenzione di arrendersi. Chiamate che – viene spiegato – spesso sono effettuate dai parenti visto che i militari russi in Ucraina non hanno accesso a internet e alle comunicazioni.