Le reazioni
lunedì 6 Marzo, 2023
di Davide Orsato
«Conosciamo il Trentino, aspettiamoci il peggio». I dettagli sull’aggressione dell’orso ai danni di Alessandro Cicolini, fratello del sindaco di Rabbi, sono tutti ancora da chiarire. Poche ore fa, i forestali hanno individuato il luogo dove è avvenuto lo sfortunato incontro, ma la dinamica è ancora in fase di ricostruzione. L’uomo aggredito, 38 anni, due figli, aveva con sé il cane, «tenuto al guinzaglio», ha precisato. La provincia, in una nota ufficiale, ha parlato di «cattura allo scopo di radiocollarizzazione». Nessun riferimento, per il momento, a una possibile soppressione o detenzione. Ma gli animalisti non si fidano.
E così, dopo il blitz di 100 % animalisti («Monitoriamo il Trentino dall’uccisione di Daniza», commentano) anche le altre associazioni animaliste non hanno fatto attendere le loro reazioni.
L’Enpa: «Interdire l’accesso alle zone con presenze di orse e cuccioli»
Al momento non è nota né la presenza di cuccioli né il sesso dell’animale, ma è già arrivata la richiesta, da parte dell’Enpa, l’ente nazionale protezione animali alla Provincia di Trento. Per l’associazione, l’amministrazione provinciale avrebbe «il dovere di interdire a persone e cani l’accesso alle zone con presenza di femmine di orso con cuccioli». «La primavera in Trentino – scrive Enpa – non viene annunciata dai voli delle rondini, ma dagli incontri con gli orsi che escono dalle tane e, ancora intontiti dal lungo sonno invernale che ha ridotto al lumicino le risorse di grasso, si avventurano alla ricerca di cibo in zone che credono deserte, venendo – invece – sorpresi e spaventati dall’arrivo improvviso e inaspettato di un cane seguito da un uomo: un’accoppiata capace di terrorizzare ogni orso, come dimostrato non solo da esperienze vissute, ma anche e soprattutto dalle ricerche scientifiche. Ancor più traumatica l’apparizione di cani e uomini lo è per una femmina che, seppure sfiancata dall’allevamento dei suoi figli, nati durante il letargo, deve trovare di che sfamare se stessa e piccoli plantigradi, in una zona scelta appositamente periferica, povera di risorse e quindi poco attraente per i maschi adulti, peggiore nemico per i cuccioli inermi. C’era un tempo in cui nessuno si avventurava in montagna durante l’inverno, consentendo alla fauna di stare in pace, svolgendo almeno una parte della propria vita senza interferenze umane. Oggi non è più così, gli uomini arrivano dappertutto. Ma le Istituzioni, in primis la Provincia autonoma di Trento, che si è assunta l’onore e l’onere della reintroduzione dell’Ursus arctos, dovrebbero dare le indicazioni corrette e porre i limiti necessari a rendere possibile la coesistenza fra l’uomo e il plantigrado, notoriamente animale elusivo e poco aggressivo».
L’Enpa annuncia di aver fatto richiesta di accesso agli atti e sottolinea che la Provincia «dovrebbe decidersi una volta per tutte a controllare che i cani siano sempre tenuti al guinzaglio nelle zone di presenza di grandi carnivori – prevedendo corrette informazioni ai proprietari e sanzioni adeguate – e ad interdire le zone in cui vi siano femmine accompagnate da cuccioli: se queste decisioni non vengono prese, ci chiediamo a chi serva non fare le cose che la scienza e l’esperienza sul campo hanno dimostrato essere efficaci». L’associazione è molto pessimista sulle decisioni che potrebbe prendere piazza Dante. «Adesso aspettiamoci il peggio», scrive su Twitter.
L’Oipa: «Conosciamo la prassi della Provincia di Trento»
Pessimista anche l’Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione animali. «Conosciamo le prassi della Provincia di Trento e purtroppo contraddicono la riflessione del ministro resa pubblica tre giorni fa in occasione della Giornata mondiale della fauna selvatica». Lo afferma il presidente Massimo Comparotto, che tira in ballo il contatto avvenuto tra il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti e il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. «Se l’obiettivo condiviso dal ministero nell’ambito della Strategia europea biodiversità al 2030 è potenziare le azioni di tutela e ristabilire la connettività ecologica questo dovrà essere necessariamente rispettato anche dalle Province autonome nella gestione dei grandi carnivori».
L’ex ministra Brambilla: «Assurdo punire gli orsi “perché fanno gli orsi”»
Prende posizione sulla vicenda anche Michela Vittoria Brambilla, ex ministro del Turismo e oggi deputata (di Noi Moderati) e presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la difesa dell’ambiente: «Punire gli orsi – dice – con la detenzione o con la morte perché “fanno gli orsi” è assurdo e crudele. Come tutta la fauna selvatica i grandi carnivori sono un patrimonio da difendere, senza se e senza ma. Innanzitutto auguro pronta guarigione alla persona che con l’orso ha avuto un incontro troppo ravvicinato, ma forse non imprevedibile. Gli accertamenti in corso diranno se, come credo, si tratta del classico caso di una femmina intenta a proteggere i propri piccoli. Dev’essere l’uomo a usare prudenza nell’andare per boschi, habitat degli animali selvatici e quindi anche dell’orso, con la massima attenzione proprio in questo periodo, quando gli animali escono dal letargo e sono affamati».
la storia a lieto fine
di Redazione
Un gesto di grande professionalità e coraggio quello che ha visto oggi protagonisti due professionisti del Santa Chiara intervenuti per aiutare la piccola nata durante la corsa in ospedale