il caso

martedì 7 Marzo, 2023

Orso, Ispra apre all’abbattimento: «Aggressione senza motivo»

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L'animale è da identificare, molto probabilmente si tratta di Jj4. La Procura potrebbe aprire un’inchiesta conoscitiva
Orso cucciolo (Immagine di repertorio)

È partita la «caccia» all’orso che domenica mattina, in Val di Rabbi, ha aggredito un uomo di 38 anni, Alessandro Cicolini, autista di Trentino Trasporti e fratello del sindaco di Rabbi. Ieri mattina gli operatori del corpo forestale, che avevano già acquisito gli indumenti dell’aggredito da far analizzare in laboratorio, si sono recati sul posto e hanno raccolto il materiale biologico necessario per le analisi genetiche. Ci vorrà qualche giorno prima di conoscere i risultati e sapere quindi di quale esemplare si tratta. Dopodiché «si potrà procedere con la cattura a fini di radiocollarizzazione e identificazione dell’orso responsabile dell’aggressione», recita una nota della Provincia. Al momento non si parla né di cattura né di captazione permanente. Una volta messo il collare, «saranno quindi compiute le valutazioni del caso, sentito il parere di Ispra», riferisce Piazza Dante. E da Roma, sulla base delle prime ricostruzioni, fanno sapere che «l’attacco potrebbe rientrare nella casistica per cui è previsto l’abbattimento dell’orso», spiega Piero Genovesi, responsabile del Servizio per il coordinamento della fauna selvatica dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ente del ministero dell’Ambiente.
L’aggressione
Ieri intanto il corpo forestale si è spinto fino in Val di Rabbi con le squadre cinofile. I sopralluoghi hanno confermato il luogo dell’aggressione. L’attacco è avvenuto all’altezza di Malga Mandriole, «in prossimità di una curva cieca», a circa 2.000 metri di altitudine. «Nei prossimi giorni — si legge nella nota diramata ieri dalla Provincia — proseguiranno gli accertamenti tecnici dai quali potranno emergere ulteriori elementi per la ricostruzione dell’aggressione».
Ad oggi quello che si sa è che il trentottenne stava facendo un’escursione, «accompagnato dal proprio cane». Dai primi racconti dell’uomo, il cane era tenuto al guinzaglio quando è apparso il plantigrado. Arrivava dal bosco. L’orso si trovava ad una ventina di metri. L’uomo ha lasciato il guinzaglio nel tentativo di non scatenare la reazione dell’orso ed è scappato. Ma l’esemplare lo ha rincorso aggredendolo alle spalle. L’ha morso prima alla testa e poi al braccio. Se n’è andato solo quando sono ruzzolati lungo un pendio. Per fortuna il trentottenne non ha riportato ferite gravi. Oggi — ha fatto sapere il sindaco di Rabbi, Lorenzo Cicolini, suo fratello — potrebbe essere già dimesso dal reparto di ortopedia dell’ospedale di Cles.
L’ipotesi «Jj4»
Si attendono appunto le analisi del materiale biologico appartenente all’orso per l’identificazione dell’esemplare. Sin da subito si è pensato a Jj4, l’orsa che nel giugno 2020 si rese responsabile dell’aggressione a padre e figlio a Cles (si veda l’intervista accanto). Fino alla scorsa estate gli spostamenti dell’esemplare erano monitorati attraverso un radiocollare, poi l’apparecchio ha smesso di funzionare. Nei confronti dell’orsa era stata emessa un’ordinanza di cattura, ma il Tar, nell’aprile 2021, annullò il provvedimento perché ritenne che non esistesse «alcuna urgenza» che giustificasse la cattura. «Dal momento che non abbiamo ancora l’identificazione non possiamo escludere alcuna ipotesi — riferisce Sergio Tonolli, sostituto dirigente del Servizio faunistico della Provincia — Jj4 non è distante in linea d’aria dalla zona in cui è avvenuta l’aggressione di domenica, ma lo storico dei suoi spostamenti ci dice che non è solita frequentare quelle zone».
«Estremi per l’abbattimento»
Certo è che se fosse Jj4 l’ipotesi abbattimento sarebbe più vicino. La Provincia si riserva di fare le sue valutazioni dopo l’individuazione dell’esemplare e «sentito il parere dell’Ispra». «In questi casi il documento di riferimento è il Pacobace, il Piano di conservazione dell’orso sulle Alpi centro-orientali, approvato a suo tempo da Ispra, ministero e tutti gli enti locali coinvolti, compresa la Provincia autonoma di Trento — spiega Genovesi, il dirigente dell’Ispra — Occorre innanzitutto avere i dettagli dell’aggressione e poi individuare la storia dell’esemplare. Dopodiché il Pacobace prevede una serie di misure, che possono prevedere anche la rimozione». Ossia l’uccisione dell’orso. «Bisogna capire se ci sono stati effetti scatenanti e se ci sono dati che possano dimostrare l’aggressività dell’animale — prosegue Genovesi — Quando si procede per l’abbattimento? Quando un animale dimostra un comportamento pericoloso: il caso di maggior pericolo è quando un orso attacca senza essere stato provocato. Dalle prime ricostruzioni, l’episodio di domenica potrebbe rientrare in questa casistica. Poi comunque il Pacobace prevede anche un’analisi dei contesti, ad esempio se si tratta o meno di un’orsa con cuccioli». Nel caso in cui fosse ancora Jj4, però, «sarebbe sicuramente un elemento in più a favore dell’ipotesi più estrema».
«Non c’è sovrappopolamento»
Si pone ugualmente una questione di sovrappopolamento degli esemplari di orso in Trentino?
«La nostra valutazione — dice Genovesi — è che non sia il numero di orsi a provocare situazioni di conflitto. I primi casi problematici li abbiamo rilevati quando c’erano ancora pochi orsi. Ci sono Paesi che vivono con un maggior numero di orsi. Ovviamente se ci sono molti più esemplari il rischio aumenta, ma non c’è una correlazione diretta perché gli orsi hanno comportamenti molto variabili. Le norme comunitarie dicono che non si deve intervenire per tenere gli orsi sotto una certa soglia numerica. La soluzione è un sistema rapido di prevenzione dei danni e dei pericoli e di attenta comunicazione».
La vittima: «Grande paura»
Alessandro Cicolini, il giorno dopo l’aggressione, è ancora molto scosso. Dal letto del reparto di ortopedia dell’ospedale di Cles, dove è stato portato dai familiari, ripercorre quelle terribili sequenze che non riesce a cancellare dalla sua mente. Di quando cioè quell’imponente animale gli si è fiondato contro, affondando i denti. Un brutto incubo di cui il trentottenne porta infatti addosso i segni. Sulla testa e sul braccio, a cui è stato operato. «L’orso è spuntato dal bosco in modo silenzioso, senza che nemmeno il mio cane percepisse niente. Era a una ventina di metri da me e ha cominciato ad avanzare minaccioso – la testimonianza del ferito, fasciato al capo e all’arto – così ho mollato il guinzaglio per permettere al mio cane di fuggire e sono scappato a mia volta. Dieci metri appena e quell’animale mi era addosso». Grande, possente, ad urlargli nelle orecchie quel suo verso, il ruglio. «Ho avuto tanta paura, mi ha buttato a terra e d’istinto mi sono protetto ma è riuscito comunque a mordermi a testa e braccio destro. Nella colluttazione siamo poi finiti per ruzzolare lungo il pendio che si trova a fianco del sentiero». Il fine corsa, per Cicolini, è avvenuto contro una pianta, mentre l’orso ha proseguito. Tramortito e sanguinante, per il trentottenne il terrore che quell’animale titanico potesse tornare ha continuato a persistere ancora per alcuni, interminabili, minuti. Poi la telefonata: l’sos a casa.
Possibile inchiesta della Procura
L’aggredito, non appena sarà nelle condizioni di farlo (potrebbe essere dimesso già oggi), verrà sentito dalla forestale: il suo racconto, i dettagli che sarà in grado di fornire, potrebbero essere spunti di indagine importanti. La relazione dei forestali finirà quindi sul tavolo del pubblico ministero di turno di Trento che potrebbe aprire un’inchiesta conoscitiva, a carico di ignoti, per fare luce sull’accaduto.