La polemica
martedì 7 Marzo, 2023
di Davide Orsato
La mozione di sfiducia all’assessore Mirko Bisesti è stata respinta con 21 no, 11 sì e l’astensione di Ugo Rossi. Il Consiglio provinciale ha anticipato le votazioni alla serata di oggi, martedì 7 marzo: la sfiducia era stata richiesta dai consiglieri di minoranza Zanella, Maestri, Manica, Zeni, Marini, Demagri, Dallapiccola, Degasperi, Coppola e Olivi, a seguito della presentazione del ddl firmato da Claudio Cia (Fratelli d’Italia) e Luca Guglielmi (Lista civica Fassa). Un disegno di legge ufficialmente per «la libertà educativa» e che, tra le altre cose, vietano «progetti e attività basati sulla prospettiva di genere e che promuovano la fluidità di genere o dell’identità sessuale, oppure che insegnino a dissociare l’identità sessuale dal sesso biologico». Alla presentazione aveva partecipato anche l’assessore all’Istruzione Mirko Bisesti. Da qui la richiesta di sfiducia.
Molto animato il dibattito in consiglio. Il più duro è stato Paolo Zanella, di Futura: «È un ddl – ha detto – che legittima l’omotransfobia, un legge simile a quella promossa Orban per la quale l’Ungheria è stata condannata dall’Unione europea per la violazione dei diritti umani. Un assessore all’istruzione, ha aggiunto, ha l’obbligo di rispettare l’inclusione, quindi la Costituzione e le norme europe. Q uesta legge candida il trentino, per primo in Italia, a varare una norma discriminante che non passerà mai in Consiglio. Per Lucia Maestri (Pd), «la libertà di insegnamento non significa che un insegnante non può fare quello che vuole, ma compiere scelte all’interno di una comunità educante. Il ddl Cia di questa libertà fa strame». Filippo Degasperi (Onda) parla di «atto di sfiducia nei confronti della scuola». Critica anche Europa Verde e Movimento 5 Stelle.
Bisesti però ha i numeri della maggioranza, i cui consiglieri l’hanno difeso senza eccezioni. Per la capogruppo della Lega, Mara Dalzocchio, il ddl «non nega alcuna libertà educativa, né introduce discriminazioni, così come non pone alcuna censura». Infondate, dunque «le accuse di oscurantismo dell’opposizione». Per il consigliere Roberto Paccher (sempre Lega), lla mozione è «intimidatoria, un processo alle intenzioni, su un ddl che non ha ancora concluso il suo iter».
Fanno quadrato anche i proponenti, Cia e Guglielmi. Per il primo, «Bisesti è colpevole solo di aver difeso le libertà delle famiglie». «La minoranza – ha detto – ha approfittato della mozione per attaccare la politica scolastica della Giunta, ma il ddl dice che i genitori devono tornare al centro, garantire i diritti costituzionali alle famiglie. Si dice che le famiglie devono essere debitamente informate e che su certi temi non basta l’iniziativa di un insegnante, e che debbano essere affrontati da veri esperti e non da rappresentanti di associazioni come l’Arcigay. Non sono più tollerabili iniziative come quella di far scambiare i vestiti a bambini e bambine». Per il secondo, «il ddl è stato letto poco e male, e piegato a esigenze politiche».
Astenuto Ugo Rossi, del gruppo Misto, per il quale sia il ddl sia la mozione rappresentano «una gara per conquistare spazi elettorali».