Riva

venerdì 10 Marzo, 2023

Storia di Varone, la frazione di Riva che lottando ha ritrovato il senso d’identità

di

La battaglia contro la nuova viabilità ha catalizzato le energie di un paese «isola felice» che però chiede spazi di aggregazione per anziani

Se si guarda oltre la battaglia di 1800 residenti contro la sua viabilità, si scopre una frazione con una identità precisa e una ricca storia artigiana. Negli ultimi mesi Varone è diventata sinonimo di sensi unici che cambiano e scontro politico acceso. Ma al di là delle sue strade, questa frazione è da sempre un’isola felice nel comune di Riva del Garda. Tutti i servizi, dalle poste al parrucchiere, le scuole dal nido alle elementari, il verde che circonda quasi ogni abitazione. Varone è un quartiere che prima delle modifiche alla viabilità era noto soprattutto per le sue sagre, la polenta e mortadella, distribuita gratuitamente ai cittadini ogni anno dall’omonimo comitato, e la sagra della lumaca. Ma anche per la chiesa sconsacrata del Pernone, oggi diventata un centro di aggregazione con piccolo auditorium. Oggi però è difficile parlare con i residenti di qualcosa che non abbia a che vedere con le polemiche politiche e con la viabilità dell’arteria principale, via Venezia.

Lotta senza quartiere
«Prima che intervenissero sulla viabilità qui si stava benissimo – dice Loredana Mascaro, prima firmataria della petizione dei residenti per il ripristino del doppio senso – ma ora…e pensare che noi abbiamo sempre chiesto una riduzione della velocità, non del traffico». La lotta dei residenti di Varone è iniziata a giugno 2022, quando in piazza mezzo paese si è coalizzato contro la volontà del Comune di Riva, che aveva deciso di istituire il senso unico in via Venezia. La campagna anti-sensi unici è stata portata avanti per mesi, fino al risultato della scorsa settimana, quando la Provincia ha deciso di tornare al doppio senso interno alla frazione, impedendo comunque l’accesso dalla Pasina con divieti di svolta.
All’inizio la cittadinanza aveva accolto positivamente la soluzione proposta da Trento, ma è durata solo poche ore. La battaglia non si è fermata, e i cittadini dicono che andranno avanti. «Se c’è una cosa positiva che è nata a seguito della questione della viabilità – continua Mascaro – è il senso di identità, di appartenenza».
Come ogni frazione, la tendenza è quella di trasformarsi poco a poco in un dormitorio, ma a volte basta poco, un senso unico, perché il quartiere si risvegli.

«Fora come el Varòn»
Ma oltre le questioni del traffico, si scopre un quartiere residenziale che fu centro produttivo. «Le cartiere. Dietro questo muro ricoperto di edera c’era il cosiddetto Castèl, un gruppo di case, che furono abbattute in una notte per far spazio all’ampliamento dei capannoni. In quegli anni c’era il mito delle cartiere, come simbolo del progresso, e meno male perché hanno dato da vivere a intere famiglie» dice il residente Ezio Baldessari. A Varone il motore dello sviluppo, prima delle fabbriche, furono i torrenti: il Varone e il Varoncello, deviazione del Varone oggi quasi del tutto sotterranea, creata per irrigazione e per dare energia alle imprese artigiane locali. Fabbri, falegnami, mulini, frantoi, bottai, filatoi, cartiere. Quest’ultima è la più antica industria dell’Alto Garda, con documenti che testimoniano la presenza di cartai già nel 1400. Quella che si è conservata simile ad allora fino a oggi è il mulino Pellegrini, storica attività che si avvale ancora in parte degli antichi strumenti. «L’aria delle cascate rende tutti stravaganti, dicevano una volta» ricorda Efrem Fava, ex funzionario dell’anagrafe del Comune di Riva del Garda, residente a Varone. «E ancora oggi si dice in dialetto “eser fora come el Varon” perché quando straripava il torrente faceva davvero macelli».

Un centro sociale
Intorno alla piazza ci si ritrova. Si fa la spesa alla famiglia cooperativa, si passa alle Poste, c’è il bar. Manca solo un circolo pensionati. «Sarebbe bello che ci fosse un centro per i “non più giovani”, perché chi ha una certa età avrebbe bisogno di un circolo, per giocare a carte, per trovarsi a fare due chiacchiere anche d’inverno” fa notare Elena Carloni, la moglie di Marco Vivaldelli, del comitato Polenta e Mortadella. Da anni la coppia è parte attiva nella sagra storica di Varone. Oltre alla polenta e mortadella, in paese è molto il attivo il Gruppo Iniziative Varone (Giv), che tra le altre cose organizza la sagra della lumaca e numerose attività durante tutto l’anno intorno alla sede del Pernone.
L’ex chiesa, circondata da campetti da basket e parco giochi, è una chicca per giovani e giovanissimi, che lo vivono in ogni giorno senza pioggia. Un riferimento per una comunità in cerca di unione, desiderosa di godersi la sua «isola felice».