la storia
sabato 11 Marzo, 2023
di Chiara Turrini
Mario Giupponi alza la testa riccioluta dal pc, sulla scrivania che fa bancone nel suo negozio: ha appena risposto alla mail di un cliente in Corea, entusiasta di aver scoperto che lo Studio Bibliografico Benacense, nel cuore di Riva del Garda, ha il libro coreano che cercava da anni. Mario, che lavora con la figlia Matilde e le aiutanti Silvia e Marisa, spedirà il libro antico in Asia. Succede ogni giorno, perché la sua libreria è un punto di riferimento internazionale per università, musei e istituzioni, ma anche privati lettori e collezionisti. Giupponi ha aperto il suo Studio nel 1989. Anima rock, zazzera nera e orecchino, Giupponi è fresco di un convegno internazionale di librai antiquari celebrato ad Oxford. I suoi libri vengono da tutto il mondo grazie ad aste e ai suoi contatti: esaminati e catalogati, rivestono completamente le pareti dello Studio, isolandolo dal mondo. «Io e mia figlia diciamo che questo è un piccolo ospedale, perché qui la gente entra anche solo per sfuggire un attimo alla confusione delle vie fuori, soprattutto d’estate. Ci si può isolare, meditare, sfogliare». Sugli scaffali, biglietti con l’invocazione in arabo per «salvare i libri dagli insetti».
Giupponi, c’è un suo libro preferito qui?
«Tra i libri antichi, io e mia figlia consideriamo questo il nostro preferito. 1784, traduzione dal francese. Racconta il naufragio di una nave. Tre persone sopravvissute su un’isola deserta, marito, moglie e il loro schiavo. Ma l’isola non offriva cibo, e allora il libro è la storia di come i coniugi decidono e fanno in modo di mangiare lo schiavo. Questa è una storia molto cruda. Ma l’ho raccontata una volta al Salone del libro di Torino davanti a un gruppo di studenti, per spiegare come un libro antico possa essere sorprendentemente incredibile. Questa storia li ha molto impressionati. Quando infatti uno pensa a un libro antico, pensa a un tomo illeggibile, non più attuale e non più interessante. Questo libro invece è una specie di horror, un romanzo tratto da una storia vera che aveva suscitato molto scandalo ai tempi. Non è proprio il mio preferito, ma è molto utile».
Lei è un punto di riferimento a livello internazionale.
«Siamo più riconosciuti fuori dalle mura cittadine. La cosa curiosa è che molte volte, persone di Riva entrano qui per svariati motivi e mi dicono: “incredibile questo posto, so che c’è da trent’anni ma non ci ero mai entrato”. Non lo sanno, perché non è una libreria normale e può darsi che un po’ intimidisca».
Ma non è solo per collezionisti.
«Per niente. Da una decina d’anni, grazie a mia figlia Matilde abbiamo adottato una politica un po’ diversa, in cui tutti possano sentirsi a loro agio, proponendo libri a tutti i prezzi, da un euro in su, libri usati che non creano alcun imbarazzo. Perché il libro antico può fare un po’ di soggezione».
Qual è il libro più antico qui?
«Quando le persone mi fanno questa domanda, che di solito è la prima che mi fanno, io a mia volta faccio una domanda: provate a dirmi quale sia la data del libro più antico che si possa avere. Chiedo per testare la competenza storica di chi fa la domanda. Spesso la risposta è deludente: mi rispondono con date intorno all’epoca del Risorgimento, oppure vicino alla rivoluzione francese, o il Seicento. Ma il libro a stampa più antico in assoluto è la bibbia di Gutenberg, del 1455. E quindi io mi aspetterei che riportassero almeno il secolo. Non succede spesso. Questo è solo un gioco che facciamo per motivi statistico-culturali, ecco. I libri più antichi che abbiamo sono stati stampati prima della scoperta dell’America. E anche questo è un test, perché non dico la data e voglio vedere se la sanno (sorride). Ma normalmente questa data si sa. I libri più antichi che abbiamo sono del 1470».
E quanto costano?
«Ovviamente sono costosi, ma in generale il libro antico è per tutte le tasche. Belle edizioni del Sei-Settecento possono costare poco più di un libro moderno. Noi però questi libri del 1470 non li vendiamo. Ci servono per un motivo pedagogico».
Cioè?
«A Riva ci sono strutture turistiche illuminate che fanno fare percorsi ai loro clienti in alcune realtà commerciali che ritengono valide, una sorta di tour che ogni settimana passa anche qui da noi. Questi libri vengono mostrati alle persone per spiegare cos’è un libro antico. La difficoltà è la provenienza varia delle persone che compongono i gruppi, dobbiamo capire in che lingua parlare, ma per fortuna ce la caviamo un po’ con tutte le lingue e riusciamo a spiegarci».
C’è un interesse anche turistico, quindi.
«All’apparenza Riva è molto “fredda”, e invece vorrei sottolineare che ci sono realtà alberghiere che pensano anche a questo, come l’Hotel Louise di viale Rovereto. Mostrare alla clientela d’Oltreoceano, americani ma anche asiatici, dei libri che sono stati stampati prima della scoperta dell’America per loro è molto impressive. Ci piace mostrare questi libri».
Cosa mostrate?
«Le cose più interessanti si trovano nei libri di viaggi. Come questo. Il Gazzettiere Americano, del 1700. Descrive tutte le cose che un viaggiatore trovava in America nel ‘700. Los Angeles, descritta come un’accozzaglia di piccole capanne. La mappa di Guantanamo. Mostrare a un americano la sua terra fatta di quattro capanne dove adesso c’è New York, Los Angeles, San Francisco…interessa molto».
Cosa cerca il cliente, di solito?
«Gastronomia e ricettari, e in assoluto vanno molto i libri di erbe medicinali, medicina alternativa. Poi occultismo, realtà parallele, soprattutto alchimia. Questi argomenti sono stati molto pubblicizzati dal cinema negli ultimi anni. Tra cui Harry Potter, per cui tanti giovani che entrano qui mi dicono “ah, sembra di essere nel film di Harry Potter”».
Le richieste più strane?
«Ci sono persone che cercano libri su argomenti super specifici, e quando si riesce ad accontentarli è un gran piacere. Perché alla fine di tutto, è chiaro che uno deve vivere della sua attività, ma un mestiere come questo lo fai solo se hai la voglia di ricercare delle cose per accontentare delle persone che le cercano. Il massimo piacere per noi è quello di trovarle. Una volta è entrata una signora. Cercava il libretto di manutenzione di una macchina da cucire degli anni 40. E io lo avevo. Chissà da quanto tempo lo cercava. Ecco. Oppure quando vedi che uno gira nel negozio con aria svogliata e a un certo punto la faccia gli si illumina, e tu capisci che ha trovato qualcosa che cercava. “Ecco questo libro, incredibile, lo cercavo da tempo finalmente” dicono. Questo è il cuore di questo mestiere».
Deve essere anche un po’ investigatore, a volte, per il lavoro di ricerca.
«Sì, e dà molta soddisfazione. I libri possono avere una storia da ricostruire. Una volta abbiamo trovato dei libri e scoperto dalle note che erano di Ugo Foscolo».
Studio Bibliografico ha bisogno di spazio, immagino.
«Abbiamo sempre problemi di spazio. Ora ne apriremo un’altra in galleria Piemonte. Poi un altro magazzino enorme, ma spazio non è mai abbastanza. E dopo di me, mia figlia Matilde continuerà l’attività, quindi dovrete sopportarci ancora per almeno cento anni».