Chiesa
domenica 12 Marzo, 2023
di Francesco Morandini
Quando, sei anni fa, a don Albino dell’Eva i fedeli di Fiemme diedero il benvenuto in un brumoso pomeriggio domenicale, sul pavimento davanti all’altare della Pieve di Cavalese c’erano 11 cartelli variopinti con i nomi delle 11 parrocchie di Fiemme di cui il nuovo parroco e decano di Fiemme si stava assumendo la guida: Cavalese, Daiano, Carano, Capriana, Casatta, Montalbiano, Castello, Molina di Fiemme, Masi, Valfloriana e Varena, oltre a San Lugano che fa parte della Diocesi di Bolzano ma pastoralmente è seguito da don Albino. Undici parrocchie (ora nell’unità pastorale Santa Maria del Cammino) con ben 28 chiese, che diverranno 27 con la sconsacrazione prevista per la chiesa di S. Sebastiano a Cavalese e 10 cappelle, oltre a due grotte sul territorio di Molina, quella dei boscaioli a Piazzol e quella del passo Manghen, ma soprattutto la cura delle anime di circa 15.000 fiemmesi, quasi tutta la valle se si esclude Predazzo, Ziano e Panchià.
Ora quelle 11 realtà sono destinate a fondersi in un’unica parrocchia che avrà sede nel convento dei frati francescani (nella foto), già da un anno sede della canonica di Cavalese dopo che ha lasciato la sede storica di piazza Verdi.
Si tratta della prima grande fusione dopo quella del 2021 delle parrocchie di Santa Maria Assunta, San Giuseppe e S. Alessandro a Riva del Garda. Ma lì si parlava di tre comunità contigue, tre parrocchie istituite negli anni Sessanta, mentre in valle di Fiemme si tratta di sei Comuni su nove che coinvolgono un territorio esteso comprendente tre quarti della popolazione fiemmese.
Va detto che attualmente le 11 parrocchie costituiscono già un’unità pastorale con 3 sacerdoti. Oltre a don Albino, parroco dell’unità pastorale Santa Maria del Cammino e delegato vescovile per la zona pastorale di Fiemme e Fassa, c’è il vicario parrocchiale don Luca Tomasi e don Renzo Scaramella cappellano dell’ospedale, oltre a don Carlo Gilmozzi collaboratore di Tesero e al diacono Emanuele La Macchia, cui danno una mano su tutta la valle l’ex missionario don Lucio Zorzi di Ziano e don Devis Bamhaklun, già poliziotto per 20 anni a Moena, ordinato sacerdote 3 anni fa.
L’unità pastorale, nata con l’arrivo di don Albino, non comprendeva Tesero che si è aggregata da due anni. Dal punto di vista pastorale non cambierà nulla. Cambierà invece la gestione economica e burocratica. La proposta è stata fatta dal vescovo Tisi direttamente a don Albino che l’ha sottoposta al consiglio pastorale. Questa fusione farà da guida ad altre che già stanno partendo – ci spiega il consulente «per le cose terrene» Antonio Bellante che parla per conto del parroco don Albino. C’è infatti la volontà della Curia di procedere con altre fusioni. Quella di Fiemme, oltre a costituire la prima vera fusione del Trentino, rappresenta in qualche modo un ritorno al passato quando esisteva solo la Pieve di Fiemme che comprendeva tutta la valle fino a Moena, che pure faceva parte della Diocesi di Bressanone, con il pievano che si avvaleva dei curati nei vari paesi. Va detto che le parrocchie di Fiemme sono state costituite tutte negli ultimi 100/150 anni. L’ultima, quella di Masi di Cavalese, risale addirittura al 1958. C’è chi sostiene con buone ragioni che questo proliferare di parrocchie non fu solo dettato dalle vocazioni, o da intenti pastorali, ma anche dagli effetti del Concordato in base al quale lo Stato era tenuto a pagare i parroci. Era quindi interesse della Chiesa fondare nuove parrocchie, per ramificare la sua presenza, ma anche per non dover dipendere dagli oboli dei fedeli.
La fusione non modificherà l’attività pastorale, né la situazione delle canoniche di proprietà della Curia, già ora utilizzate per scopi diversi: dall’affitto a famiglie all’utilizzo per attività con i giovani o destinate a museo come Casa Longo a Varena.
Quanto al consiglio pastorale, oltre ai tre sacerdoti, comprende già gli 11 rappresentanti delle parrocchie, con i vari comitati nei singoli paesi, mentre per quelle dell’alta val di Fiemme c’è un consiglio pastorale a Predazzo e un consiglio interparrocchiale per Ziano e Panchià, con un unico parroco, don Giorgio Broilo.
In realtà i benefici della fusione saranno quasi esclusivamente amministrativi. «Ora se dobbiamo acquistare un estintore, per fare un esempio, dobbiamo farci fare 11 fatture, e ciò vale anche per i bilanci e per ogni atto amministrativo o gestionale», ci dice Antonio Bellante. Servirà soprattutto per liberare il parroco dalle lunghe e fastidiose pratiche burocratiche essendo responsabile di ogni atto amministrativo di ciascuna parrocchia che deve firmare sulla fiducia, sottolinea un altro parrocchiano.
Un processo di semplificazione quindi e di razionalizzazione amministrativa, che segue la strada percorsa da anni da enti, banche, cooperative, Comuni. Anche la Chiesa trentina non poteva che adeguarsi, iniziando proprio dalla valle di Fiemme.
Anche nella gestione degli oratori si è formata un’associazione che gestisce l’attività delle Ville, Castello-Molina, Capriana e Valfloriana, e a cui dovrebbe aggiungersi anche Cavalese, mentre a Tesero pare più forte la resistenza del campanile.
La fusione dovrebbe concretizzarsi verso metà anno, in un processo che vedrà coinvolta la Curia, ma anche lo Stato tramite il Commissariato del governo, essendo coinvolti i sacerdoti che hanno anche funzioni di pubblici ufficiali nella celebrazione dei matrimoni.
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