La storia
martedì 14 Marzo, 2023
di Benedetta Centin
Aveva fatto richiesta (ottenendolo) del reddito di cittadinanza, convinto di poter incassare il sussidio statale date le sue (asserite) precarie condizioni economiche. Senza uno stipendio fisso e con la necessità di far fronte alle spese primarie per campare. Eppure di soldi ne aveva ottenuti. Al gioco. E non pochi. Sui suoi conti correnti erano transitate somme consistenti. E cioè oltre 33 mila euro. Soldi, questi, racimolati nel corso di un solo anno – il 2017 – grazie appunto a una serie di giocate fortunate fatte online e pure grazie a qualche scommessa, realizzata sempre in Rete.
Un bel gruzzoletto che però l’uomo, un albanese di 49 anni residente a Riva del Garda, aveva «nascosto» all’atto di chiedere all’Inps il beneficio statale. Cosciente evidentemente che quelle cospicue vincite gli avrebbero precluso ogni possibilità di ottenere il sussidio. E infatti quella «dimenticanza», o meglio quell’omissione, gli ha permesso di poter contare sull’erogazione pubblica. Per un periodo prolungato, circa due anni.
Un sussidio al quale però è stato costretto a rinunciare, una volta smascherato dagli accertamenti delle fiamme gialle.
Ma non è tutto perché oltre a non poter godere dell’aiuto il cittadino si è ritrovato anche nei guai con la giustizia. Indagato prima e imputato poi.
Proprio in questi giorni si è dovuto presentare con il suo avvocato davanti al giudice di Rovereto, per difendersi dall’accusa di «aver omesso informazioni dovute» – e cioè le somme ottenute giocando online – pur di ottenere quel beneficio statale.
La contestazione
A chiedere il processo per lui era stato, nelle scorse settimane, il sostituto procuratore di Rovereto Fabrizio De Angelis, che gli ha contestato appunto l’articolo 7 del decreto legislativo numero 4 del 2019, perché – almeno è l’ipotesi di reato – per riuscire a beneficiare del reddito di cittadinanza l’albanese non aveva comunicato le vincite incassate con le giocate (che avvenivano su specifici siti) nel corso dell’anno 2017.
Un totale, stando a quanto verificato dalla guardia di finanza di Riva del Garda ma anche in base ai conteggi effettuati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, di esattamente 33 mila e 151 euro.
La difesa
«Ma ho investito nelle puntate online molti più soldi di quanti sono riuscito a vincere» si giustifica lui, che rischia tra i due e i sei anni di carcere. E che il saldo tra incassi e puntate sia negativo emergerebbe anche dal report dell’Agenzia delle Dogane. Le giocate, collegate con i terminali dello Stato, sono infatti tutte nominali e vengono di volta in volta registrate. Ed è scontato che la difesa punterà su questo, sul fatto cioè che i conti del cliente fossero in rosso, che non gli fosse rimasto un euro di quanto ottenuto con giocate e scommesse e avesse bisogno quindi del sussidio dello Stato per riuscire a vivere (sussidio che ora potrebbe essere costretto a restituire). Ma c’è anche un altro aspetto che certo verrà usato in aula per far cadere il castello accusatorio. Il fatto cioè che le vincite realizzate al gioco (legale), in quanto già tassate alla fonte dai concessionari autorizzati, che operano la ritenuta d’imposta a titolo definitivo, non devono essere indicate nella dichiarazione dei redditi. Insomma, per la difesa il cittadino di 49 anni non era tenuto a mettere nero su bianco quanto incassato con le sue giocate. Ma l’ultima parola spetta al giudice di Rovereto che sarà chiamato a decidere nell’udienza in programma nelle prossime settimane.
La storia
di Leonardo Omezzolli
La giovanissima arcense, di Pratosaiano, è arrivata sullo podio nella disciplina Showmanship. «Al maneggio un giorno sì e un giorno no»