Bambini
mercoledì 29 Marzo, 2023
di Maddalena Rosatti
Il 20 marzo c’è stato l’equinozio di primavera, ma lo stesso giorno si è celebrata anche la decima «Giornata internazionale della felicità». Questa giornata è stata istituita dall’Onu (l’Organizzazione delle Nazioni Unite) nel 2013 con lo scopo di portare l’attenzione sulla felicità, riconoscerne l’importanza per la vita delle persone e considerarla come obiettivo fondamentale da perseguire non solo a livello personale, ma anche sociale. Un ambiente sociale felice è infatti fondamentale per avere persone felici. L’idea di istituire una giornata internazionale della felicità è nata dall’esperienza di un piccolo stato dell’Asia situato tra India e Cina chiamato Butan, dove, da anni ormai, si è deciso di introdurre la misurazione della «Fil».
Di cosa si tratta? È probabile che vi sia capitato più spesso di sentir parlare di «Pil» più che di «Fil»! Certo, perché il «Pil» (che significa Prodotto interno lordo) è un valore che gli Stati calcolano ogni anno perché indica qual è il livello di ricchezza e benessere di un Paese. Tuttavia è un valore che tiene conto solo di aspetti economici e quindi, ha sostenuto il Butan, non va bene perché non misura il vero livello di benessere delle persone. La «Fil» (Felicità interna lorda) è una misurazione più adatta perché tiene conto di molti fattori diversi.
La parola «Fil» è stata utilizzata la prima volta negli anni ’70 dal re del Butan, Jigme Singye Wangchuck, il quale, prendendo spunto dal pensiero buddista, sosteneva che è necessario in primo luogo aspirare alla felicità delle persone prima che alla crescita economica e che il benessere deve essere misurato non solo tenendo conto dei beni materiali, ma anche della cultura, del rapporto con l’ambiente, delle relazioni sociali, della cura della propria anima, del proprio corpo e della propria mente. In occasione della «Giornata della felicità», si conducono ogni anno numerose ricerche. Una di queste, raccogliendo dati in circa 150 Paesi del mondo, produce annualmente una classifica sul livello di felicità: nel 2023 il Paese più felice è la Finlandia e i primi posti sono tutti occupati dagli stati del Nord Europa.
L’Italia si trova invece in 31esima posizione. In generale comunque sembra che, da dopo la pandemia, la felicità globale sia in aumento. Secondo altri studi le cose che rendono più felici sono soprattutto le relazioni (famiglia e amici), la salute, il contatto con la natura e il livello di istruzione. Insomma tante parole ma alla fine, questa felicità, che cos’è? Tutti la cerchiamo ma come facciamo a raggiungerla? Ed è uguale per tutti? Definire la felicità non è semplice. Potrebbe essere intesa come un’emozione: sentirsi bene, essere contenti. Tuttavia alcuni psicologi consigliano di considerare la felicità in un altro modo: essere felici non significa essere sempre contenti; il dolore e i sentimenti negativi fanno infatti parte della vita e non si possono evitare; essere felici significa piuttosto «vivere una vita ricca, piena e significativa». Non esiste una ricetta che possa spiegare come essere felici e la felicità più che un obiettivo è un percorso. Ognuno deve trovare il suo. La felicità però si può, in un certo senso, allenare. Un team di psicologi di un’università inglese ha identificato dieci abitudini che possono aiutare a vivere felici e che si riassumono nell’acronimo «Great dream»: fare cose per gli altri («Giving»), relazionarsi con altre persone («Relating»), fare attività fisica («Exercising»), fare attenzione al mondo che ci circonda («Appreciating»), imparare cose nuove («Trying out»), stabilire degli obiettivi verso cui «dirigersi» («Direction»), trovare strategie per ripartire in caso di difficoltà («Resilience»), essere ottimisti e positivi verso la vita («Emotion»), accettarsi e sentirsi bene con se stessi («Acceptance»), sentirsi parte di qualcosa di più grande («Meaning»). E voi? Cos’è per voi la felicità? Sapete che cosa vi rende felici?