Cultura
venerdì 31 Marzo, 2023
di Stefania Santoni
Il Muse inaugura oggi 31 marzo alle 18.30 «Wild City. Storie di natura urbana». Curata da Alessandra Pallaveri e Osvaldo Negra, la mostra è realizzata con il sostegno di Itas Mutua, Montura e Ricola. Il percorso espositivo -arricchito da video, exhibit interattivi, reperti e fotografie- rientra in una serie di mostre che il museo ha deciso di dedicare a un tentativo di miglioramento della specie umana con le altre specie e indaga il rapporto tra esseri umani e specie animali e vegetali in un mondo sempre più urbanizzato.
«Siamo partiti da una riflessione basilare – spiega Negra – La città edificata dagli esseri umani, a uso e consumo loro, è in realtà abitata da molte altre specie che hanno trovato favorevole questo ambiente artificiale. Le persone non sempre si rendono conto di questʼo aspetto, ma in qualsiasi città, anche nella più tecnologica, accanto a noi esseri umani ne esistono molte altre specie. Abbiamo cercato di suggerire al visitatore un cambio di prospettiva, di concepire la città come un ecosistema, una struttura complessa nella quale vivono molteplici specie. Per alcune di queste, la città è risultata impraticabile: alcuni di noi hanno estinto le specie che prima occupavano quell’ʼarea, come gli animali di grandi dimensioni che percepivamo come potenzialmente pericolosi. Parallelamente la città ha costruito delle nuove situazioni ambientali: in pianura una città si pone come una serie di falesie che in realtà sono state sostituite dal cemento; per cui in ambienti di pianura, dove degli uccelli abituati a vivere sulle rupi non avrebbero potuto trovare un contesto ambientale adatto, si sono insediati nelle città di pianura, negli scogli di cemento che emergono dal piattume circostante. Ecco perché in molte città della pianura padana è presente il falco pellegrino, una specie che vive sulle pareti rocciose o sulle scogliere marine che ha trovato facile passare al cornicione di un grattacielo». È così che la città, quando viene costruita, cancella la naturalità precedente, diventando un fattore di distruzione. Questi sono alcuni dei contenuti del primo di quattro nuclei tematici della mostra, «Le minacce e gli ostacoli che la città pone agli altri esseri viventi (non umani)».
Gli altri sono «Le opportunità offerte dalla città agli altri esseri viventi», quindi cosa introduce l’ʼambiente cittadino nel territorio. «Un fattore sul quale non si riflette sono la luce e il calore della città che per alcune specie possono essere disturbanti mentre per altre no; molte specie diurne sono attive in città durante le ore crepuscolari e notturne, perché la luce cittadina permette loro di essere attivi anche quando in condizioni naturali non lo sarebbero», prosegue Negra. Poi troviamo «L’ambiente cittadino come driver dell’evoluzione», dove si tratta di quegli organismi che si sono evoluti rispondendo a stimoli e pressioni tipiche dell’ambiente cittadino. «Penso al merlo che in città canta molto prima del merlo dei boschi; quest’ultimo canta all’alba con l’aumentare della luce diurna, mentre in città abbiamo anche luce notturna ragione per cui i merli cittadini cantano prima dell’alba. Così, cantando prima dell’alba, riescono a evitare che la loro comunicazione sonora sia disturbata dai suoni urbani. La città quindi preme sull’evoluzione delle specie che vivono al suo interno», puntualizza Negra.
Infine abbiamo «L’interazione (conflitti, convivenze) tra Homo sapiens e le altre specie in contesto urbano». «Si tratta di un capitolo dedicato alla coesistenza: lo spazio cittadino è per noi una tana collettiva che condividiamo con altri organismi. Questa condivisione dovrebbe essere percepita come un fattore positivo. Dovremmo cercare di evitare tutti i casi di ansia e le situazioni di avversione, provando a capire quando è il caso di avere davvero paura di un organismo. Una città popolata da molte specie è più gradevole e più vivibile per tutti». L’esposizione prende forma attorno a queste quattro isole tematiche che sono anticipate da un ingresso immersivo sonoro che trasporta il pubblico da una ambiente naturale di foresta a uno urbanizzato. La mostra, costruita secondo il principio dell’inclusività, offre anche testi tradotti in easy to read, in CAA e in trilingue. Lʼallestimento grafico è opera dell’illustratrice trentina Nadia Groff.
La mostra sarà visitabile fino al 5 novembre 2023.
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