La tragedia di Caldes

domenica 9 Aprile, 2023

Così Andrea Papi si è difeso, orologio e cellulare al vaglio della scientifica

di

Mercoledì alle 15 i funerali del runner. L’autopsia rivela come il ventiseienne si sia protetto con le braccia, che risultano lesionate, e abbia subito una serie di morsi da parte del plantigrado

Nei momenti concitati in cui l’orso lo ha aggredito, Andrea Papi ha tentato di difendersi. Strenuamente. E non solo con quel bastone che è stato rinvenuto nel bosco, con la punta insanguinata. Il runner si è coperto il viso e la parte superiore del corpo con le braccia. Ma la furia del grande animale ha avuto la meglio: si è accanito sul giovane di Caldes con zampate e morsi. Una serie di morsi. Al braccio, ma anche in testa e altrove. In attesa dei funerali, programmati per mercoledì alle 15, trapelano nuove indiscrezioni sull’esito dell’autopsia. Sugli arti superiori sono state evidenziate importanti lesioni che raccontano di come la vittima abbia alzato le braccia per proteggersi. E infatti il viso presenta «solo» ferite da trascinamento. L’orso non gli avrebbe dato tregua, attaccandolo a più riprese. Procurandogli traumi e ferite così gravi da ucciderlo. Gli specialisti nominati dal procuratore Sandro Raimondi e dalla pm Patrizia Foiera, che depositeranno le loro conclusioni nei prossimi mesi, non possono nemmeno escludere che la vittima, a un certo punto, abbia perso i sensi.

Ricostruzione di spazio e tempo
E se è chiaro, in base alle indagini e ai rilievi effettuati finora, che l’aggressione è avvenuta nell’arco di un centinaio di metri, almeno una settantina in cui il plantigrado ha trascinato il giovane a valle, in mezzo al bosco, non si può essere altrettanto precisi in termini temporali. Non è dato sapere infatti quanto sia durata l’aggressione, la «lotta» tra quel titanico animale e il ventiseienne dal fisico atletico e asciutto che ha cercato di difendersi appunto e di scappare, come provano le ferite sulla schiena. Ci potrebbe però essere il modo di ricostruire i tempi, attraverso i dispositivi in possesso del ragazzo. E cioè il cellulare e l’orologio che portava al polso: oggetti che sono stati consegnati agli specialisti della scientifica per gli accertamenti del caso. Oggetti dai quali appunto si potrebbe arrivare ad acquisire dati utili a ricostruire quelle drammatiche sequenze anche dal punto di vista temporaneo, per capire a che ora sia avvenuta l’aggressione e quanto sia durata. Per quanto insomma Andrea Papi sia dovuto rimanere in balia della furia e della violenza dell’orso.

Accertamenti ancora in corso
Ci sono comunque altre domande che attendono risposta. E riguardano l’identità dell’animale «killer». Nel corso dell’autopsia effettuata dal medico legale Federica Bortolotti sono stati effettuati prelievi di materiale biologico – tra cui peli di animale – per arrivare ad isolare il dna e riuscire quindi ad identificare l’orso in questione.