Il lutto
martedì 18 Aprile, 2023
di Donatello Baldo
Tante persone ieri al cimitero di Lavis per l’ultimo addio a Camillo Nardelli, 71 anni. Prima la cerimonia religiosa voluta dalla famiglia e poi quella laica degli amici che lo hanno ricordato commossi con parole e musica, aneddoti e poesie. Una cerimonia intensa, calda, un abbraccio sincero che si è stretto attorno al feretro di un uomo che nella vita si è distinto in mille modi. C’era tutto il Gruppo speleologico Lavis, che sabato scorso per primo ha dato la notizia della morte: «Una parte storica del Gruppo ci ha lasciati, Camillo Nardelli, proprio nel giorno del funerale dell’amato fratello Danilo». E infatti il decesso, a seguito di un malore improvviso qualche settimana fa, è avvenuto nel giorno delle esequie del fratello, una persona Down anziana che Camillo Nardelli ha assistito fino all’ultimo.
«Questa è la forza dell’amore», ha commentato nella sua omelia il sacerdote. Alla celebrazione laica era presente anche Arcigay, che Camillo Nardelli ha contribuito a fondare negli anni Ottanta: «Un uomo tutto d’un pezzo, critico verso ogni forma di ingiustizia. Questo era Camillo — ha affermato Shamar Droghetti, presidente dell’associazione — volto storico dell’attivismo, tra le prime persone che hanno animato il nostro comitato». Toccanti le parole dell’amico di sempre Paolo Terzan: «L’ho incontrato quando ero ragazzo e non ci siamo più persi di vista. Era il mio amico più intimo, con cui ho condiviso tante battaglie».
Dalle parole dei tanti interventi è infatti uscito il ritratto di un uomo sempre pronto a lottare per i più deboli, in piazza per ogni iniziativa in difesa della dignità dei lavoratori, contro le devastazioni ambientali, per i diritti civili. Dall’ex sindaco di Lavis Graziano Tomasin un aneddoto: «Partimmo assieme alla volta del Friuli quando fu colpito nel 1976 dal terremoto. Un prete ci chiese di recuperare il cristo sull’altare. Entrò lui, notoriamente lontano dalla religione, e uscì con quel cristo sulle spalle». Nella commozione autentica di tante persone, la frase che forse più lo descrive: «Ci hai insegnato a essere forti senza mai perdere la tenerezza». E la conclusione della cerimonia sulle note dell’Internazionale.