La polemica

mercoledì 19 Aprile, 2023

Protezione speciale e migranti, Ianeselli attacca Meloni

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Il sindaco di Trento sui social: «L’Italia è un Paese in calo demografico, abbiamo bisogno di lavoratori e il governo dichiara guerra a chi arriva»

Sono dure le parole del sindaco di Trento sulla volontà del governo Meloni di eliminare la protezione speciale. Tale misura, introdotta dal decreto legge 130 del 21 ottobre 2020, era stata pensata per accogliere i migranti in condizioni umanitarie gravi, che tuttavia non potevano essere aiutati dalla protezione internazionale. «Invece di provare a risolvere i nostri problemi affrontando e regolando un fenomeno inarrestabile ed epocale come le migrazioni, Meloni e compagni promettono di dare la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo», denuncia il primo cittadino sulla sua pagina Facebook.
E i problemi che l’Italia dovrebbe fronteggiare, invece che trasformare la gestione dell’immigrazione in una caccia alle streghe, sono molteplici. «Se qualcuno ci guardasse dallo spazio, penserebbe che l’Italia è un Paese ben strano: un Paese in cui nascono sempre meno bambini, i giovani emigrano, le imprese non trovano lavoratori (sicché l’economia rallenta), la popolazione invecchia (e ha sempre più bisogno di assistenza). Un Paese al collasso demografico, che si spopola, che rischia di non poter pagare le pensioni per mancanza di forza lavoro». Sono questi i temi su cui varrebbe la pena di spendere le forze, secondo il sindaco Ianeselli. Eppure: «Di fronte a questa china pericolosa, cosa fa il governo? Dichiara l’emergenza immigrati».
Si è dunque tolto il focus da ciò che è veramente importante, per andare a intaccare una misura, quella della protezione speciale, che getta le proprie fondamenta nei principi della Costituzione italiana e in particolare nel riconoscimento del diritto d’asilo. «Alzano cortine fumogene gridando all’emergenza e cancellano quella protezione speciale che oggi permette a ragazzi giovani e forti, provenienti da Paesi martoriati, di lavorare e sottrarsi al gorgo della clandestinità», prosegue lo sfogo del sindaco sui social. Non sono poi mancati i commenti contro la nomina di Valerio Valenti a commissario per l’emergenza immigrazione. «Infine, centralizzando tutto nelle mani di un super commissario, il Governo toglie potere ai territori, che in materia di immigrati dovranno allinearsi alle scelte nazionali. Non c’è che dire, nello sport di darsi la zappa sui piedi l’Italia rischia di diventare primatista». Il sindaco è poi passato all’attacco contro la Provincia. «Oggi, sulle pagine dei giornali locali, autorevoli rappresentanti del mondo dell’industria e dell’agricoltura trentine dicono che la politica del Governo Meloni in materia di immigrazione è incoerente e dannosa per la nostra società e per la nostra economia. Mi chiedo: ma la Provincia di Trento, che si è sempre vantata di saper costruire in modo autonomo il proprio futuro, accetterà i diktat romani? A chi darà retta? Alle forze produttive locali o al velleitarismo governativo?».
Per comprendere meglio l’argomento, è necessario fare un passo indietro. «La protezione speciale è composta da diverse tipologie di protezione che riguardano una varietà di aspetti. È difficile dunque capire su quale di queste sfaccettature andrà a intervenire il governo», dichiara Stefano Canestrini, coordinatore del Centro Astalli Trento. C’è anche molta disinformazione sul tema. «Si sente dire che non è possibile che l’Italia sia l’unica in Europa ad applicare ulteriori protezioni rispetto allo stato del rifugiato. Questo è assolutamente falso». Sono infatti ben diciotto i paesi membri dell’Ue che hanno preso questa decisione.
Anche se non c’è chiarezza su quali elementi andrà a intervenire il governo, secondo Canestrini la cosa più plausibile è che vadano a trattare i legami familiari e i percorsi di inclusione sul territorio. «Agire sul piano normativo senza avere un quadro complessivo dei fenomeni rischia di portare maggiormente nella marginalità gli immigrati. Anche a danno della comunità trentina», aggiunge Canestrini. Le persone continueranno dunque a scappare da situazioni dove viene loro lesa la dignità e il diritto alla vita. «Le persone non spariscono per un decreto. Questo è semmai un decreto che fa sparire la persona».