Bambini
martedì 2 Maggio, 2023
di Linda Pisani
Lo hai mai sentito un bosco che suona? Storia di un violino e del suo albero è uno dei film in programmazione al Trento Film Festival.
La storia è il racconto di un anziano guardaboschi della Foresta di Paneveggio, di uno strumento secolare che passa attraverso le mani di una sapiente liutaia ed entra nel cuore e nell’anima di un romantico musicista. Una fiaba? In realtà no, perché la foresta di Paneveggio, che si trova proprio tra le montagne del Trentino, è conosciuta anche come la «Foresta dei Violini», per la qualità dei suoi abeti di risonanza usati dai liutai di tutto il mondo.
Il legno di abete rosso, infatti, è molto elastico, quindi trasmette meglio il suono e i suoi canali linfatici sono come minuscole canne d’organo che fanno da cassa di risonanza. Pensate che il grande Stradivari (riconosciuto universalmente come uno dei migliori liutai di tutti i tempi) si aggirava già nel 1600 nella foresta di Paneveggio alla ricerca degli abeti rossi plurisecolari più idonei per costruire i suoi violini. Allora era di proprietà del principe del Tirolo e fu solo nel 1973, con il secondo statuto di Autonomia, che questi boschi furono attribuiti alla Provincia autonoma di Trento, mentre circa 700 ettari di pecceta, situata nel parco a contatto con la foresta demaniale, sono una piccola parte dell’enorme patrimonio forestale della Magnifica Comunità di Fiemme.
L’estensione attuale della foresta di Paneveggio è di circa 2700 ettari e si divide tra il territorio della Val di Fiemme e la Comunità di Primiero. Stiamo parlando di una risorsa ambientale enorme e preziosa e dobbiamo trattarla con cura e averne rispetto. Oggi questa foresta, già ferita dalla tempesta Vaia, sta combattendo con il bostrico, un insetto che attacca e uccide le piante, ma per fortuna ci sono tanti esperti e studiosi al lavoro per evitare ulteriori danni a questo bene prezioso che vi consigliamo di visitare. Normalmente, la «Foresta dei Violini» può essere raggiunta dal Centro Visitatori di Paneveggio, poco lontano dal lago di Forte Buso, con la statale 50 che da Predazzo sale al Passo Rolle. Da lì si prende il sentiero Marciò e ci si immerge nella magia del bosco. In questo periodo però fate attenzione perché il sentiero è chiuso per la raccolta del legname quindi vi consigliamo un altro itinerario, una semplice passeggiata per raggiungere il baito (bivacco) Buse dell’Oro posto in una soleggiata radura solitaria. La partenza è prima del primo tornante che si incontra subito dopo il centro di Paneveggio (direzione Passo Rolle seguendo la strada forestale che parte di fronte al parcheggio). Poi si seguono le indicazioni per l’ex malga Colbricon che si raggiunge facilmente in un’ora. Il panorama merita: godetevi la vista sulle Pale di San Martino e la cima Stradon che si taglia proprio sopra la malga. Proseguite seguendo le indicazioni per Buse dell’Oro che raggiungerete in circa un’altra ora di cammino.
Questo facile trekking, in tutto di circa cinque chilometri, si snoda nelle maestosità e nel silenzio della foresta di Paneveggio, quindi abbandonatevi ai suoni della natura, ai profumi del bosco, e non dimenticate di abbracciare uno dei tanti abeti rossi che incontrerete sul vostro cammino. Questa antica pratica è ottima per alleviare lo stress e tornare a respirare, anche solo per qualche minuto. Potremmo dire che un albero è come un amico: quando trovi quello giusto, non solo devi ascoltarlo ma anche abbracciarlo stretto stretto.