Parlamento

sabato 29 Aprile, 2023

Via libera definitivo al Def ma a Montecitorio è bagarre

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Opposizioni all’attacco dopo l’inciampo di giovedì della maggioranza, il Pd lascia l’aula. La Lega dà la colpa alla riduzione dei parlamentari, la premier: «Nessun segnale politico, ma non accada più»

Il Def, dopo lo ‘scivolone’ di giovedì della maggioranza, è stato approvato in via definitiva nei due rami del Parlamento. Ma in mattinata alla Camera è stata bagarre, con l’opposizione che non ha mancato di sottolineare ancora la brutta figura dei partiti che sostengono il governo, quando non si è raggiunta la maggioranza assoluta per approvare lo scostamento di bilancio, con 195 sì contro i 201 necessari. Tensione soprattutto durante le dichiarazioni di voto, quando a parlare è il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, che attacca: «Se vogliamo vedere chi ha fatto il ponte, consiglio all’opposizione di guardare anche tra i suoi banchi», e sottolinea: «Non possiamo dimenticare che alcuni ruoli funzionali per rendere efficaci le votazioni che sono stati stabiliti quando questa Camera era composta di 630 membri, sono rimasti immutati ora che sono 400, e questo vale soprattutto per i ruoli di governo». Il Pd abbandona momentaneamente l’Aula e la seduta viene sospesa, come già era accaduto poco prima per un malore di Angelo Bonelli (Avs): portato al Gemelli per accertamenti, sta bene. Alla ripresa il capogruppo leghista Riccardo Molinari fa eco a Foti: «Quello che abbiamo visto è dovuto alla lotta iconoclasta che ha voluto il taglio dei parlamentari, ma senza tagliare il resto, le commissioni e i loro membri. E chi è in missione all’estero per le commissioni non sta facendo il ponte del Primo maggio, ma sta lavorando per la comunità».

Il voto questa volta va liscio, con 221 sì alla relazione del governo sullo scostamento di bilancio, modificata in fretta dal Consiglio dei ministri, e l’approvazione del Def. Nel pomeriggio anche il Senato dà il via libera. Ma non si spengono le polemiche, i cui echi arrivano anche Oltremanica, dove la premier Giorgia Meloni è in missione a Londra. «Credo – spiega Meloni – che dobbiamo fare i conti con il fatto che il taglio dei parlamentari incide perché il doppio incarico rende più facile che in Aula manchino i numeri. Credo soprattutto che bisogna parlare con i capigruppo e trovare un modo per garantire che si riesca a fare il doppio lavoro, lavorando di più se necessario, perché purtroppo riguarda tutti, ma non prevedo ipotesi di sostituzioni di doppi incarichi». Ma la premier sottolinea: «Non ci vedo un segnale politico. È stata una svista, ho fatto tanti anni in Parlamento, può succedere ma non deve succedere più». In entrambi i rami del Parlamento però gli interventi dei rappresentanti dei partiti di maggioranza sono improntati soprattutto alla richiesta di scuse a Meloni e agli italiani, e all’impegno a far sì che un episodio simile non accada più.

Le opposizioni rincarano gli attacchi, a partire dalla segretaria del Pd, Elly Schlein: «Oggi è una giornata di forzature da parte della maggioranza, noi andremo avanti a ricordare quali sono le prerogative dell’opposizione». Il riferimento è anche all’elezione dei membri laici dei consigli di presidenza delle magistrature speciali, arrivate poi grazie all’accordo tra maggioranza e M5S (l’ex ministro Alfonso Bonafede va alla giustizia tributaria), in una votazione a scrutinio segreto in cui per protesta Pd e Avs abbandonano l’aula. In Senato il capogruppo Pd Francesco Boccia parla di «una maggioranza inadeguata, che non ha il senso delle istituzioni», a proposito della bocciatura di giovedì dello scostamento di bilancio.