La serata

domenica 30 Aprile, 2023

«Arrampicarsi all’inferno»: come il caldo cambia l’alpinismo

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L’appuntamento oggi alle 20.30 all’auditorium del Santa Chiara, nell'ambito del Trento Film Festival (Tff). Le riflessioni degli esperti su come il clima stia mutando il volto della montagna, rendendone impercorribili alcune vie classiche

Estati roventi e inverni senza neve. Il mutamento del clima sta velocemente cambiando il volto della montagna. Vie di ghiaccio e di misto, un tempo considerate classiche, oggi sono cambiate fino a diventare impercorribili. In alta quota anche la roccia, a causa della fusione del permafrost, è soggetta a sfaldamenti e crolli. Quale sarà il futuro dell’alpinismo? Questo il tema al centro della seconda serata alpinistica del Trento Film Festival (Tff). L’appuntamento è per questa sera alle 20.30 presso l’auditorium del Santa Chiara. Il titolo della serata è «Arrampicarsi all’inferno. L’alpinismo al tempo della crisi climatica». Saranno presenti il meteorologo, climatologo e divulgatore scientifico Luca, l’alpinista francese Bernard Amy, la guida alpina Rossano Libèra, la guida alpina e autore di guide e narrativa di montagna Alberto Paleari e Sara Segantin, scrittrice, comunicatrice scientifica e alpinista. Un alternarsi di testimonianze, riflessioni, dati statistici, fotografie, reading e musiche dal vivo (a cura di Martin Mayes, L’Orage e Trouveur Valdotèn, voce narrante Maura Pettorruso) aiuterà i partecipanti a riflettere su come il mutamento del clima stia velocemente cambiando il volto della montagna, rendendone impercorribili alcune vie classiche. Accanto a uno sguardo al passato glaciale delle Alpi, verranno proposte ipotesi sul futuro e strategie da adottare già nell’immediato.
Proprio quest’anno la Fondazione Cima ha messo in evidenza come il crollo dell’accumulo di neve durante l’inverno appena concluso rappresenti un rischio per l’ecosistema di montagna. Basti pensare che gli accumuli nivali rappresentano circa la metà dell’acqua dell’Adige e, in generale, il 90 per cento della neve italiana rifornisce i suoi bacini e quelli del fiume Po. Eurac, l’ente di ricerca di Bolzano, ha pubblicato i risultati di uno studio sullo storico delle precipitazioni in Trentino-Alto Adige dal 1980 fino al 2020, con trend delle nevicate assolutamente negativi: a Bolzano il calo è stato del 75 per cento, a Trento del 46 per cento, ma sono le stazioni di rilevazione in quota a preoccupare maggiormente. Località come Andalo (meno 21 per cento), Ortisei (meno 37 per cento) e San Candido (meno 26 per cento) hanno perso almeno un quinto delle proprie nevicate, ponendo seri interrogativi alla capacità di accumulo nelle quote intermedie, quelle attorno ai duemila metri.