Pallavolo, l'intervista
lunedì 1 Maggio, 2023
di Simone Casalini
«Se potessi sottrarre un giocatore a Civitanova indicherei De Cecco. Lo ammiro, è il palleggiatore più forte al mondo. La nostra squadra è cresciuta molto. Anche se è la mia prima finale scudetto sono pronto, non vedo l’ora». L’esito della serie finale con Civitanova transiterà per una parte anche dalle sue mani e dalla sua testa. Dalla capacità di costruire l’inedito per offrire meno riferimenti possibili all’avversario e inventare nuove traiettorie di vittoria. Riccardo Sbertoli, 24 anni, svezzato rapidamente dal suo arrivo all’Itas Trentino Volley (sei finali in due anni tra Coppa Italia, Supercoppa, Mondiale per Club, Champions League e ora quella per lo scudetto), si concede alla vigilia di gara 1 (si giocherà oggi, primo maggio, Blm Group Arena di Trento, ore 18.15) per una lettura in controluce dell’appuntamento che vale la stagione. E il quinto tricolore della storia.
Eliminata Perugia, che sembrava l’opzione di successo più semplice dopo la regular season e considerando il budget, i giochi si sono completamente riaperti. Che finale sarà Trento-Civitanova?
«In effetti l’unica certezza di questa stagione sembrava Perugia e la sua superiorità rispetto agli altri club. I playoff hanno rimosso questa certezza, in finale siamo arrivati noi e Civitanova, le squadre che sono riuscite a gestire meglio le situazioni difficili. Noi abbiamo avuto i nostri incidenti di percorso, i marchigiani erano sotto 2-0 in semifinale con Milano. Eppure, eccoci qui».
Quale sarà una delle chiavi dal punto di vista tecnico?
«Civitanova è una squadra che difende tanto e bene. Il libero Fabio Balaso è uno dei migliori interpreti del ruolo al mondo. In difesa e attacco sono molto organizzati. Noi dovremo cercare di dare loro fastidio con la battuta anche per evitare che De Cecco possa smistare palle comode. La battuta, quindi, potrebbe essere l’arma in più».
Per lei è la prima finale scudetto. Tensione?
«Non vedo l’ora di buttarmici dentro. Tutte le situazioni nuove mi stimolano, sono felicissimo per questo traguardo. È il raggiungimento di un obiettivo che ci eravamo prefissati».
Avere il vantaggio del fattore campo quanto può contare?
«È un vantaggio, senza dubbio. Il pubblico trentino ha sempre risposto presente, può essere un fattore determinante. Però ricordiamoci che in questi playoff non sempre è stato così».
Che parole ha usato coach Lorenzetti per introdurvi alla finale scudetto?
«Nessuna in particolare. Stiamo preparando il match in continuità con il lavoro in crescendo intrapreso negli ultimi mesi e con la stessa mentalità. Strada facendo abbiamo consolidato un atteggiamento e un’aggressività che sono diventati patrimonio della squadra. E valori condivisi. Eravamo sesti nel girone di andata, secondi al termine della regular season. Alcune sconfitte con squadre meno blasonate ci hanno aiutato».
E Kaziyski? È il saggio che ha già disputato e vinto molte competizioni, scudetto compreso.
«Che dire di Matey? È il nostro papà pallavolistico, un giocatore semplicemente incredibile. Sfido chiunque ad affermare che si sarebbe aspettato una stagione simile da lui, cambiando ruolo a 39 anni. Ha dimostrato di essere ancora un top player, anche quando non risulta dal tabellino è capace di colpi e palle che svoltano un set. La squadra ha una fiducia incondizionata in lui. Mi è piaciuta molto la serenità con cui ha affrontato questo cambio di ruolo e la perseveranza con cui l’abbiamo portato avanti insieme. È stato uno dei migliori opposti del campionato».
Può essere l’uomo chiave?
«Per esperienza sì. Forse sarebbe eccessivo attendersi ciò in ogni singola partita. Credo che, alla fine, la differenza la marcherà la squadra. Lavia, Podascranin, Lisinac e altri compagni ancora potranno, di volta in volta, essere decisivi. Prendiamo Lavia…».
Prego.
«In gara 5 contro Piacenza non è stato mpv, non è il giocatore che ha realizzato più punti. Eppure per la prestazione in ricezione e la presenza in campo è stato il più decisivo».
La sua sfida personale in regia con De Cecco?
«Bellissima. Lo ammiro e lo stimo, è il più forte al mondo. Non vedo l’ora di affrontare un mostro sacro del mio ruolo. Non ho mai visto un alzatore giocare la palla indietro come lui».
Quindi chi toglierebbe a Civitanova?
«De Cecco, facile».
Quanto conterà gara 1 psicologicamente?
«Sarà il match che introduce la serie, quindi è delicato. Avrà una componente di studio, non li affrontiamo dal 21 gennaio quando vincemmo 3-1 in casa loro, ma hanno cambiato assetto di gioco. Dovremo partire con la giusta aggressività».
Lorenzo Dallari individua nella fame di voi giovani un elemento potenzialmente decisivo.
«La squadra è sì giovane ma con giocatori di esperienza. Dall’altra parte c’è una squadra reduce da tre finali scudetto. Ma se loro avranno questa abitudine in più, noi potremmo puntare sulla spregiudicatezza».
Il brusio delle notizie di mercato vi disturbano?
«Ci abbiamo fatto l’abitudine e abbiamo condiviso di lasciare tutto fuori dalla squadra. Non saremo condizionati».