il confronto

giovedì 4 Maggio, 2023

La Provincia accusa i giudici: «La magistratura umanizza l’orso»

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Ieri pomeriggio è stato convocato un «confronto» con tutti i «portatori di interesse» sulla gestione dei grandi carnivori. Zanotelli: «Dobbiamo lavorare sul numero e l'abbattimento, non solo degli orsi pericolosi, ma anche di quelli confidenti»

Dagli agricoltori agli accompagnatori di media montagna, dalle comunità di valle agli allevatori, dai cacciatori agli industriali, dalle Asuc alla Cooperazione, fino al Parco Adamello Brenta. Ieri pomeriggio la Provincia ha convocato un «confronto» con tutti i «portatori di interesse» sulla gestione dei grandi carnivori. L’invito (protocollato il 28 aprile) è stato inviato a 53 indirizzi tra associazioni economiche, enti locali ed altre realtà del mondo della montagna. Nella lista non c’erano gli ambientalisti, che non l’hanno presa bene. L’incontro è stato ospitato nella sala di rappresentanza della Regione. E si è tenuto a porte chiuse, quindi anche con meno freni. Aleggiava ovviamente l’ultimo decreto del Tar, che ha congelato di nuovo l’abbattimento di Jj4, l’orsa che ha aggredito e ucciso Andrea Papi a Caldes. «Dal 2021 c’è stata una virata della magistratura verso l’umanizzazione dell’orso», ha detto il dirigente del Dipartimento foreste e fauna della Provincia Raffaele De Col. Il quale, altrettanto chiaramente, ha spiegato che «non si riuscirà mai ad abbattere un orso in cattività, altrimenti diventa l’orso del “Miglio verde”» e che una soluzione strutturale «non arriva entro l’estate».
La Provincia ha cercato comunque il più ampio sostegno possibile. All’incontro hanno partecipato quasi tutti gli invitati. A prendere la parola i rappresentanti dei cacciatori, degli artigiani, del Parco Adamello Brenta, delle Asuc, degli accompagnatori di media montagna e degli allevatori. E l’appoggio — chi più, chi meno — è arrivato. «Il sistema Trentino è unito: gli strumenti di gestione dei grandi carnivori in Trentino vanno cambiati. Dal confronto con i portatori di interesse è emersa una posizione unanime e forte», recita la nota diramata da Piazza Dante.
L’incontro è partito da un dato: in Trentino ci sono oltre 100 orsi che si spostano in un’area di 1.500 chilometri quadrati, un terzo dell’estensione di tutta la provincia. «Ora si è aperto un tavolo istituzionale con Roma per arrivare ad un controllo degli esemplari con opportuni prelievi, fissando una quota di compatibilità sociale — ha illustrato l’assessora all’agricoltura Giulia Zanotelli — Non sarà un percorso facile, ma se remiamo tutti nella stessa direzione avremo più chance». De Col è entrato nel dettaglio. «Il vero problema è l’assenza di strumenti di controllo e tra 10 anni gli orsi saranno 200. Al momento uno dei punti chiave è tenere lontani gli orsi dai centri abitati — ha aggiunto — Solo con l’adozione dello spray da parte dei forestali sarà possibile. Questa è l’unica azione nel breve periodo. Poi tutte le altre non arrivano entro questa estate. Un altro elemento importante è proseguire con il piano di sostituzione dei cassonetti».
Tra le «altre» azioni la principale è il trasferimento dei 70 orsi ritenuti in eccesso dalla Provincia. «Ma la cattura dell’orso non è banale — ha sottolineato De Col — L’orso che stiamo cercando, Mj5, pesa 240 chili e sospettiamo che sia lo stesso che in passato ha distrutto la trappola a tubo a morsi. Sono animali davvero pericolosi. Altre azioni, come la sterilizzazione delle femmine, non sono possibili. Per i trasferimenti degli orsi problematici e pericolosi abbiamo contattato recinti in giro per il mondo, ma nessuno li vuole».
La conclusione del ragionamento è nota. «Dobbiamo lavorare sul numero e l’abbattimento, non solo degli orsi pericolosi, ma anche di quelli confidenti», ha affermato Zanotelli. L’assessora non si è lasciata sfuggire la polemica sulla stoccata dell’ex governatore Ugo Rossi, che ieri ha accusato la giunta Fugatti di non aver utilizzato gli strumenti legislativi a disposizione (si veda l’articolo accanto). «La legge provinciale 9 del 2018, per come è stata congeniata, presenta dei limiti, quindi è necessario procedere con una nuova normativa», ha detto.
Una proposta è stata avanzata da uno dei componenti della giunta esecutiva del Parco Adamello Brenta: «Il progetto ha avuto così tanto successo che è sfuggito di mano. Si prevedeva una popolazione di 40 orsi in 70 anni, invece abbiamo ottenuto il doppio in metà anni. Il progetto Life Ursus, chiuso nel 2004, prevedeva che una commissione potesse disporre l’abbattimento degli orsi pericolosi, indipendentemente dal parere di altri organi. Forse potremmo istituire di nuovo una commissione tecnico-politica».
Sui limiti oggettivi alla «liberalizzazione» della caccia, ai fini di una gestione controllata degli orsi, si è soffermato De Col. «Il problema è che la direttiva europea considera lo stato di conservazione dell’orso in tutta Italia, senza tener conto che gli esemplari si trovano solo in Trentino e Abruzzo. A noi, però, ci interessa il numero sostenibile di orsi in provincia. Poi l’altro problema riguarda il tema dell’uccisione in natura o in cattività. È chiaro che non riusciremo mai a far abbattere un orso in cattività (in gabbia, ndr), altrimenti diventa l’orso del Miglio verde». Nel celebre film il «gigante buono» John Coffey, alla fine, arriva alla sedia elettrica, ma quando la condanna a morte è ormai percepita da tutti come una fine ingiusta. Chissà con Jj4.