Vertenza al Tar
venerdì 5 Maggio, 2023
di Francesco Terreri
«Al fine di redigere il progetto esecutivo dell’opera, comprensivo della cantierizzazione e del piano per la sicurezza dei lavoratori, che deve essere consegnato entro il mese di agosto, occorre comprendere quali conseguenze derivino dalla contaminazione accertata dei Sin (Siti di interesse nazionale ndr) interessati all’opera o con essa confinanti, dal punto di vista dell’esposizione dei lavoratori a gas nocivi provenienti dai terreni inquinati». Lo afferma Rfi, Rete Ferroviaria Italiana, nella memoria depositata il 4 aprile scorso nell’ambito del procedimento al Tar di Trento sul ricorso della società Tim srl contro la possibilità di svolgere analisi sul soil gas, i gas interstiziali del terreno, nell’area inquinata ex Sloi in vista della realizzazione della nuova circonvallazione ferroviaria.
Il 6 aprile il Tribunale amministrativo di Trento ha dichiarato la propria incompetenza territoriale e ha rinviato tutto al Tar del Lazio, dove il processo deve essere riassunto trenta giorni dopo la comunicazione dell’ordinanza. Ma nel documento del collegio presieduto da Fulvio Rocco si riassume tutta la vertenza tra Ferrovie e la società di Michele Albertini, che insieme alla Mit di Paolo Tosolini e alla Imt di Sergio Dalle Nogare è proprietaria di gran parte del Sito di Trento nord. Dai documenti emerge che Rfi non considera sufficienti le analisi promosse negli anni scorsi dai proprietari, che parlano di «progressivo miglioramento di tutti i parametri di riferimento», e ritiene cruciale ai fini della sicurezza dei lavoratori del cantiere e della popolazione svolgere ulteriori analisi sulle aree vicine alla sede dei nuovi binari. Analisi a cui la Tim, a differenza delle altre due società, da tempo si oppone.
Il ricorso della società immobiliare contro il provvedimento che autorizza le analisi sulla presenza di contaminanti cita l’Accordo di programma del 2012 tra Provincia, Comune e proprietari e punta sul fatto che l’area in questione non è direttamente interessata dal lavori del bypass, mentre l’Accordo del 2012 prevede la responsabilità delle analisi in capo ai proprietari e al loro Consorzio di bonifica Trento nord. Tim difende la possibilità per i proprietari di portare avanti il più recente progetto immobiliare su ex Sloi e Carbochimica denominato «Gea & Ponto».
Rfi ribatte che le analisi sono fondamentali per la sicurezza nell’ambito del progetto bypass, mentre quelle presentate dalla proprietà nel 2017 al Ministero della transizione ecologica «non sono state approvate» e «sono state richieste indagini integrative non eseguite». Da qui l’urgenza dei rilevamenti, definiti «non invasivi». Intanto, sempre a proposito delle nuove analisi da svolgere prima dell’inizio dei cantieri, i Comitati di lotta contro il bypass chiedono un incontro urgente, e aperto alla stampa, all’Appa, l’Agenzia provinciale per l’ambiente.
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