Concast

martedì 9 Maggio, 2023

Cresce il fatturato Trentingrana a 39 milioni

Ieri l’assemblea. Margini e remunerazione ai soci in calo

Nonostante le vendite record (102 mila forme, per un valore di produzione di 67,3 milioni), l’esercizio di Concast si chiude in chiaroscuro. Risente di un quantitativo di forme conferite anomalo, in crescita del 4% rispetto allo scorso anno e superiore dell’8 per cento rispetto alla media dell’ultimo quinquennio. Un fattore che pesa sul prezzo: più sono le forme da pagare, più è bassa la remunerazione al chilo.
I caseifici sociali associati alla cooperativa di secondo grado sono ad oggi 16 e rappresentano il riferimento per 655 allevatori conferenti (in calo di 6 unità nel 2022). Nel 2022, hanno conferito circa 119mila tonnellate di latte – dato in calo del 4,7% rispetto all’anno precedente – ossia l’82% del latte prodotto complessivamente in Provincia di Trento.
I ricavi dalle vendite di Trentingrana Concast nel 2022 hanno raggiunto 67,3 milioni di euro. Un balzo del 12,9 per cento, che deriva dal boom di vendite, arrivate a quota 102.000. Il fatturato per la linea Trentingrana arriva a circa 39 milioni. Per contro, le forme conferite sono state 108 mila.
Il percorso che porta una forma a diventare Trentingrana può sintetizzarsi in tre passaggi: il formaggio fatto oggi dal caseificio, solitamente viene conferito dopo 9 mesi al consorzio di secondo livello Concast, che lo vende dopo 20 mesi circa di stagionatura. Quello che il consorzio paga oggi ai caseifici è, quindi, il conferito tra il novembre 2020 e l’ottobre 2021. In piena pandemia da Covid, tra chiusura degli spacci e ridotta richiesta di latte, c’è stata un’impennata di produzione di Trentingrana poi destinato al consorzio. Alla fine, Concast si è trovato a che fare con il numero anomalo di 108 mila forme (+ 4 per cento, 4.287 in più rispetto al 2021). Forme che sono state pagate ai caseifici nel 2022 e quindi figurano nel bilancio approvato ieri in assemblea (13 a favore, 3 contrari e 1 astenuto). Per l’anno prossimo, la situazione dovrebbe riassestarsi. Nel 2023 è prevedibile un calo marcato del conferimento, che dovrebbe attestarsi intorno alle 94.000 forme, riallineando in questo modo anche le giacenze che negli ultimi anni hanno toccato livelli molto importanti. Solo per il Trentingrana extra si registrano giacenze di 72.062 forme rispetto alle 66.579 del 2021. Il prezzo medio di vendita è cresciuto di 36 centesimi. Fino a 10,48 euro al chilo. Superiore rispetto a quello del Grana Padano Dop (10,18 euro al chilo) e inferiore rispetto al Parmigiano Reggiano Dop (12,7 euro al chilo).
«L’incremento nei costi di foraggi, energia, trasporti, imballaggi e tassi d’interesse ha messo a dura prova il comparto per tutto il 2022, in particolar modo in seguito allo scoppio delle tensioni internazionali a febbraio – commenta il bilancio il presidente Stefano Albasini – Il nostro Consorzio ha però reagito a questa congiuntura impegnandosi nella ricerca di sinergie e di potenziali economie, nell’ottica di affrontare la crisi e perseguire un miglioramento continuo». Solo l’energia ha portato a quasi 450 mila euro extra di spesa rispetto al 2021 (+279 per cento). E il gas ha visto un’impennata del 600 per cento. Alla fine, l’utile d’esercizio scende a 89.098 euro, rispetto ai 177.055 del 2021.
Altre note riguardano la linea burro e il reparto sierificio. La produzione della prima si è attestata a circa 1.500 tonnellate; ha fatto registrare un exploit del valore commerciale, che ad oggi sta rientrando verso quotazioni più ordinarie. Nel reparto sierificio, che fin dagli anni ‘90 garantisce la valorizzazione per il sottoprodotto derivante dalla lavorazione dei formaggi nei caseifici associati, sono state prodotte 6.370 tonnellate, in calo del 5,4% rispetto alle 7.116 tonnellate del 2021.
Sullo sfondo, restano i rapporti tesi tra Trentingrana Concast e Latte Trento, sfociati in uno sfogo pubblico nell’assemblea della società di via Monaco di due settimane fa. I vertici di Latte Trento avevano attaccato il consorzio per la sua gestione e i prezzi troppo bassi pagati ai produttori. Un forte richiamo all’unità del settore zootecnico, tanto più in questa fase delicata, è arrivato dal presidente di Federcoop Roberto Simoni e dal vicepresidente della Provincia Autonoma di Trento e assessore provinciale alla cooperazione, Mario Tonina. «La Provincia – come ribadito dall’assessore – è disponibile a mettere attorno a uno stesso tavolo tutti gli attori del settore per guardare avanti con obiettivi comuni. Un lavoro fatto in cooperazione perché il vostro lavoro abbia una giusta remunerazione». L’assessora all’agricoltura Giulia Zanotelli ha invece rassicurato sulle fusioni tra i caseifici, «che non rappresentano un punto di debolezza ma di responsabilità. Il settore sta soffrendo ma vuole andare avanti con determinazione».