L'opera

mercoledì 10 Maggio, 2023

Inceneritore, lo stop degli ambientalisti: «Moratoria di 5 anni per esplorare soluzioni alternative»

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Sono diciassette le associazioni che hanno firmato un report che critica la gestione dei rifiuti da parte della Provincia e propone strategie diverse dal termovalorizzatore

Stop all’inceneritore per 5 anni. Tempo da sfruttare per trovare strategie alternative a quelle di un impianto che bruci i rifiuti per chiuderne il ciclo. È quello che hanno chiesto le associazioni ambientaliste trentine nel corso di un incontro con una delegazione del consiglio provinciale. Gli ambientalisti, 17 associazioni rappresentate all’incntro da Pietro Zanotti (Italia Nostra), Giuliana Speranza (Legambiente), Franco Tessadri (Mountain Wilderness) e Mauro Nones (Pan Eppaa) , hanno fatto il punto sulla situazione attuale e proposto soluzioni alternative all’impianto. Affinché queste strade siano esplorate seriamente però, secondo loro, il campo va sgombarto dall’opzione termovalorizzatore. Una posizione riassunta da Pietro Zanotti: «Chiediamo alla Provincia 5 anni di moratoria sulla scelta di costruire un inceneritore, un lasso di tempo utile a non commettere errori irreparabili e a rimuovere tutti gli ostacoli a una raccolta rifiuti che non abbia bisogno dell’impianto tecnologico finale». Ad ascoltare le loro motivazioni erano presenti il presidente del Consiglio provinciale, Walter Kaswalder, e i consiglieri: Dalpalù, Degasperi, Manica, Rossato e Zanella.
La posizione degli ambientalisti si muove dall’analisi dello stato attuale.

Il «grande balzo in avanti» e poi?
Il periodo che va dal 2002 al 2013 può essere considerato come uno dei migliori esempi di progresso in Provincia di Trento. In soli 9 anni la raccolta differenziata in Trentino è passata dal 21,3% al 74,5%. Un balzo enorme che ha permesso contemporaneamente di ridurre il totale di rifiuto residuo annuo da oltre 216mila tonnellate a circa 65mila. Il problema è che da allora la situazione non è migliorata. Pur rimanendo su livelli eccellenti rispetto al resto d’Italia la raccolta differenziata in trentino si è stabilizzata attorno al 74%. Secondo le associazioni ambientaliste è fondamentale incrementare questo dato, margini ce ne sono ancora. «Si è persa l’attenzione, ad esempio non si è provveduto a rendere omogeneo ovunque il sistema di raccolta – dice Zanotti – Va preso spunto da esempi virtuosi (Rovereto appena approdata all’83%, Tenno balzata in poco tempo all’87%) per puntare decisamente a quota 85% per tutto il Trentino». Non solo, secondo gli ambientalisti la raccolta può e deve essere migliorata qualitativamente. Attualmente lo scarto nella differenziata è del 20%, un numero che può essere ridotto. «Nel rifiuto differenziato oggi si rinviene un 17,8% di plastica – dice Zanotti – Anche la frazione organica spesso è da buttare perché separata male all’origine». Buone pratiche che secondo le associazioni permetterebbero di risparmiare fino a ventimila tonnellate di residuo l’anno.

Lo stato delle discariche
Sulle criticità della discarica di Ischia Podetti il report delle associazioni ambientaliste muove le sue critiche sul conferimento di rifiuti speciali. Una decisione presa dalla giunta Rossi nel 2017 ma i cui numeri sono schizzati alle stelle dal 2019 quando, come già scritto su Il T, l’attuale giunta non aggiornò le tariffe per i conferimenti. Un «regalo» alle aziende del territorio che hanno portato nella discarica circa 25-30mila tonnellate l’anno fino al 2021. Il che, secondo le stime dei tecnici provinciali, ha anticipato di tre anni la chiusura della discarica. Una gestione poco oculata dei rifiuti ha quindi generato l’attuale situazione emergenziale.

I costi dell’opera e quelli nascosti
Il report degli ambientalisti si conclude analizzando i costi previsti per l’opera. 154 milioni per realizzare un impianto chiamato a trattare 60mila tonnellate di rifiuti all’anno. Proprio da questo dato si muovono le perplessità delle associazioni. «Fbk nel suo studio prevede 24 milioni all’anno di ricavi – dice Zanotti – Non capiamo come sia possibile considerato che l’inceneritore di Bolzano tratta il doppio del residuo, 120mila tonnellate, e presenta ricavi per 11 milioni». A mancare poi nei vari report sono dati puntuali sulle emissioni di CO2 di questi impianti. Se da più parti infatti sono arrivate rassicurazioni sulle polveri sottili, ancora non è chiara quanta anidride carbonica, la prima responsabile del riscaldamento globale, venga emessa. Sulla base di queste considerazioni, quindi, le associazioni chiedono uno stop all’iter sull’inceneritore e di utilizzare i prossimi 5 anni per costruire un ciclo dei rifiuti il più virtuoso possibile.

Trento si muove
Intanto anche il comune di Trento prende posizione su quella che rimane una decisione la cui competenza risiede principalmente in Provincia. L’assessore Ezio Facchin ha preparato una delibera su cui è atteso oggi il voto in consiglio comunale e che è stata oggetto di un confronto in commissione ambiente. Dal testo emerge un «Sì» condizionato al piano della Provincia. Dopo una critica al metodo quello che emerge è la necessità di chiarimenti. «Equilibrio di governance, ambiente, energia e territorio con l’obiettivo di perseguire il principio dell’economia circolare», questi gli aspetti da chiarire per poter andare oltre un semplice «sì» o «no» all’opera secondo il comune di Trento.