La tragedia

venerdì 12 Maggio, 2023

La tragedia di Salima, la ragazza di Cles, travolta e uccisa da un treno a 20 anni a Civitanova Marche

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Doveva recuperare un oggetto sui binari. Salima era di Cles, lavorava a Civitanova. Il padre all’obitorio: «Una disgrazia. Con la mia Sally è morto un pezzo di me»

Travolta e uccisa dal treno sui binari, dopo essere tornata indietro per recuperare un oggetto che le era caduto dalle tasche, sorpresa all’ultimo dall’arrivo del convoglio che potrebbe non aver sentito a causa delle cuffie alle orecchie. È morta così, all’alba di mercoledì, a Civitanova Marche dove si era trasferita per lavoro, Salima El Montassir, ventenne di Cles. O meglio Sally, questo il soprannome con cui le piaceva farsi chiamare in famiglia, dai genitori e dai tre fratelli, e dagli amici. Diplomatasi al liceo Russell di Cles l’estate scorsa, dopo una vacanza in Sicilia dalla zia, la giovane si era spostata nella località balneare della provincia di Macerata per lavorare come addetta al ricevimento in un hotel. L’altro giorno la tragedia, filmata in diretta dalle telecamere di videosorveglianza che puntano al tratto di linea ferroviaria. Immagini poi acquisite dai poliziotti che hanno effettuato i rilievi. Testimone un coetaneo che era con lei. «Le sue amiche mi hanno raccontato che quella era una strada che faceva ogni giorno per andare al lavoro alle 7 all’albergo, una scorciatoia che usavano in tanti: è stata solo una disgrazia. Con la mia Sally è morto un pezzo di me» racconta sconvolto il padre, Abderrazzak El Montassir, che si è messo in auto da Cles per raggiungere Civitanova Marche assieme a sua sorella, Lalla Saadia. Stando alle sequenze registrate e alla versione del giovane, la ragazza era nella zona del sottopasso di viale Buozzi. Lei e il coetaneo avevano scavalcato la recinzione che delimita la ferrovia attraversando i binari. Ma poi lei era tornata indietro, proprio mentre transitava sul primo binario il treno merci partito da Bari e diretto a Milano. La tragedia alle 5.15 sulle rotaie del tratto sovrastante il sottopassaggio. Ad appena trecento metri dalla stazione. «Le immagini, per quanto riprese da distante, non lasciano dubbio sul fatto che si sia trattato di un incidente, come mi hanno confermato i poliziotti – racconta il papà che non riesce a darsi pace – Mia figlia era tornata sui binari a recuperare qualcosa, non si capisce cosa dal video, poi deve essersi accorta del treno che sopraggiungeva veloce e si è fermata, come fosse nel panico e non sapesse che fare. Spero solo che non abbia sofferto…» ancora le parole del genitore, soffocate dall’emozione. Accanto a lui la sorella Lalla Saadia, zia della ventenne, anche lei molto provata. «Credo che le grandi cuffie che indossava Sally non le abbiano permesso di sentire per tempo il treno in arrivo e quindi di mettersi in salvo». Di qui l’appello della parente, che aspettava la nipote in Sicilia per l’estate. «Un appello a tutti, ai giovani soprattutto, che indossano cuffie e auricolari per strada: non fatelo – il monito della donna – perché non vi permettono di avvertire i rumori e di percepire i pericoli». Se sulle prime si era ipotizzato che la Procura potesse disporre l’autopsia sulla ragazza, gli accertamenti effettuati ne hanno escluso la necessità. «È chiaro che sia stata una disgrazia» insiste il padre che ha ripreso la strada per Cles solo dopo aver visto la sua secondogenita, all’obitorio dell’ospedale. «Ho insistito – racconta – non me ne sarei andato senza poterla vedere, in qualunque stato fosse, e alla fine me lo hanno permesso: così ho potuto baciarla, ho pregato e mi sono calmato». A casa c’era chi non voleva arrendersi alla terribile realtà. «Mia moglie dubitava, non ci voleva proprio credere: aveva sentito Sally al telefono la sera prima, verso le 22, e poi si scriveva spesso con la sorella – continua Abderrazzak El Montassir – Invece sì, è lei quella travolta dal treno, la nostra Sally non c’è più. La nostra seconda figlia, la più coccolata in famiglia, sempre con quel sorriso, così premurosa, sempre ad aiutare gli altri, a dare una mano in casa».
La ventenne era tornata dai suoi, a Cles, il primo maggio «e aveva portato regali per tutti – prosegue il padre – Era felice, contenta del suo lavoro. Ma il suo sogno rimaneva quello di trasferirsi a Milano, di viverci proprio, e di fare la modella. Sogni che avrei voluto vederle realizzare».