Il lutto
domenica 14 Maggio, 2023
di Sara Alouani
Si dice che il nostro destino ci venga scritto in fronte da Allah quando veniamo al mondo. La parola destino in arabo è «maktoub», che significa, per l’appunto, «è scritto». Anche per Salima, il suo destino era già segnato e «contrariamente a quello che molti penseranno, Salima non era nel posto sbagliato al momento sbagliato». Salima, che avrebbe compiuto 20 anni ad ottobre, è tornata sui suoi passi per raccogliere un oggetto cadutole di mano finendo travolta da un treno merci lo scorso mercoledì mattina, alla stazione di Civitanova e «questo è stato il volere di Dio». Queste le parole del presidente del centro culturale islamico di Cles Rachid El Maguiri ieri dopo la preghiera di rito svoltasi all’esterno del cimitero da soli uomini. Una seconda preghiera, per tutti i presenti, è stata recitata, a seguire, sulla soglia del cimitero dall’imam Ibrahim El Kaoura che ha esordito ricordando che «veniamo tutti da Adamo ed Eva». Un inno all’uguaglianza decisamente azzeccato, vista la comunità eterogenea presente ieri per dare l’ultimo saluto a Salima. Anche il sindaco di Cles Ruggero Mucchi sull’onda del messaggio dell’imam si è lasciato ad un ultimo pensiero, perché Salima, infondo, era «figlia di tutti e vorrebbe che continuassimo a vivere in armonia tutti insieme». Circa trecento le persone che si sono unite al dolore della famiglia El Montassir, alcune, come Sabaha, sono venute pur non conoscendo nessuno, ma solo per il senso di vicinanza verso la famiglia della giovane e senso civico. La classe del linguistico Russell è presente e, seppur il momento non permetta a molte delle compagne di parlare, Sofia si fa portavoce e con coraggio ricorda la determinazione di Salima: «Aveva voglia di raggiungere l’indipendenza e voleva fare sempre tutto da sola – afferma – non chiedeva aiuto a nessuno. Voleva dare una svolta alla sua vita», una vita tra le valli che per lei, amante delle grandi città, che sognava Milano, era troppo stretta. Un gruppo di ragazze dell’associazione di beneficenza Islamic Relief, di cui Salima faceva parte, tra una lacrima e l’altra ricordano la loro «piccola Sally». Piccola perché, nonostante la sua statura notevole, era la più giovane del gruppo. «Era una che aveva sempre voglia di fare e trovava la motivazione giusta per tutto anche quando noi non l’avevamo – dice Samia e prosegue – Sally era super creativa con idee originali. Aveva anche aperto un business di gioielli online, Elythius, e parte del ricavato lo devolveva in beneficenza. Non è da tutti pensare in questo modo a diciannove anni. Lei aveva a cuore i più bisognosi». Una ragazza matura e con una visione ben definita di quello che sarebbe stato il suo futuro: ambiziosa, caparbia, testarda, ma anche schietta e che diceva le cose in faccia, senza troppi giri di parole. «Amava il dark humour – afferma Samia sorridendo – Aveva sempre una battuta pronta, noi da lei ci aspettavamo sempre qualche freddura, ormai ci eravamo abituate». Aveva un modo di fare tutto suo «alla Sally», che lasciava l’impronta ovunque andasse. Per un attimo, a quei ricordi così spontanei e spensierati le amiche di Salima si lasciano andare a qualche risata, come se una ventata di vivacità «alla Sally», avesse spazzato via il velo della sofferenza.
«Salima in arabo significa ‘sana e salva’ » racconta Asmae che l’ha vista crescere sin da quando era bambina. «Sono sicura che lei ora sia al sicuro, lassù. Questo mondo non faceva per lei, ragazza dal cuore così bianco».
Una bara di legno semplice avvolta da un telo nero con incisi alcuni passaggi del corano e cosparsa di rose bianche viene accompagnata all’interno del cimitero da cori di uomini e donne che ripetono alcune «duaa», degli auguri per il viaggio nell’aldilà, sperando che l’anima di Salima venga accolta in paradiso mentre alcune donne emettono lo «zagharit», come ultimo saluto a una donna morta nubile. Prima di coprire il feretro mamma, papà, fratelli e zie El Montassir si riuniscono attorno a Salima, reggendo il telo nero per recitare una preghiera. L’ultima della famiglia tutta riunita. La zia Saadia, abbracciando mamma Fatna, ha l’ultima parola: «Ora sei nelle mani di Dio».
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