Economia

domenica 14 Maggio, 2023

Prepararsi al futuro, ecco come cambia il lavoro: «A rischio cassieri, sportellisti e addetti contabili»

di

Lo studio del World Economic Forum: digitalizzazione e nuove tecnologie accelerano il «declino» dei ruoli impiegatizi, amministrativi e commerciali. Grosselli (Cgil): «In Trentino esempio virtuoso di ricollocamento nel settore bancario»

Solo cinque anni per diventare «materiale da archivio storico». Sarebbe questo il destino che attende cassieri, sportellisti di banca, addetti contabili, segretari e altri lavori impiegatizi. Lo prevede il «Future of Jobs report», lo studio sul futuro delle professioni pubblicato dal World Economic Forum (WE), che preannuncia una diminuzione netta di 14 milioni di posti di lavoro, pari al 2% dell’occupazione attuale, entro il 2028. L’indagine è il risultato dei dati raccolti con il contributo di 803 aziende che insieme impiegano oltre 11,3 milioni di lavoratori e prende in considerazione 27 cluster industriali in 45 regioni economiche mondiali. Le proiezioni riguardano il periodo 2023-2027. Le aziende si aspettano una crescita strutturale di 69 milioni di posti di lavoro a fronte di un calo di 83 milioni.
A subire il declino più rapido sarebbero proprio i ruoli impiegatizi, amministrativi, nonché commerciali, a causa delle nuove tecnologie e della digitalizzazione che si fanno largo su scala globale. Nonostante le nuove frontiere lavorative che i suddetti processi andranno a creare, il bilancio per i prossimi anni si profila purtroppo in negativo. Formazione continua e forte capacità di adattamento della forza lavoro saranno i requisiti indispensabili per superare la prova evolutiva professionale. Tra i lavori in ascesa troviamo invece quelli legati alle nuove tecnologie – intelligenza artificiale, apprendimento automatico, robotica, analisi di intelligence e di sicurezza informatica – e quelli relativi all’applicazione degli standard ambientali, sociali e di governance (Esg) e all’ingegneria per la transizione ecologica.
Il tempo a disposizione per formare e riorganizzare la forza lavoro sembra essere davvero poco. Non è d’accordo il segretario della Cgil del Trentino Andrea Grosselli, secondo il quale, per quanto riguarda le trasformazioni professionali «ci sarà sicuramente un distacco temporale fra noi e altri Paesi, in quanto stiamo assistendo ad una polarizzazione fra grandi e piccole imprese», per la quale queste ultime, prive della massa critica e delle risorse necessarie, non possono integrare le nuove tecnologie nell’immediato. C’è un «problema di propulsione dell’innovazione derivato dal nanismo d’impresa riscontrabile sia in Trentino che a livello nazionale. Infatti, il 95% delle aziende ha meno di 10 dipendenti». Grosselli osserva come, per ora, tra le professioni che l’indagine del Wef dichiara in via d’estinzione, in Trentino, solo quelle del settore bancario stiano effettivamente affrontando una transizione, mentre la domanda di alcune figure impiegatizie e del commercio resta più elevata rispetto all’offerta: «Non è un caso che le banche siano già interessate da questi cambiamenti radicali. Dispongono, infatti, delle risorse per poter integrare immediatamente tutti gli ultimi sviluppi nelle proprie attività».
Anche se rimandata nel tempo, la questione degli altri mestieri «a rischio» va affrontata sin da ora. La strategia fondamentale, dichiara il report, risiede nella formazione. «Ce n’è ancora troppo poca – sottolinea Grosselli – il pilastro europeo dei diritti sociali (la direttiva dell’Unione Europea del 2017, ndr) prevede che il 60% dei lavoratori abbia accesso ogni anno ad un percorso formativo, mentre in Trentino solo il 13% riceve una formazione continua».
Il Forum stima che 6 lavoratori su 10 avranno bisogno di formazione prima del 2027. Tra le competenze da sviluppare in via prioritaria troviamo il pensiero analitico, che dovrebbe rappresentare il 10% delle iniziative di formazione, il pensiero creativo (8%) e la formazione dei lavoratori per utilizzare l’intelligenza artificiale e i big data – su cui si focalizzerà il 42% delle aziende intervistate.
«Il ricollocamento professionale che sta avvenendo nel settore bancario in Trentino rappresenta un esempio virtuoso – spiega Grosselli – perché è l’unico settore che, per esempio, prevede in ambito contrattuale un sistema di certificazione delle competenze dei singoli inquadramenti professionali. Questo permetterà in futuro allo sportellista, attraverso un percorso formativo, di certificare le proprie competenze magari in ambito informatico o consulenziale. Se le professionalità si basano su livelli d’istruzione elevata e si hanno sistemi di gestione dei profili professionali, le riqualificazioni sono molto più semplici». Per i lavoratori ai margini della trasformazione, il segretario auspica più servizi di formazione, anche in collaborazione con gli enti bilaterali. Laddove non sarà sufficiente, i salari andrebbero integrati con sussidi pubblici.