L'evento
domenica 14 Maggio, 2023
di Federico Oselini
«Non sarà certo una performance all’insegna della musica leggera, e neppure leggerissima: direi il contrario». L’illustratore bolognese Tommaso Buldini sarà ospite, oggi pomeriggio alle 18 assieme al cantautore e polistrumentista Colapesce, dell’ultima giornata dell’ormai tradizionale festival «Il Fiume che non c’è» – che anima il rione di San Martino a Trento e quest’anno ispirato al centenario dalla nascita di Italo Calvino – con la performance Demoniaco: un viaggio tra illustrazioni animate e musiche scritte dallo stesso Colapesce che vedrà esibirsi i due artisti nello spazio antistante alla galleria Cellar Contemporary, accompagnati dai sintetizzatori del polistrumentista Mario Conte e dal duo performativo Plastikhaare.
Buldini, oltre a un’intensa attività espositiva che l’ha visto protagonista sia in Italia che all’estero – tra Miami, Basilea, New York, Rotterdam e Parigi – ha inoltre realizzato le illustrazioni animate dei videoclip delle canzoni di Colapesce e Dimartino Luna Araba, interpretata assieme a Carmen Consoli, e Noia Mortale.
Tommaso Buldini, ci racconta la performance «Demoniaco»?
«Sarà una performance multimediale in tredici atti che vedrà alcuni personaggi da incubo e medievaleggianti creati da me che dialogheranno con i due performer Giulia Querin e Rachele Tinkham, il tutto intrecciato alle musiche scritte da Colapesce che sarà in scena e suonerà la chitarra, affiancato da Mario Conte ai sintetizzatori. Sarà un continuo gioco di contrasti tra illustrazioni e musica, che sfocerà in un evento dai tratti letteralmente grotteschi. I due performer interpreteranno vari ruoli e avranno un ruolo centrale nel dipanarsi dei vari atti, tutti collegati a dei tarocchi che ho disegnato: tra gli altri il matto, i diamanti, il pianto, i gemelli, la madre e il mondo».
Da quali ispirazioni prende le mosse questo progetto?
«È un lavoro che affonda le radici nella mia ricerca molto legata al mondo della psicanalisi, e con forti ispirazioni cinematografiche alla regia di David Lynch: posso definirlo una raccolta, un vero e proprio flusso di coscienza – che va dall’amore all’oscurità, per poi rincontrare l’amore – di sensazioni e di emozioni che sfociano in quelli che definisco i bisbigli di personaggi generati dal mio subconscio».
Un flusso artistico che finisce nell’abbracciare le intuizioni musicali di Colapesce. Come nasce la vostra collaborazione?
«In seguito alla realizzazione del videoclip di “Luna Araba”, che ha vinto inoltre il premio di miglior video dell’anno per le etichette indipendenti, ci siamo conosciuti e abbiamo scoperto che tra di noi c’era una certa affinità. Ad accomunarci l’amore per lo scrittore Tommaso Landolfi e, nel complesso, la nostra cultura letteraria e cinematografica. Un giorno mi fece ascoltare un suo disco che definirei “molto scuro” e che si intrecciava perfettamente al mio stile artistico: in quel momento capii che poteva essere davvero la persona giusta per musicare questo mio progetto».
Cambiando la prospettiva, come si è approcciato all’illustrazione dei videoclip di Colapesce e Dimartino?
«Lavorare con loro è stato molto piacevole, dal momento che ho avuto sempre carta bianca: la chiave realizzativa di queste illustrazioni animate è il fatto che in entrambi i casi non ho seguito il testo della canzone, bensì le emozioni suscitate in me dall’ascolto del brano. È lo stesso principio della performance a cui assisterà il pubblico trentino, però con ruoli invertiti».
Ha dei progetti per il futuro?
«La preparazione di una personale a Bruxelles per l’autunno e una novità che potrebbe riguardare proprio Trento: stiamo iniziando a ragionare sulla possibilità di una collaborazione con la galleria Cellar Contemporary, una realtà davvero interessante che promuove la giovane arte visiva contemporanea».
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