Medicina
lunedì 15 Maggio, 2023
di Redazione
Ha veramente del rivoluzionario l’intervento portato a termine lo scorso 11 maggio dall’equipe medica del medico roveretano Gino Gerosa all’ospedale di Padova. Un cuore è stato trapiantato a 20 minuti dal decesso del donatore, mai prima d’ora l’operazione aveva avuto successo con un organo espiantato così tardi. Ora questo risultato apre a nuove frontiere nel campo della medicina. «Così amplieremo la platea dei possibili donatori» spiega Gino Gerosa.
«Ancora una volta è la sanità del Veneto a varcare una nuova frontiera della medicina. Da oggi la cardiochirurgia non sarà più come prima, perché si apre una prospettiva che può ridare speranza a tanti malati che attendono un trapianto di cuore. Lo dobbiamo, con gratitudine, all’intera Azienda Ospedale Università di Padova, al professor Gino Gerosa e alla sua equipe e al dott. Paolo Zanatta, direttore dell’Anestesia e Rianimazione del Ca’ Foncello, che ha eseguito il prelievo dell’organo. Straordinari professionisti, ai quali vanno i nostri orgogliosi complimenti».
Lo dice il Presidente della Regione del Veneto, che oggi è intervenuto alla presentazione del primo trapianto in Italia da un paziente in morte cardiaca, di un cuore fermo da venti minuti, eseguito alla cardiochirurgia dell’Azienda patavina, la stessa dove avvenne nel 1985 il primo storico trapianto di cuore in Italia donato da un giovane trevigiano, Francesco Bunello e impiantato nel petto di Ilario Lazzari da professor Gallucci, alla cui memoria è oggi intitolato il Centro di Cardiochirurgia di Padova.
«Quello fu un momento storico dove 38 anni fa si varcò una soglia fino a poco prima impensabile – aggiunge il Governatore – oggi la storia si ripete, grazie a un grande allievo di Gallucci e ai progressi tecnologici e scientifici che si sono susseguiti da allora in quella stessa struttura padovana, che non ha mai smesso di stare al passo con i tempi e spesso, come in questo caso ha saputo precorrerli».
«È la prima volta al mondo che un cuore fermo viene riattivato ed impiantato senza danni che possano pregiudicare il trapianto dopo un tempo così lungo – aggiunge il Presidente – e questo apre frontiere impensabili rispetto al possibile utilizzo di organi da trapiantare. Questo risultato straordinario della sanità del Veneto secondo gli esperti potrebbe portare ad un incremento del 30% nel numero dei trapianti in Italia».