Gli eventi
giovedì 18 Maggio, 2023
di Alessia Fichera
Val di Non «La Val di Non è una delle zone con la più alta concentrazione di castelli in tutta Europa, infatti è considerata la valle delle mele, la valle dei canyon, ma anche la valle dei castelli. Ci sono circa quaranta castelli sul territorio, alcuni tutt’ora abitati, altri in disuso e altri che sono ormai dei ruderi». A descriverci questa particolarità è Lorenzo Ferrari (in foto), coordinatore del «Progetto castelli» dell’Azienda per il turismo (Apt) della Val di Non, nato nel 2017 e attraverso il quale i castelli più famosi e affascinanti della valle (Castel Valer, Castel Nanno, Castel Coredo, Castel Belasi e Castel Thun) sono stati messi in rete tra di loro. Il progetto ha riscosso un notevole successo a livello turistico: oggi ogni maniero, ciascuno con le sue caratteristiche, rappresenta una vera e propria «star» del territorio, grazie a un ricco programma di eventi e attività organizzate dall’Apt.
Com’è nata l’idea di questo progetto?
«Fin dal principio l’obiettivo del progetto era presentare la Val di Non come valle dei castelli. Il turista sceglie il nostro territorio anche perché offre la possibilità di entrare nel vivo della storia, visitando e scoprendo le ricchezze e le numerose sfaccettature che caratterizzano il nostro territorio. In questo senso, l’idea era, ed è tutt’ora, trasmettere e infondere, attraverso il tempo passato e la vita presente dei castelli, lo spirito della Val di Non».
Quando è partito il progetto?
«Nel 2017, quando l’Apt ha deciso di trattare, con l’allora proprietario di Castel Valer, l’apertura di questa struttura al pubblico. Negli anni successivi si sono poi aggiunti Castel Nanno, Castel Coredo e Castel Belasi e successivamente Castel Thun, già di proprietà della Provincia dal 1992. L’Apt si è assunta poi il compito, l’onere e l’onore di formare le guide, organizzare e promuovere le visite di questi castelli, gestendo vari momenti esperienziali, tra cultura, svago e scoperta di questi testimoni del passato, ognuno con una propria identità e unicità».
A proposito di Castel Valer, quale sarà il futuro di questo maniero dopo l’annunciato acquisto da parte della Provincia?
«Non si conoscono ancora i tempi esatti, ma sicuramente sarà acquistato entro l’anno. Attualmente è della famiglia Spaur, con la quale abbiamo un accordo di gestione delle visite fino al 31 dicembre. Continueremo su questa linea anche quando sarà in mano alla Provincia».
Avete deciso di prolungare l’apertura di tutti i castelli fino al 31 dicembre?
«Sì, quest’anno il Progetto castelli si è allargato nei tempi: di solito iniziava nel periodo pasquale, concludendosi il primo novembre, da quest’anno invece si resterà aperti fino al 31 dicembre, nella prospettiva comunque di un’apertura annuale».
Quindi un progetto in crescita dal punto di vista dell’importanza turistica?
«Sì, il progetto è in continua crescita e i riscontri positivi, da parte di turisti profondamente entusiasti dell’iniziativa, sono numerosi. Al visitatore, una volta terminata l’esperienza, viene inviato un modulo utile a rilasciare un commento o un’opinione rispetto alla giornata trascorsa in queste aree storiche. Da queste indagini risulta che la nostra valle è apprezzata per i castelli, uniti in un’unica rete e soprattutto per il fatto che il progetto ne abbia consentito l’accesso, valorizzandoli con eventi e attività per adulti e bambini».
I castelli della rete sono già tutti aperti e visitabili?
«Sì, sono tutti aperti, secondo un calendario consultabile sul nostro sito web ufficiale. In questo periodo dell’anno, durante i fine settimana, sono organizzate le tipiche visite, ma a partire dal mese di luglio le giornate, e quindi le esperienze come per esempio i pic-nic sui prati del giardino di Castel Nanno, si moltiplicheranno».
Il prossimo evento in programma?
«Sabato a Castel Nanno ci sarà “Incastelliamoci”, una giornata di arte, storia, musica, teatro e danza. Si tratta di un evento importante perché inaugura la stagione estiva. Castel Nanno nasce come luogo di danza e svago, quindi per noi è altrettanto importante riprendere questa tradizione, facendo rivivere il castello come era al tempo dei Madruzzo».