In tribunale

domenica 28 Maggio, 2023

La foto del cappio via messaggio, poi la corda stretta al collo dell’ex moglie

di

Non accettava la fine del matrimonio, quarantenne noneso a processo per tentato omicidio. La Procura: «Era premeditato». L'agguato alla donna sul posto di lavoro, portando anche dell'acido muriatico

Gliel’aveva promessa alla moglie che voleva separarsi da lui. L’aveva messa in guardia su quello che rischiava se lo avesse lasciato, se non avesse tenuto in piedi il matrimonio. Le aveva mandato un inquietante messaggio, nel cuore della notte, ad agosto scorso, a poche ore dall’annuncio della prossima separazione che proprio non voleva accettare: l’inquietante foto di una corda con cappio, appoggiata al tavolo della cucina. E la richiesta di tornare da lui. Una sorta di avvertimento. A distanza di tre mesi quasi esatti una corda, l’uomo, l’ha usata davvero contro l’ormai ex compagna che nel frattempo aveva lasciato casa e che, diceva in giro, «mi ha rovinato la vita». L’aveva raggiunta al lavoro, nella zona di Borgo d’Anaunia. Aveva atteso che fosse sola in ufficio e, chiedendole di fare uno sforzo e riallacciare la relazione, le aveva stretto la corda al collo, tanto da impedirle quasi di respirare, da farla diventare cianotica. Circostanza di cui lo stesso aveva poi scritto agli amici, riferendo di come le labbra dell’ex si erano colorate di viola «Bastava ancora un minuto, mezzo minuto, e sarebbe andata…». Ma la vittima, appena la presa si era allentata, seppure di poco, seppure ancora vincolata da quel cappio, era riuscita a trascinarsi verso una porta finestra da dove era riuscita ad emettere un urlo disperato. Per chiedere aiuto. Grida avvertite da un muratore impegnato in un vicino cantiere: il suo salvatore.
Emergono nuovi, inquietanti particolari, dalla ricostruzione fatta dagli inquirenti sui fatti (appunto contestati) che in estate vedranno a processo un quarantenne noneso, arrestato a novembre 2022 dai carabinieri della compagnia di Cles su ordinanza di custodia cautelare. Nel frattempo scarcerato e ristretto ai domiciliari.
Le minacce: «Uccido tutti»
Pesanti le contestazioni formalizzate nei suoi confronti dal sostituto procuratore Patrizia Foiera, che lo ha voluto subito a processo: la titolare dell’inchiesta aveva infatti sollecitato per lui il giudizio immediato (che prevede di saltare il passaggio dell’udienza preliminare). Le accuse dalle quali l’uomo dovrà difendersi (assistito dagli avvocati Andrea de Bertolini e Giovanni Rambaldi) sono diverse: la più grave quella di tentato omicidio aggravato, anche dalla premeditazione e dal legame con la vittima. Per l’accusa l’imputato aveva condiviso anche con altri, tra cui persone vicine all’ex, le sue atroci intenzioni, pronto a fare una strage, a recuperare una pistola per «uccidere tutti dal primo all’ultimo una notte» e poi suicidarsi, aveva fatto sapere.
Segni sul corpo, ansia e terrore
La Procura gli contesta anche le lesioni aggravate visto che quel tentato strangolamento aveva lasciato i segni, le ecchimosi, sul corpo dell’ex moglie che allora ne aveva avuto per sette giorni stando al referto medico. Ma la titolare del fascicolo ha tenuto conto anche dello stato di ansia e terrore che aveva tolto il sonno alla vittima e che l’aveva portata a modificare le sue abitudini, e pure a chiedere aiuto a professionisti. Uno stato di inquietudine che ancora persiste nella donna che, assistita dall’avvocato Nicola Zilio, potrà costituirsi parte civile a processo. L’ulteriore reato da cui si dovrà difendere il noneso è appunto quello di stalking: all’ex che per settimane avrebbe tempestato di messaggi, tra tentativi di ricucire e minacce di farle del male, ma anche ad altre persone a lei vicine, per far sapere loro cosa era pronto a fare.
Il «kit» con corde e acido muriatico
Altra imputazione quella di porto di oggetti atti ad offendere aggravato. I carabinieri, quel 25 novembre scorso, nello zaino che il quarantenne si era portato al seguito per compiere l’agguato alla madre dei suoi figli avevano trovato un coltello da cucina con lama di oltre venti centimetri, una bottiglia di acido muriatico e una seconda di liquido infiammabile, e ancora un accendino, dello spray urticante, un paio di manette e addirittura due corde, di un metro e mezzo e di quasi tre, oltre a una prolunga elettrica. Tutto materiale che, da quanto trapela, l’uomo aveva annotato scrupolosamente in un foglio. Scritto, questo, finito a sua volta sotto sequestro.