domande e risposte

martedì 30 Maggio, 2023

Orso, cattura o abbattimento? E le aggressioni erano prevedibili? Tutte le risposte del Parco Adamello Brenta

di

Tutto quello che c'è da sapere sui plantigradi, sul progetto Life Ursus e sulle strategie per la convivenza

Quali sono i motivi per i quali è importante che l’orso viva sulle montagne del Trentino?
«• È una specie autoctona
• è specie particolarmente protetta a livello nazionale ed europeo (Lp 24/91; L 157/92; DPR 357/97)
• ha valore storico – culturale
• è un indicatore biologico: la sua presenza è indice di un buon livello di naturalità
• è una specie “ombrello”: la sua conservazione è un fattore chiave per la conservazione di ampie aree geografiche importanti per altre componenti ambientali
• è un “marchio” di qualità ambientale
• ha valore emotivo: la presenza dell’orso è importante anche per quanto ancora può dare al pensiero, alla fantasia e all’immaginazione dell’uomo»
Quale era il numero massimo di orsi previsti come obiettivo del Life Ursus?
«Il progetto non prevedeva un numero massimo di orsi, ma un numero minimo da raggiungere come obiettivo (40-60)
individuato come Minima Popolazione Vitale, un concetto conservazionistico che descrive una popolazione animale in grado di andare verso il futuro senza nuovi interventi di ripopolamento da parte dell’uomo».

Lo sviluppo numerico della popolazione degli orsi in Trentino è da considerarsi anormale?
«No. Lo studio di fattibilità realizzato da ISPRA (allora INFS) su commissione del Parco nel 1998 (poi pubblicato nel 2000) ipotizza crescite simili a quelle che si sono verificate».
Ci si aspettava la possibilità che un orso aggredisse o uccidesse una persona?
«La possibilità che un orso aggredisse una persona, anche con esiti gravi, era prevista dallo studio di fattibilità realizzato nel 1998 e posto alla base della richiesta di tutti i permessi ottenuti per liberare gli orsi. Il fatto che potesse uccidere era evidente anche dopo l’aggressione drammatica del 2015 vicino a Cadine, nel contesto della quale il runner aggredito si è salvato ma subendo ferite al limite del mortale».
Chi ha voluto la reintroduzione degli orsi?
«La reintroduzione è stata voluta dalle genti trentine. Il progetto ha preso vita dalla giunta esecutiva del Parco e successivamente dal comitato di gestione, organismi costituiti da rappresentanti dei nostri comuni. Successivamente è stato approvato dall’osservatorio
faunistico e dal comitato faunistico provinciale, organismo nel quale erano presenti i rappresentanti delle associazioni interessate alla fauna e rappresentative del territorio trentino. Il progetto è stato poi “costruito” con il contributo economico dell’Unione Europea e l’appoggio dei servizi forestali della Pat e dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (oggi ISPRA). Prima del rilascio sono stati poi
ottenuti i permessi di tre ministeri e alcune commissioni correlate alla loro attività».                                                                                      Quale è la posizione del Parco sugli orsi problematici?
«Secondo il Parco gli orsi problematici devono essere sottratti alla vita libera. Pur nella consapevolezza che gli orsi sono animali dotati di sensibilità e rispetto per le persone che soffrono per la vita dei singoli animali, il Parco focalizza prioritariamente l’attenzione sulla popolazione degli orsi prima che sui singoli individui. In questo contesto, si è convinti che la rimozione di un orso problematico sia un evento negativo per l’animale, ma possa tradursi in un vantaggio per la popolazione soprattutto per il grado di accettazione accordato
dall’uomo, condizione sine qua non per la tutela della specie nel lungo periodo.
Per quanto riguarda più in particolare gli orsi pericolosi, eccessivamente confidenti o che si sono resi protagonisti di aggressioni, l’opinione del Parco è che debbano essere rimossi prontamente per salvaguardare la salute della gente, concetto prioritario rispetto a
qualsiasi considerazione zoologica. Da evidenziare che tale opinione è in linea con tutti gli strumenti tecnici attualmente a disposizione».                                                                                                                                                                                                                    Meglio la cattura o l’abbattimento?
«La rimozione di un orso (sottrazione alla vita libera) può essere effettuata attraverso il suo abbattimento o la cattura e la detenzione a vita in un recinto. Da un punto di vista pratico per la conservazione della popolazione a vita libera, l’abbattimento o la captivazione hanno lo stesso valore. Da un punto di vista etico la decisone trascende le indicazioni gestionali dei tecnici e del Parco. Da un punto di vista pratico l’abbattimento appare come la soluzione migliore per la sicurezza del personale addetto alle eventuali catture, per la rapidità dell’esecuzione rispetto ai tentativi di cattura, per i costi più bassi legati anche al mantenimento successivo degli orsi in recinto e per il fatto che non sono disponibili recinti a sufficienza per detenere tutti gli orsi problematici che si dovessero riscontrare sul territorio nei prossimi decenni. Questo anche considerando che in cattività gli orsi possono superare i 40 anni di vita».                  Quali ricadute ha l’orso sull’economia delle valli del Parco basata sul turismo?
«I detrattori del progetto hanno alternativamente sostenuto che gli orsi erano stati reintrodotti per fini turistici o che
la reintroduzione faceva danni al turismo. La realtà è che le finalità turistiche non sono state contemplate tra le
motivazioni che hanno spinto il Parco a tutelare gli orsi e che il loro arrivo non ha spostato fino ad oggi i flussi
turistici né in una direzione né nell’altra. La situazione che si è venuta a creare dopo l’aggressione mortale potrà essere valutata solo a posteriori e non prima della prossima stagione turistica estiva».                                                                                                                              Come comportarsi nel caso di un incontro con un orso?
«L’orso è un animale dall’indole pacifica che solo in casi molto rari e particolari può essere pericoloso per l’uomo. Per questo motivo è una cosa utile conoscere alcune semplici “regole di convivenza”:
• non attirare (adescare) l’orso fornendogli del cibo con l’intento di vederlo o fotografarlo;
• non lasciare cibo o rifiuti organici a disposizione dell’orso. In particolare nelle case da monte e le abitazioni collocate alla periferia dei paesi, in prossimità del bosco, è utile una gestione dei rifiuti che diminuisca la possibilità che gli orsi si avvicinino.
• non avvicinarsi nel caso di un avvistamento a distanza nel contesto del quale l’orso non si è accorto della nostra presenza; nel caso in cui l’orso si sia accorto della nostra presenza non si deve cercare nessun tipo di interazione con lui e ci si deve allontanare lentamente;
• in caso di incontro ravvicinato, ovvero a pochi nei nostri confronti, che si tratti di aggressività o di semplice osservazione continuata, mostrarsi sottomessi (atteggiamento passivo) abbassando lo sguardo, “facendoci piccoli”. Nei casi più difficili coricarsi a terra a pancia in giù, possibilmente proteggendosi il capo con uno zaino o qualsiasi altro oggetto a disposizione;
• tenere i cani al guinzaglio e non difenderli mai mettendoci come ostacolo tra il cane e l’orso. Su questo importante tema il Parco tornerà a breve con un ampio testo dedicato».
Quando un orso è pericoloso? Che fare?
«Può sembrare paradossale ma gli orsi che tanto spaventano numerose persone, sono pericolosi solo quando hanno paura dell’uomo. Per questo motivo, oltre alle semplici regole di comportamento che si possono trovare su opuscoli, cartelloni e siti web, è di estrema utilità pensare che gli orsi non debbano essere spaventati. Nel caso di un incontro a breve distanza, il nostro comportamento dovrebbe essere sempre legato al tentativo di fare capire all’orso che noi non siamo una fonte di pericolo. A tal proposito si ricordi che l’orso è un animale dotato di notevoli capacità di interpretazione delle situazioni e a volte basta una semplice postura del corpo per lasciare
loro intendere che non abbiamo intenzioni violente nei suoi confronti e portarlo ad abbandonare il luogo dell’incontro senza che si creino problemi. A titolo di esempio si pensi che nel caso in cui ci si trovi vicino ad un orso che si è accorto di noi può essere opportuno abbassare lo sguardo, incurvare le spalle, abbassare la testa e girarci molto lentamente facendoci più piccoli. In questo caso l’orso può riconoscerci come degli esseri non dominanti che rifiutano il conflitto e lasciarci andare via senza interagire. In altre occasioni può essere consigliabile anche sdraiarsi a terra, se possibile con uno zaino sopra la testa e aspettare che l’orso, comprendendo le nostre intenzioni, abbandoni l’area. È chiaro che agire in questo modo necessita calma, sangue freddo e attitudine, ma è altrettanto chiaro che nei casi più difficili può evitare una risposta violenta da parte dell’orso».                                                          Cosa mangiano gli orsi?
«Sono animali onnivori, con una spiccata preferenza per gli alimenti di origine vegetale. Pur non essendo un vero e proprio predatore, occasionalmente si ciba di carne, consumando preferibilmente animali trovati già morti».                                                                              Lo spray al peperoncino può essere utile?
«Lo spray può essere utile, ma il Parco, consapevole dei possibili risvolti negativi, si è espresso negativamente nelle osservazioni alla bozza del piano faunistico provinciale realizzata nel 2023, lasciando aperta l’ipotesi di un utilizzo da parte dei soli agenti Forestali.
Per le persone che normalmente frequentano il bosco lo spray antiorso rimane sconsigliato oltre che, fino ad oggi, proibito per legge».  Quali sono i segni che l’orso lascia sul territorio?
«Le impronte, in cui sono riconoscibili le 5 dita (anteriore: 10-15 x 12-16 cm; posteriore: 11-14 x 19-24 cm); gli escrementi o fatte, masse di discrete dimensioni in cui sono riconoscibili gli alimenti ingeriti; i peli, , lunghi fino a 15 cm; ceppaie e formicai devastati e unghiate».