il dibattito
martedì 1 Novembre, 2022
di Redazione
«Quando si parla di Valdastico si tende sempre a utilizzare il binocolo rovesciato dell’ideologia: assolutamente favorevoli coloro che ne hanno fatto una bandiera dello sviluppo e del progresso ad ogni costo, dogmaticamente contrari quelli che, al contrario, intendono la difesa e la protezione dell’ambiente come baluardo inconciliabile con ogni richiesta proveniente dagli abitanti delle nostre vallate.»
Con una delibera proposta dal vicepresidente Mario Tonina la Giunta provinciale ha approvato in prima adozione la variante al Piano urbanistico provinciale (Pup) per “l’ambito di connessione Corridoio Est”, in corrispondenza con il quadrante sud orientale del Trentino. Una direzione chiara per andare a realizzare il collegamento autostradale con il Veneto, fin dalla sua genesi al centro di articolate discussioni.
Un progetto di questo tipo deve essere condiviso anche dalla popolazione e se è ben vero che la logica NIMBY porta a scagliarsi contro ogni opera pubblica, la proposta del PUP scontenta non solo le comunità dell’area in cui l’arteria stradale andrà a sbucare, ma pure quelle che da questa strada si aspettano un miglioramento delle loro condizioni, come la Bassa Valsugana.
La direzione indicata dalla Provincia è evidente e chiara. Ora si ha lo strumento necessario a più approfonditi progetti per la risoluzione del discusso collegamento con il Veneto.
Il Patt, aggiunge il comunicato, «si è sempre opposto all’uscita della Valdastico in Vallagarina e continuerà a farlo». L’invito rivolto alla giunta è a riprendere in mano la soluzione dell’uscita a Trento Sud. «Si dovranno sicuramente tenere in considerazione le problematiche della Vigolana, di Caldonazzo e di Mattarello, ma si garantirebbe un alleggerimento del traffico sulla SS47, l’eliminazione del rischio di sversamenti di inquinanti nel Lago di Caldonazzo e si garantirebbe quel collegamento con il Vicentino che potrebbe giovare ad alcune nostre aziende, portando perfino ad un rilancio dell’Interporto di Trento e ad un utilizzo maggiore dei treni nella tratta Nord-Sud», scrivono gli autonomisti.
«Ecco perché, di fronte al ritorno in auge del progetto di completamento del tratto trentino della A31, occorre forse iniziare a ragionare su questa tematica prendendo coscienza del problema effettivo in modo da adattarvi la risposta necessaria e non facendo il contrario come visto più volte negli ultimi decenni. Non a caso — sottolineano — il progetto resta al palo e non sembra impellente la partenza dei lavori. Il nodo centrale della questione riguarda il collegamento fra il Trentino e la Provincia di Vicenza e non la semplice costruzione dell’ennesima autostrada».
«Da un lato — sottolineano quelli del Patt — il fatto che i collegamenti con Vicenza e, in particolar modo, con Bassano esistono già tramite la statale della Valsugana e creano non pochi problemi agli abitanti della zona sia in termini di numero di veicoli transitanti, sia di inquinamento sia di adeguatezza e sicurezza della strada. L’eventuale nuova arteria che si vuole costruire deve avere come obiettivo specifico, per chi in Trentino si trova ad amministrare l’Autonomia, quello di dare una risposta efficace al problema dell’attraversamento della Valsugana, sempre più grave ed impellente e che non può più essere rimandato. Dall’altro, l’esigenza di dare risposta ad un altro eventuale bisogno (benchè finora non siano presentati dati e studi in tal senso): quello di dare sbocco alle aziende della Vallagarina verso il Vicentino, attraendo turisti verso l’Alto Garda. Non si fa cenno, tuttavia, al modo in cui il percorso ipotizzato potrebbe beneficiare una zona letteralmente soffocata dai gas di scarico come la Valsugana».
Infine il noto cruciale degli stessi vicentini che quelli del Patt ci tengono a rimarcare. «Gli industriali vicentini hanno dichiarato l’inutilità del progetto per i loro interessi. La loro presa di posizione, che costituisce una vera e propria tegola per i sostenitori del progetto con uscita a Rovereto Sud, dovrebbe far riflettere e non portare a tirare dritti per la propria strada. In primo luogo, perché un investimento di quell’entità (si parla di svariati miliardi di euro) per essere sostenibile deve necessariamente portare beneficio ad entrambi i territori coinvolti (quindi sia Trento che Vicenza), cosa che attualmente non sembra essere in grado di fare. In secondo luogo, deve essere ambientalmente sostenibile, limitando al minimo l’impatto sui territori, obiettivo che il progetto non sembra assolutamente perseguire, sia per quanto riguarda le falde acquifere (la sorgente delle Spino disseta letteralmente Rovereto e un buon numero di comuni lagarini) sia per i viadotti con cui andrà a distruggere i comuni del Leno. Altrimenti si abbia il coraggio di tornare indietro. Come Patt saremo sempre contrari ad ipotesi ideologiche e ci batteremo per il rispetto delle idee e della necessità delle nostre valli e dei loro abitanti».
L'inchiesta
di Tommaso Di Giannantonio
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