Approfondimenti
venerdì 2 Giugno, 2023
di Ali Raja Faizan, Alessandro Tomasi, Federico Pedron, Mattia Bronzetti, Riccardo Moser
Negli ultimi anni in Italia il tema delle dimissioni, delle pensioni e degli stipendi ha suscitato un grande interesse e dibattito pubblico. Le politiche di austerità adottate dal governo e la crisi economica che ha colpito il paese hanno avuto un impatto significativo sulla situazione lavorativa e previdenziale degli italiani. Ma quali sono i principali cambiamenti ? E quali i numeri del nostro Paese e del Trentino? Di seguito qualche risposta.
Boom dimissioni volontarie
Nel 2022 in Italia si è riscontrato un aspro aumento nel numero di dimissioni, raggiungendo gli 1.6 milioni, addirittura 300 mila in più rispetto al 2021. Questo fenomeno può essere collegato a quello della Great Resignation, con delle caratteristiche però riconducibili alle caratteristiche del mercato del lavoro italiano.
Le professioni che più sembrano aver preso parte a questo fenomeno sono tutte quelle che richiedono una specializzazione: ingegneri, informatici, chimici, architetti, medici.
Questa tendenza potrebbe essere stata causata dalle opportunità offerte dalla rapida ripresa dell’occupazione dopo la fine della pandemia.
La Fondazione Studi dei consulenti del lavoro ha condotto una ricerca e ha rilevato come il 35,1% dei soggetti esaminati abbia lasciato il proprio lavoro alla ricerca di una nuova occupazione con uno stipendio migliore, mentre il 49% desidera un lavoro con maggiore equilibrio con il proprio benessere personale.
Nel 2021 le dimissioni provenivano da professioni tecniche (+22,4%), professioni ad alta specializzazione (+19%) e laureati (+17,7%).
Stipendi bassi
Come riportato dal grafico realizzato dall’OCSE, tra il 2019-2020 in Italia c’è stato un calo del 5,7% dei salari medi annui, è stata una delle diminuzioni più significative degli ultimi 40 anni, tant’ è che i salari italiani sono tornati vicino ai livelli dei 1996.
Sempre secondo i dati raccolti dall’OCSE a partire dal 1990 l’Italia risulta essere l’unico paese dell’UE in cui gli stipendi sono diminuiti.
Oltre all’abbassamento dei salari un’altro dato preoccupante riguarda il Gender pay gap ovvero la differenza nelle retribuzioni tra uomini e donne. Infatti secondo i dati ISTAT in Italia nel 2021 la differenza tra gli uomini e le donne risulta essere del 25% nei lavori privati e del 17% nei lavori pubblici. Questi divario può arrivare fino al 43% con l’aumento del prestigio della posizione di lavoro.
Tuttavia, la situazione degli stipendi in Italia varia notevolmente da regione a regione. Secondo i dati ISTAT del 2021, le regioni con gli stipendi medi più elevati sono il Trentino Alto Adige (28.193 euro), la Lombardia (27.270 euro) e l’Emilia Romagna (26.563 euro), mentre quelle con gli stipendi medi più bassi sono la Calabria (16.264 euro), la Sicilia (17.466 euro) e la Campania (17.788 euro).
Inoltre, la differenza salariale tra nord e sud Italia è evidente, con il sud che registra una media salariale inferiore del 29,3% rispetto al nord. Anche all’interno delle singole regioni, ci sono grandi differenze tra le città e le zone rurali.
Questo divario salariale tra le diverse regioni del paese è uno dei principali problemi che il governo italiano deve affrontare per garantire un’equa distribuzione delle risorse e ridurre le disuguaglianze economiche.
Pensioni e disparità
Mercato del lavoro (instabile) e pensioni sono strettamente connessi. Secondo i dati dell’INPS del 2021, il tasso di pensioni erogate in Italia è diminuito del 2,4% rispetto all’anno precedente. Inoltre, il deficit previdenziale è aumentato a causa della riduzione delle entrate fiscali e della diminuzione delle contribuzioni dei lavoratori.
Anche le pensioni in Italia mostrano un divario tra nord e sud, con le regioni del sud che presentano una media pensionistica inferiore rispetto a quelle del nord. Secondo i dati del Ministero del Lavoro, l’importo medio della pensione nel 2020 è stato di €1.269, con le regioni del Trentino Alto Adige e della Lombardia che presentano le pensioni medie più elevate (rispettivamente €1.537 e €1.519) e le regioni del sud che presentano le pensioni medie più basse (la Calabria con €1.023 e la Sicilia con €1.062).
Più specificamente in Trentino Alto Adige è presente una differenza tra le due province, con una pensione media maschile di €1916 al mese in Trentino e €1661 in Alto Adige. La disuguaglianza tra i generi è influente anche nel campo delle pensioni, con una pensione media femminile di poco più di €800 per entrambe le regioni.
Questi dati evidenziano la necessità di riformare il sistema pensionistico italiano per garantire un’equa distribuzione delle risorse e ridurre le disuguaglianze economiche tra le diverse regioni del paese.
sport
di Redazione
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