il reportage
domenica 11 Giugno, 2023
di Simone Casciano
Il viaggio nella notte e nella movida di Trento comincia dal parco Santa Chiara. Sono le 22.30 di venerdì e si è appena concluso «Tutti al Santa» uno degli eventi del programma di Trento Aperta. Sedie a sdraio, stand per mangiare, il palco con la musica e tante luci danno l’impressione di trovarsi in un lido balneare nel centro di Trento. Finito l’evento ci spostiamo in città. Ad accompagnarci in questo viaggio c’è anche la consigliera comunale con delega alla socialità notturna Giulia Casonato che da ormai quasi due anni porta avanti un percorso partecipato per trovare il giusto equilibrio tra le esigenze delle tante anime della notte. Al parco delle Albere intanto è in corso la festa degli studenti del liceo. La musica si fa sentire molti giovani ballano, altri preferiscono riunirsi in gruppo sul prato. La prima tappa passa dall’Uva e menta, uno dei locali più affermati del centro città con la sua offerta di birre artigianali e concerti. Sono circa le 23, tante le persone sedute nei tavolini all’aperto, i baristi volano da un tavolo all’altro portando bevande e recuperando i bicchieri vuoti. Poco distante, in piazza Garzetti, un gruppo di ragazzi e ragazze più giovani parlano e scherzano riuniti in un cerchio, hanno l’aria serena di chi ha appena salutato la scuola e ha davanti 3 mesi per esplorare il mondo e sé stessi. «È un esempio di come esistano diversi tipi di movida – osserva Giulia Casonato – Il nostro compito è renderli tutti accessibili. Spesso viene bollata male la socialità che vive nelle strade o nelle piazze, quella che esiste in una dimensione gratuita, ma perché? C’è chi non può permettersi il locale, ma ha comunque diritto a fare incontri».
Sono le 23.15 ci dirigiamo verso la Bookique. Per arrivarci passiamo dalla rinnovata piazza Mostra. Uno scintillante deserto di architettura contemporanea. L’intervento ha liberato la piazza rendendola più ariosa, ma mettendo anche in mostra quanto, al momento, sia vuota, nonostante l’impegno dei due locali della zona. «Come Comune possiamo organizzare qualche evento per dimostrare le potenzialità di uno spazio – commenta Casonato – Poi l’augurio è che anche i privati ci credano».
Al nostro arrivo in Bookique ci accoglie la voce di Loretta Goggi: «Che importa se, per innamorarsi basta un’ora». È appena terminato un evento del festival di poesia performativa Poè, organizzato all’interno del patto realizzato dalle associazioni per rilanciare il parco di San Martino e alla fine è scattato un karaoke improvvisato. Gli organizzatori stilano velocemente una scaletta dei pezzi: Battisti, Tiziano Ferro, Nada. Un bambino balla, sono le 23.40 e la notte è ancora sua. «Come due anni fa siamo stati i primi ad andare in piazza Dante così ora siamo venuti alla Predara – spiega Alberto Baggio dell’associazione Trento Poetry Slam – Siamo convinti che con il nostro festival possiamo contribuire a rilanciare luoghi percepiti come problematici, mostrandone invece le potenzialità». Tra gli eventi sul territorio e l’impegno nel vicino Café de la Paix, Baggio da tempo si occupa della Trento di notte. «La movida è espressione di una componente importantissima della nostra comunità. Mi sembra che stiano venendo al pettine i problemi dovuti all’idea che ci siano diritti prevalenti su quelli di altri. La movida va legittimata invece di definirla sempre e comunque degrado. Le nostre azioni, che rendono viva e vivibile la città, dovrebbero essere compensate da una maggiore tolleranza sui tempi degli eventi. Poi c’è un problema di burocrazia che richiede salti mortali alle persone per organizzare gli eventi». Ci giriamo e torniamo verso il centro, risalendo via Suffragio incontriamo una scena curiosa. Alla nostra destra i tavolini con narghilè dello Shisha Bar a destra i cicchetti veneziani della Quinta del sordo. «Questa delega è nata con l’obiettivo di coniugare le esigenze di residenti, esercenti e studenti – racconta Giulia Casonato – In questi due anni mi sono resa conto che se ne sono aggiunti altri due. Dare risposta al bisogno di socialità di tutti, diventato ancora più pressante dopo la pandemia, e sfruttare le dinamiche dell’economia notturna per migliorare il benessere di tutti». È mezzanotte passata e siamo arrivati in piazza santa Maria Maddalena. I due locali della zona, Matrix e Scaletta, possono rimanere aperti ancora mezz’ora, secondo la nuova ordinanza del sindaco. Fuori nella piazza un centinaio di persone e forse più. Studenti liceali, ma anche universitari. «Quando siamo arrivati a Trento nell’autunno del 2021 la Scaletta è diventata presto il nostro punto di riferimento», ci raccontano Luca e Matteo due studenti pugliesi al secondo anno di università. «Non conoscendo nessuno qui è dove abbiamo fatto incontri, dove abbiamo costruito i nostri gruppi di amici». Lo stesso fenomeno che probabilmente spinge molti giovani a frequentare questo spazio. Giuseppe, un loro amico più grande, è più smaliziato rispetto alla movida trentina. «I locali ci sono, ma manca qualità nell’offerta. Non ci sono posti dove andare a ballare, poca musica e pochi dj set». La mezzanotte è passata, la movida continua, ma se uno ora avesse bisogno dei mezzi pubblici non li troverebbe. «Questo è un problema – commenta Casonato – servono servizi notturni per collegare le zone periferiche al centro della città. Io ho un sogno: rendere vivo il parco di Gocciadoro. Sarebbe un posto perfetto per degli eventi serali». Ci spostiamo in via Calepina, un’altra delle zone centrali della movida trentina. Tanti giovani sono seduti ai tavoli dei locali, L’angolo dei 33 e il Fiorentina, chi non ha trovato posto rimane in piedi o si accomoda per terra. È quasi l’una, un ragazzo in fila al bancone del bar sembra spazientito. «Sono uscito poco fa dall’aula studio – spiega – Volevo almeno riuscire a bere una cosa con gli amici prima di andare a casa». Gli studenti sono fatti anche così. C’è chi si sveglia alle 7 del mattino e resta sui libri fino al pomeriggio, ma anche chi comincia dopo pranzo e tira lungo fino a notte. «La movida non è un discorso di alcol è un tema di socialità – dice Casonato – Trovo assurdo come ci si preoccupi della salute mentale dei giovani e poi contemporaneamente si faccia la lotta a momenti come questo che sono parte integrante della salute mentale delle persone». Salutiamo Giulia Casonato e facciamo un ultimo salto in zona santa Maria Maddalena. Il Matrix e la Scaletta sono chiusi ma nella piazza rimangono ancora alcuni gruppi di giovani. Non sono silenziosi certo, ma nemmeno ci sono casse accese o musica ad alto volume. Ci spostiamo e torniamo verso il centro, alcuni locali sono ancora aperti con le persone sedute ai tavolini. Viene da chiedersi quale sia la differenza tra i primi e i secondi. Solo il fatto di essere seduti in terra e non in un plateatico?
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