Il caso
mercoledì 14 Giugno, 2023
di Anna Tamiello
Il campanello d’allarme sul problema migranti, che in verità non ha mai smesso di suonare, squilla di nuovo per denunciare la mancanza di strutture per servizi di accoglienza ai migranti sul territorio. Stavolta si fa avanti la Rete italiano a proiettare un preoccupante quadro sulle lacune istituzionali riguardanti il servizio di supporto all’apprendimento della lingua italiana per persone straniere (caso specifico particolarmente rappresentativo della situazione generale in cui versano tutti gli enti che si occupano del settore). Mancano aule in cui svolgere i corsi di italiano per i migranti, questa la denuncia: voragine che preclude a molte persone il diritto all’istruzione. La rete è un insieme di enti e associazioni che si è plasmato nel 2018 a «seguito della cancellazione di servizi primari per i richiedenti asilo, decisa dalla Giunta Provinciale, dopo l’emanazione del Decreto-legge Sicurezza 132/2018», firmato dall’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini, generando una stretta sui servizi messi a disposizione dei migranti. Deresponsabilizzate le istituzioni, la cura verso le vittime del fenomeno dell’emigrazione è passata nelle mani di realtà attive, private e autoorganizzate, come la Rete italiano. Nonostante l’impegno delle associazioni la situazione sembra destinata a peggiorare ulteriormente. «Il vuoto istituzionale sarà ancora maggiore vista la recente entrata in vigore della conversione in legge (50/2023 del 5 maggio 2023) del cosiddetto Decreto Cutro – scrivono in una nota le associazioni – Che nuovamente cancella, oltre ad altri servizi, anche quello dedicato all’apprendimento della lingua italiana». Tutto questo in un quadro preoccupante se si guardano ai numeri degli arrivi in Trentino forniti dal centro Astalli: si stima che vengano lasciate senza tetto circa trecento persone (dei mille posti richiesti ne sono garantiti soltanto settecento). La Rete italiano si impegna nel servizio di alfabetizzazione degli immigrati offrendo corsi di lingua. Svolge un compito che, rivolto anche a categorie che non sarebbero contemplate sul piano istituzionale come le donne e i non-rifugiati, registra la partecipazione di sessanta persone ai corsi serali de Il Gioco degli Specchi, trenta ai corsi dedicati alle donne, cinquanta a Liberalaparola e presso la scuola Penny Wirton, venticinque ai corsi di Oratorio di Sant’Antonio, Associazione A.M.A. Auto Mutuo Aiuto e Casa Padre Angelo. Un impegno gravoso e spesso sostenuto con poco supporto per le associazioni da parte degli enti pubblici. Per questo motivo la rete richiede un sostegno economico ma soprattutto uno in termini di spazi per le attività, in un momento in cui il fenomeno migratorio non sembra accennare alcuna tregua. E l’assenza di qualsiasi risposta da parte della giunta preoccupa. Particolarmente complessa la situazione del Gioco degli specchi e delle sessanta persone assistite dall’associazione «in seguito allo spostamento del gruppo ACI nel palazzo di Via Lunelli che ospita anche il Cinformi», infatti è stata «tolta la possibilità di utilizzare le aule del primo piano al Gioco degli Specchi, lasciando così una sessantina di persone prive di un riferimento essenziale per il proprio percorso di integrazione». Nonostante i tentativi di contattare il Comune di Trento e la Provincia non ci sono state risposte. «Per questi motivi chiediamo alle istituzioni trentine e a tutti gli enti privati che vogliano supportare le realtà della Rete di aiutarci a trovare una sede idonea al prosieguo delle nostre attività, in modo da non abbandonare le persone che frequentano i nostri corsi – concludono le associazioni – Alla vigilia dell’anno in cui Trento diventerà ufficialmente Capitale Europea del Volontariato ci auguriamo che queste nostre richieste non rimangano inascoltate».
politica
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È iniziato il conto alla rovescia per le prossime elezioni amministrative e con esso il toto nomi. Incertezze nel centrodestra arcense. Nel capoluogo Trentino le idee sono più chiare