La Giostra
giovedì 3 Novembre, 2022
di Maddalena Rosatti
Mercoledì 19 ottobre l’Europa ha voluto assegnare un premio importante alla popolazione dell’Ucraina. Questo premio, che si chiama Premio Sacharov, viene dato ogni anno, dal 1988, a una persona o a un gruppo di persone che si sono battuti per i diritti umani e la libertà. Il premio infatti si chiama così perché è dedicato proprio a un signore, Andrej Sacharov, che ha passato la vita a difendere i diritti delle persone nel suo Paese, protestando contro chi governava e per questo venendo anche perseguitato e arrestato.
Ma come mai si è voluto dare questo premio proprio al «coraggioso popolo ucraino»? Certamente saprai che in Ucraina in questo momento si sta combattendo una guerra. Questa guerra è cominciata il 24 febbraio quando i soldati russi sono entrati in Ucraina invadendo il suo territorio. E come mai? Se guardi sulla cartina geografica puoi vedere che la Russia e l’Ucraina sono due Stati vicini. In Ucraina, al confine, c’è una regione in cui una parte di popolazione parla la lingua russa, guarda la televisione in russo, tifa per le squadre russe, ecc. La Russia ha deciso di volersi prendere questo territorio con la forza dicendo di voler «aiutare» questa parte di popolazione che si sente russa. Inoltre l’Ucraina è uno Stato «amico» di Usa ed Europa (e degli Stati che la compongono tra cui Italia, Francia, Germania, ecc.); la Russia non è per nulla contenta di questo perché non ha ottimi rapporti con l’Europa né tantomeno con gli Stati Uniti. Così, da quel 24 febbraio, la guerra non si è mai fermata.
L’Europa fin dal primo momento ha ritenuto ingiustificata l’aggressione della Russia e si è schierata dalla parte dell’Ucraina aiutandola in molti modi.
Molti ucraini, per la loro sicurezza, hanno deciso di trasferirsi, almeno temporaneamente, in qualche altro Stato europeo. Anche in Italia sono arrivate molte persone, soprattutto donne con bambini; qui si sentono accolte, ma non vedono l’ora di poter tornare a casa. Eva, una bambina di otto anni, che viene da una città che si chiama Lviv, mi ha detto: «Secondo me la guerra potrà finire solo quando non ci sarà più il presidente russo e i russi se ne andranno. Quando la guerra sarà finita voglio tornare a casa ad abbracciare il nonno, i miei zii e i miei cugini».
La guerra non è terribile solo perché le persone possono essere ferite o uccise. La guerra non permette di vivere una vita libera; a volte si deve scappare e separarsi dai propri famigliari o amici; spesso non si può andare a scuola, non ci si può muovere come si vuole, a volte non si può lavorare. Alcuni edifici possono essere distrutti; a volte può mancare l’energia. Senza contare la distruzione dell’ambiente e del paesaggio.
Le guerre nel mondo sono davvero tante: ben 59! Ma questa in Ucraina ci ha colpito particolarmente. Da più di settant’anni in Europa si lavora per mantenere la pace, ma abbiamo imparato che la pace non è mai una cosa scontata; bisogna sempre continuare a cercarla e impegnarsi per ottenerla con il dialogo e con tutti i mezzi perché non si debba mai arrivare a utilizzare le armi. Il Premio Sacharov è andato al popolo ucraino proprio perché non sta combattendo solo per il suo territorio e la sua indipendenza, ma anche per difendere i valori in cui l’Europa crede: la libertà, il dialogo, il rispetto, la cooperazione, la ricchezza delle diversità, il benessere.