Il documento
giovedì 22 Giugno, 2023
di Simone Casciano
Il bypass ferroviario di Trento continua a fare discutere. Forse è inevitabile per un’opera dal costo così importante, 1,17 miliardi, e che avrà un impatto significativo sulla vita dei cittadini, almeno fino alla fine dei lavori previsti per il 2026. C’è fame di informazione e ci sono aspetti che preoccupano comitati, cittadini e rappresentanti. Il più pressante è sicuramente la caratterizzazione dei terreni delle aree inquinate Sloi e Carbochimica, c’è poi il tema dei rumori (del cantiere ma anche in futuro dei treni) e quello delle polveri, senza dimenticare che bisognerà vigilare sulle condizioni di lavoro in un cantiere così grande. Alcuni di questi quesiti li ha messi neri su bianco ieri sera il presidente della circoscrizione Centro Storico-Piedicastello Claudio Geat. Domande da rivolgere poi all’amministrazione comunale.
I tre quesiti
La prima domanda del presidente di circoscrizione riguarda la bonifica bellica. Inevitabile in un areale ferroviario in cui durante la Seconda guerra mondiale sono cadute tantissime bombe. I lavori al walther park di Bolzano ad esempio, anche in quel caso vicino alla zona della stazione, hanno già portato al rinvenimento di più ordigni bellici inesplosi. «Noi metal detector non ne abbiamo visti – dice Geat – E io il cantiere lo vedo tutti i giorni. Lì sono cadute duemila bombe, anche ne fossero esplose 1950 ne restano cinquanta sepolte. Ci sono poi residui di ferramenta e di vagoni. Chiediamo se la bonifica è stata fatta o meno. Il secondo dubbio riguarda sempre l’areale dello scalo Filzi. «La caratterizzazione dei terreni in quella zona è stata fatta? – chiede Geat – Sulle aree Sloi e Carbochimica sappiamo che è obbligatorio farlo e stiamo ancora attendendo ma bisogna farle anche lì». Geat cita un’indicazione della commissaria Firmi che richiamava all’opportunità di effettuare anche lì la caratterizzazione perché si tratta di un’area in cui a lungo sono circolate merci industriali. «Ancora analisi non ne sono state fatte e intanto sono stati visti camion uscire pieni di materiale» dice Geat. Il terzo quesito è relativo al rumore. «Tutti i mezzi in cantiere devono rispettare la normativa europea sui rumori – spiega Geat – Ma sappiamo che l’appaltatore può chiedere una deroga. Vogliamo sapere se i mezzi sono a norma o è stata chiesta la deroga».
Le risposte
Toccherà al Comune dare soddisfazione alle domande della circoscrizione. In verità però alcune risposte già ci sono. Andando per ordine sul tema della bonifica bellica si era espresso proprio martedì l’osservatorio per il bypass. «La bonifica bellica iniziata nella prima settimana di maggio è tutt’ora in corso sia nell’imbocco a nord che a sud come da cronoprogramma dei lavori» ha scritto il coordinatore Stefano Robol. Anche nel verbale dell’osservatorio del 6 giugno l’ingegnere Franzoi del comune di Trento, lamentando la difficoltà nelle comunicazioni con le persone, diceva proprio che «Il Piano di Bonifica Bellica, ad esempio, è iniziato da tre settimane ma nessuno lo sa». Geat vorrebbe sapere anche gli esiti di questa bonifica.
«Quelli però sono atti per cui va richiesto l’accesso», spiega Robol. Per quanto riguarda la caratterizzazione Robol fa una rassicurazione e una precisazione. «Appa è pronta ad andare a fare le analisi in contraddittorio con Rfi quando si faranno, l’agenzia lavora a garanzia dei cittadini.
Preciso poi che attualmente nel cantiere, per quello che sappiamo, non si sta scavando e quello che viene portato via è materiali frutto delle demolizioni. Lì movimentazione di terra ora non ce n’è. Bisogna non fare confusione con il vicino cantiere provinciale della Roggia». Infine sui rumori i lavori oggi sono effettivamente in deroga.
«Per le demolizioni viene sempre chiesta la deroga – spiega Robol – Sia agli orari che ai rumori. Siamo però riusciti ad ottenere che vengano utilizzate
le pinze invece dei martelli a percussione per ridurre suono e polveri».