Il report

giovedì 22 Giugno, 2023

Nonostante l’inflazione, cresce l’economia trentina: Pil a +4,1%

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I dati dell'Ispat relativi al 2022. In termini «reali» la crescita è dell'8,2%
Economia generica

Buone notizie per l’economia trentina. Nonostante un contesto macroeconomico non favorevole, soprattutto per gli anomali livelli di inflazione, è stata registrata una crescita del Pil intorno al 4,1 per cento e, in termini reali, 8,2 per cento. Una stima superiore di 4 decimi di punto rispetto alla crescita italiana. In termini di livello il Pil provinciale supera i 23 miliardi di euro, quasi 1,8 miliardi in più rispetto al 2019.

Lo rileva Ispat, l’Istituto di statistica della Provincia di Trento, che presenta la stima per il 2022 della dinamica dei principali aggregati economici per il Trentino. «Come a livello nazionale, anche l’economia trentina nel corso del 2022 è stata sostenuta in larga misura dai consumi delle famiglie e dagli investimenti – si legge nel report -. La vivacità dei consumi delle famiglie è stata favorita dal risparmio accumulato durante la pandemia: il tasso di risparmio è andato infatti via via affievolendosi e la crescita tendenziale dei depositi delle famiglie è tornata alle consuete intensità. Molto positivo pure l’apporto degli investimenti che incrementano in modo generalizzato ma spiccano per intensità nel settore delle costruzioni dove il numero delle ore lavorate cresce quasi del 9 per cento rispetto ai già elevati livelli registrati nel corso del 2021».

I sindacati: «Ora redistribuire»

Un dato che Cgil, Cisl e Uil del Trentino giudicano positivamente perché dimostra l’ottima capacità di ripresa dell’economia trentina in un contesto macroeconomico non semplice, caratterizzato dalla guerra, dall’aumento del costo delle materie prime e dei prodotti energetici e dunque dall’impennata dell’inflazione. A trainare il Pil soprattutto l’ottimo risultato del comparto turistico e del comparto dei servizi. In generale, scrive l’Ispat, la crescita è stata sostenuta dai consumi delle famiglie che hanno, però, visto ridimensionata la loro capacità di risparmio a causa dell’aumento dei prezzi di beni e servizi. “In questo quadro economico positivo non ci sono più alibi per non sostenere adeguatamente i redditi delle lavoratrici e dei lavoratori», dicono i segretari provinciali delle tre confederazioni, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.
Le tre sigle guardano a Piazza Dante, in vista della definizione della manovra di assestamento, che a brevissimo sarà presentata dalla Giunta. «Non ci sono più alibi per non mettere in campo una politica dei redditi che ridia fiato a lavoratori e pensionati. Con l’aumento del Pil è cresciuto anche il gettito nelle casse di Piazza Dante. Queste risorse devono essere finalizzate a sostenere famiglie investimenti produttivi, cioè moltiplicatori di ricchezza». In particolare i sindacati sollecitano un ruolo attivo della giunta Fugatti sul fronte dei rinnovi contrattuali «perché è ora che l’aumento della redditività si traduca anche in un aumento reale di retribuzioni sia nel pubblico sia nel privato per ridare potete d’acquisto alle famiglie». Allo stesso tempo Cgil Cisl Uil sollecitano l’esecutivo ad avere più coraggio sul fronte dell’adeguamento delle misure di sostegno all’inflazione. È di pochi giorni fa la scelta della Giunta altoatesina di adeguare gli incentivi per l’acquisto e la ristrutturazione della casa all’inflazione, con un aumento dei contributi del 15%. «Da noi nulla si è mosso sia sul fronte casa sia più in generale delle misure di sostegno, se si esclude un parziale e temporaneo adeguamento dell’assegno unico all’inflazione e il bonus bollette di 180 euro, speso solo per metà della somma stanziata», ribadiscono i tre segretari in attesa di conoscere le misure dell’assestamento.