venerdì 23 Giugno, 2023
di Benedetta Centin
«Sara, figlia tanto desiderata e così presto svanita e sottratta al nostro amore e alla nostra soddisfazione di averti vista crescere nella gioia e nella conquista dei traguardi che avevi tanto ambiti». Esordisce così Mirella Sintoni nella lettera alla figlia Sara Pedri, la ginecologa forlivese che oggi avrebbe compiuto 34 anni e che è scomparsa il 4 marzo 2021, dopo aver inviato le dimissioni all’azienda sanitaria di Trento per cui lavorava da pochi mesi, in un ambiente che aveva soffocato la sua voglia di vivere (la Procura di Trento solo poche settimane fa ha chiesto il processo per Saverio Tateo, ex primario dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara, e per la sua vice Liliana Mereu, per l’ipotesi di maltrattamenti in concorso).
Mamma Mirella riempie il foglio di pensieri ed emozioni in occasione del compleanno della sua ragazza, mai più ritrovata nonostante le continue ricerche nella zona del lago di Santa Giustina. «Di questi ultimi anni posso solo immaginare come e dove avresti vissuto, cosa avresti fatto, come saresti cambiata, quali altre mete avresti raggiunto, sempre di corsa — scrive la mamma che si pensava già alle prese con un nipotino — Immagino accanto a te l’amore intenso e profondo di un giovane e anche di un piccolo figlioletto che avrebbe fatto la tua gioia e anche la mia, di nonna già avanti negli anni». Mirella Sintoni, che dal 2021 è costretta a convivere con un grande dolore, riporta nero su bianco le sue emozioni, racconta di come viva di ricordi, di immagini, e del profumo della sua ragazza, che si premura di non far svanire. «Sara, anima libera, leggera e luminosa, è la terza ricorrenza del tuo silenzio — scrive ancora l’ex insegnante forlivese — quel silenzio che ti ha portata verso la libertà vera, volando tra le nuvole immersa in una luce diversa dove tutto è possibile, dove anch’io vorrei raggiungerti per liberarmi di questo macigno che grava senza interruzione sulla mia esistenza». E, ancora, si legge: «Questa mia esistenza vissuta tra due luoghi del cuore e del ricordo… la tua stanza, dove entro in punta di piedi per avvertire l’odore di te che è ancora e sempre inconfondibile e che temo possa svanire; così apro poco la finestra e sono gelosa che qualcuno possa aspirare il tuo profumo e portarmelo via».
Infine, l’appello accorato, per riuscire a mantenere quel legale: «Sara, mentre voli lassù oltre le nuvole, non dimenticarti di volgere lo sguardo verso di me e tutti i tuoi cari perennemente bisognosi di conforto e di coraggio per continuare ad andare avanti». Firmato: «La mamma».